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LA FATA DELLE NUVOLE O LA REGINA MAB

LAURE SURVILLE DE BALZAC
giovedì 9 giugno 2022 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Recensioni Libri


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Traduzione di Rosa Romano Toscani

Senza dubbio le molteplici capacità delle donne nei diversi campi dello scibile umano sono state represse e disconosciute attraverso i secoli, in particolare la loro creatività che si è espressa nel tempo in varie forme d’arte. Molto diffuso il fenomeno delle letterate costrette a celarsi dietro uno pseudonimo maschile per poter pubblicare le loro opere. Tale è il caso di Laure Surville de Balzac, sorella minore di Honoré de Balzac, autrice di diversi libri tra i quali La Fata delle Nuvole ò la Regina Mab- Racconti di famiglia, tradotto da Rosa Romano Toscani

Ci sembra giusto mettere in rilievo alcune parti della presentazione della casa Editrice Alpes Italia: “Nel corso del tempo l’opera di Laure Surville de Balzac (1800-1871), sorella minore di Honoré de Balzac e la sua figura sono cadute nell’oblio, così come è avvenuto per molte altre artiste la cui creatività è stata mutilata e sacrificata dagli stereotipi della società. In una lettera scritta a un’amica l’autrice affermava: “Mi chiedo perché non posso vivere come mi piace e realizzare i miei progetti”.(…). “La Fée des Nuages” è stato pubblicato a Parigi da G. Giraud nel 1854. Sono passati ben 166 anni, senza che si sia pensato di fare uscire dall’ombra questa scrittrice e di tradurre la sua produzione letteraria. Questa in italiano è la sua prima traduzione. Attraverso questo lavoro di “svelamento” vogliamo dare voce alle “dimenticate”, a quella Muse, che pur essendo figlie di Zeus vivevano ai piedi dell’Olimpo, ed erano considerate divinità minori, ma paradossalmente incarnavano la cultura musicale, poetica, artistica. Erano la memoria che si vestiva di storia, di astronomia, di commedia, di danza. Un po’ come questo romanzo. Ma la donna comunque nell’800, e forse ancora oggi, trova difficile una sua affermazione e un posto nella cultura. Dimostrazione di quanto detto, per non interferire con la produzione letteraria di Honoré, la povera Laure pubblicherà con uno pseudonimo maschile “Lelio”, usanza allora in voga e utilizzata anche dal fratello, occupandosi di letteratura per l’infanzia. Solo in seguito, dopo la morte di Balzac avvenuta nel 1851, adotterà dal 1854 il suo vero nome (…).Riteniamo che vi siano vari elementi per cui le sue opere meritino di essere riscoperte. Oltre agli aspetti interessanti dal punto di vista psicoanalitico, in particolare riguardo al rapporto personale con Honoré, ciò che emerge dalla lettura di Laure sono il suo considerevole talento creativo e il contributo che ha dato alla stesura della grande opera balzachiana”.

A quanto pare Laure dedicò la sua vita ad aiutare il fratello, con ricerche bibliografiche e documenti vari per valorizzarne le opere, suggerendo anche significative modifiche e sacrificando spesso la propria attitudine letteraria, come affermò Janita Helm-Floyd, nel suo testo “Women in the life of Balzac”.

“L’opera che presentiamo Fée des Nuages- come si legge nella suddetta presentazione- rappresenta una situazione di vita sperimentata anche dallo stesso Balzac. In tenera età, lo scrittore fu infatti allontanato dalla famiglia e mandato a balia in un paesino nei pressi di Tours, raggiunto quasi subito dalla giovane sorella. Quest’esperienza li ha uniti in un legame unico e indissolubile, rimasto tale per tutta la vita. Il romanzo riprende questa tematica biografica e la rielabora: nella figura della protagonista Eliane, Laure recupera il distacco traumatico dalla famiglia e il suo superamento grazie alla creazione fantastica di personaggi che possano aiutarla ad affrontare il trauma dell’abbandono. Il romanzo può essere letto secondo diverse angolature. Dal punto di vista psicologico come una fuga da una realtà angosciante per mezzo del sogno, della fantasia e del gioco; dal punto di vista storico, come viene esplicitato dalla stessa autrice, dal desiderio di una diversa impostazione culturale da offrire alle giovani donne. La costruzione del racconto si rifà a tecniche narrative ispirate dal famoso fratello, descrizione dell’ambiente, introduzione dei personaggi, fino al dénouement finale. Molta attenzione viene data ai dettagli, considerati parte integrante della narrazione. Attraverso il sogno la protagonista trasporta il lettore in un mondo fantastico. Dalla Bretagna all’Egitto, alla Grecia, da Roma, a Parigi, dall’Italia, alla Germania. Non mancano, però, nomi illustri di poeti, filosofi, re, artisti, che vengono esaltati nelle loro specifiche qualità. Queste citazioni mettono in luce la vasta cultura di Laure, una cultura probabilmente acquisita all’ombra di Honoré de Balzac”.

