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Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri Giovanna D'Arbitrio
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14 maggio 2024
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Erano i giorni nei quali si riaccendevano i fuochi alle frontiere del Libano ed in Piazza S. Maria in Trastevere è stato presentato Maid il glorioso, uno spettacolo tratto da un libro di Antonino Pingue, con parole, immagini (di Giulia Moroni) e musica (Francesco Ranieri). La lettura di Fabio Ghidoni ha reso subito accattivante il delicato argomento nel quale, attraverso la voce di un ragazzo, si vive “un giorno in Palestina”, come reca il sottotitolo del lavoro, perché viene rappresentata l’atmosfera della contrapposizione politica e psicologica di chi, causa l’età, non può ancora intendere a pieno tutta l’intensità di quella tragedia. Ma dalla narrazione di piccoli episodi egli ha modo di illustrare quanto dura e aspra sia la vita in quelle terre, e come la violenza prevaricatrice imperversi senza possibilità di sottrarsi a quel destino amaro. Da qualche parte si è rilevata una esposizione non esattamente controbilanciata tra errori e colpe delle rispettive parti. D’altro canto quando l’intera vicenda è vissuta – come in questo caso – da chi appartiene ad una parte non potrebbe essere diversamente, trattandosi di una creazione artistica – in cui si rispecchia il pensiero soggettivo dell’autore – non una mera trattazione che deve fare il confronto tra torti e ragioni (come in effetti sono) di ambo le parti (è la stessa esperienza descritta nel bel film di Saverio Costanzo su una famiglia palestinese costretta ad ospitare in casa soldati israeliani).
In questo tipo di opere occorre analizzare innanzitutto se sono appropriate e ben chiare le osservazioni e posizioni sottoposte al lettore o allo spettatore, al di là delle tesi sostenute. Da questo punto di vista Pingue si rivela scrittore limpido nella semplicità espositiva, come confermato dai caldi applausi che hanno accolto lo spettacolo.
CARLO VALLAURI
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