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FINALE DI IRREQUIETA COME L’ANIMA DI UNA MOSCA

INTERVISTA A MARGHERITA INGOGLIA DI IGNAZIO LICATA
venerdì 8 dicembre 2023 di La Redazione

Argomenti: Recensioni Libri


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IL. Alla tua presentazione abbiamo parlato di Sophie Germain, la matematica che per anni ebbe una corrispondenza con il grande Gauss nascondendo la sua identità dietro un nome maschile. Qual è la sensibilità disturbante nei confronti della scienza? Te lo chiedo non soltanto per il gran numero di straordinarie studiose in ogni campo della ricerca, ma anche per i recenti lavori sull’epistemologia femminista [un testo ormai classico è: Elizabeth Potter, (2006), Feminism and Philosophy of Science: An Introduction]. L’idea centrale di queste epistemologie è che anche la produzione di scienza, nonostante la presunta obiettività, è soggetta a pregiudizi di genere, e che esiste nella dimensione femminile la possibilità di un empirismo femminista naturalizzato, una diversa scala valoriale, una maggior consapevolezza del “punto di vista”, i.e. da come la ricerca dipenda anche dalla rete di relazioni in cui è immerso l’agente cognitivo, l’esistenza di una diversa retorica della scienza ( nel senso “buono” di Perelmann)

MI. Ricordo bene il tuo intervento e mi sono ripromessa di approfondire questo campo e la biografia di questa donna straordinaria di cui hai parlato. Le donne non hanno mai avuto un loro “spazio” quindi neppure nel campo della scienza. Raccontare le donne equivale a fare spazio simbolico alla narrativa, in tutti i settori, delle donne. E studiare oggi lo spazio occupato dalle donne, che sia letteratura, scienza, sport o storia, mette alla prova la contemporaneità. Indaga tutti gli omessi, indaga tutto ciò che è stato censurato, cosa è cambiato negli anni. Costruire quindi, come avviene nel cinema, una dialettica tra campo e fuori campo, tra visibile e invisibile; tra ciò che ancora resta nel buio e cosa invece è finalmente venuto fuori dal pozzo.

IL. La proliferazione contemporanea dei gender mette in discussione la complementarietà/contrapposizione maschile- femminile, lo scalza per così dire, “a sinistra”. La filosofa Judith Butler si chiede se il genere donna sia davvero il luogo adatto per un discorso sul post patriarcato. La malagrazia, l’incattivita felicità delle rocce, il sacripante d’attrazione scimmiesco, è femmina o più in generale queer? MI. È donna. È maschia. È uomo. È queer. È, ma in divenire.

IL. Tra i tuoi versi ce ne sono alcuni di incantevole leggerezza, acrobazie improvvise e di uno spirito senza età: Nella fluorescenza, io fluorescenzo/Iniettatelo in vena; Al tuo pensiero mi luno/bianca di neve; Ciarlo/con i cenci dei ceci accoccati dai ceti/per apparire leziosa/e mi incarto/in un’impronunciazione d’annodamento verbale….MI viene in mente il successo delle tue presentazioni, l’entusiasmo che sei capace di suscitare nel pubblico, e gli aggettivi ricorrenti negli articoli che parlano di te: sorridente, gentile, allegra, cordiale. Nei social racconti delle tue iniziative e letture, ma per il resto sei molto riservata, preferisci postare poesie e immagini, quasi mai dichiarazioni su qualcosa di privato e sulla cosiddetta “attualità” (in assoluta controtendenza allo story telling delle bolle…). Leggendoti poi questa impressione si completa e diventa più complessa, si configura come un’elegante ed estrema discrezione che nasconde (senza ponti levatoi, peraltro, e neppure veli…) un gioco di eclissi continuo tra sole, terra e luna, che è, credo, la cifra della tua malagrazia…. MI. Non mi piace parlare di me,della mia vita privata e delle mie relazioni, specialmente sui social. Questa riservatezza ha scatenato, nei più audaci, una esigenza di creare fantasticherie sulla mia sessualità e sulla mia persona, il che ogni volta mi fa molto sorridere. Come hai ben detto tu, sono molto riservata. Preferisco il reale al virtuale. E credo sia molto più divertente parlare davanti a un caffè o a un bicchiere di rosso anziché davanti a uno schermo.

A che importano i piani della politica, manteniamoci su quelli dell’astrologia.

 

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