Personalmente oltre ad apprezzare la traduzione Di Rosa Romano Toscani, sensibile psicologa e poliedrica scrittrice di varie opere, il personaggio della Regina Mab mi ha fatto ricordare i miei studi universitari e in particolare la mia tesi su P.B. Shelley e il poema “Queen Mab", la regina delle fate di shakespeariana memoria, che prende con sé lo spirito di una fanciulla addormentata, Ianthe, per mostrarle passato, presente e futuro dell’Umanità, condannando violenza e guerre”.

Concludo con alcuni famosi versi di Shakespeare dedicati alla Regina Mab, citata dal famoso discorso di Mercuzio in Romeo e Giulietta”: “Mab, levatrice delle fate, appare/non più grande di un’agata che splende/sull’indice a un priore. In volo, la tira una muta/d’invisibili farfalle sul naso di chi dorme./Le ruote del cocchio girano con raggi/di lunghe zampe di ragno. Sono le redini/di lieve ragnatela, il mantice d’ali/di cavallette, i finimenti d’umidi raggi di luna; un osso di grillo/serve per la frusta, la sferza è una membrana,/cocchiere un moscerino in livrea grigia/grande meno della metà del verme/che gonfia il dito alle fanciulle pigre./Il suo cocchio è un guscio di nocciola:/uno scoiattolo che lavora il legno/o un vecchio lombrico, da tempo assai lontano,/fanno i piccoli carri delle fate”.

Giovanna d’Arbitrio

P.S. Rosa Romano Toscani, psicoterapeuta, laureata in Lettere e Filosofia e in Psicologia, ha lavorato come psicologo coadiutore nel Servizio Sanitario Nazionale, occupandosi di bambini e di adolescenti. Nel 1980 ha fondato la S.I.P.P. (Società Italiana di Pscicoterapia Psicoanalitica), dove ha ricoperto il ruolo di docente con funzioni di training. È socio dell’E.F.P.P. (European Federation for Psychonalytic Psychotherapy) e socio ordinario della Società Italiana di Psicoanalisi e Psicoterapia Sándor Ferenczi. Già membro della National Association for the Advancement of Psychoanalysis. Presidente dell’“Associazione italiana Amici di Balzac”. Ha scritto “I segreti di Balzac”, “Memorie di un fedele servitore” (tradotto in francese), “Il sogno di Omar”, “La villetta” e “La ragazza del Charlie’s Café” (tradotto in francese). Ha inoltre pubblicato “Comunicazione e linguaggio in età pre-scolare” (La scuola, 1978, in coll.), “Separazione e solitudine in adolescenza” (Borla, 1997, in coll.), co-autore di “Ritmo e setting” (Borla, 1998) e infine “Comunicazione a due voci” (Franco Angeli, 2017). È autore infine di articoli pubblicati in “Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza”, in “Orientamenti pedagogici”, in “Riforma della scuola” e in “Psicoterapia psicoanalitica”. La casa editrice Alpes Italia a breve pubblicherà, sempre con traduzione e cura di Rosa Romano Toscani e di Valeria Sperti, altre interessanti opere come Les compagnon du foyer, Paris, Giraud, 1854; Les Rèves de Marianne, Paris,Calman-Levy, 1878; Les Femmes de Honorè de Balzac, Paris, Janet, 1851; Lettres à une amie de province, 1831-1837, Paris, Plon, 1932.

 

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