Raimondo Lullo (1232-1316) è una figura essenziale nella storia del pensiero e della mistica, eppure il suo nome viene troppe volte trascurato a scapito di altri intellettuali certamente importanti, ma non più profondi.
Celebre soprattutto per l’arte della mnemotecnica, è quasi sempre ricordato per la suddetta, a danno di una poderosa mole di scritti teologici e filosofici. Tra le opere di maggior rilievo c’è il romanzo Blanquerna del 1283, al cui interno vi è un altro testo a parte, Il libro dell’amico e dell’amato. (https://www.monasterodibose.it/edizioni-qiqajon/il-libro-dell-amico-e-dell-amato).
Scritto per convertire musulmani ed ’eretici’, Il libro dell’amico e dell’amato propone al lettore il significato vero e più autentico dell’amore: non esclusivamente sentimento di uno verso l’altro, né pretesa di riconoscimento, ma soprattutto legame terzo che definisce i due partecipanti, fondendoli in un abbraccio assoluto. Se l’amico è l’uomo e l’amato è dio, nondimeno è la comunione trinitaria a predominare. Steso in catalano e pensato per incontrare l’amore del creatore ogni giorno, racchiude 357 massime, idee, emozioni per liberare la mente dalla trivialità della carne e contemplare il divino. “Errava l’amico desiderando l’amato. Incontrò due amici che si salutarono, si abbracciarono e si abbracciarono tra le lacrime dell’amore. E svenne, tanto fortemente i due amici gli ricordarono il suo amato (v. 59).
- Raimondo Lullo
L’ottima curatela di Federica D’Amato e la pregevole introduzione di Francesc Torralba Roselló arricchiscono il testo di un quadro storico necessario per capire appieno la bellezza dell’opera. Fondamentale per esempio è ricordare che Raimondo Lullo cerca dio in una vita travagliata, segnata da una struggente conversione e da incessanti spostamenti per raccontare ciò che un giorno gli apparve: l’amor Christi, profuso nella sua anima e riportato in questi magnifici versi senza tempo. Come sottolinea Torralba Roselló, “solo l’amore e la morte aprono le porte della casa dell’amato. L’amore è a metà del cammino tra la fede e la ragione (cfr. v. 333)”.
- Federica D’Amato
Un libro, come si può notare, intenso, fuori dagli schemi, e che ricorda – nella descrizione di quella scintilla divina che permane accesa sotto il velo di cenere della nostra quotidiana disillusione – un altro grande filosofo, le cui domande potrebbero essere pronunciate non solo da Lullo, ma da ognuno di noi:
’Quando considero la piccola durata della mia vita inghiottita nell’eternità che la precede e la segue, il piccolo spazio che occupo e anche quello che vedo perduto nell’infinita immensità degli spazi che ignoro e che mi ignorano, mi atterrisce e mi stupisco di vedermi qua piuttosto che là, perché io sia oggi piuttosto che allora. Chi mi ci ha messo? Per ordine e per opera di chi questo luogo e questo tempo sono destinati a me?’ (Blaise Pascal, Frammenti, 68).