Trovare in libreria una raccolta delle critiche teatrali di Ennio Flaiano è un autentico regalo per i lettori. Il titolo del libro ‘Lo Spettatore addormentato’ è un’affascinante cavalcata del teatro italiano, e non, del Novecento e degli attori straordinari che hanno fatto la storia del nostro palcoscenico.
Ritrovare note su Pasolini, Gassman, De Lullo, Valli, Carmelo Bene è un vero piacere per chi ha amato questo lucido intellettuale così vicino alle nostre sensibilità. Ma anche una grande opportunità per i giovani lettori per conoscere la genialità e l’opera di un grande critico teatrale, cinematografico, scrittore e sceneggiatore che ha lasciato un segno indelebile, capace di emozionare e persino commuovere intere generazioni .
Cosa vuol dire ‘spettatore addormentato’? Iniziamo a leggere nel libro una premessa.
Chiunque si sia appisolato a teatro o durante un concerto - sostiene Flaiano sa bene che è nel passaggio dalla veglia al sonno che ’la rappresentazione o la melodia o il dialogo si liberano da ogni scoria, diventano liquidi, celestiali’: in quei brevi istanti, insomma, si ha ’lo spettatore perfetto’.
In realtà, nella sua lunga attività di critico teatrale, Flaiano è stato uno spettatore tutt’altro che ’addormentato’: appassionato, semmai, vigile e sferzante. _ Come quando irride il repertorio blandamente ameno ed ’evasionista’ dei primi anni Quaranta, denso ’di buoni sentimenti, di gioia di vivere e di grossi stipendi’, e così rispondente ai desideri del pubblico che - profetizza - ’non è lontano il giorno in cui le commedie, all’Eliseo, sarà lo stesso pubblico a scriverle e a rappresentarle’. _ E nel 1943, rievocando l’esaltazione di una vita ’scioccamente borghese’, scriverà veemente: ’Amo Shakespeare, Calderón, Molière che hanno lasciato centinaia di opere tuttora vive ma ammiro quei loro spettatori che pretesero opere tanto perfette con il loro enorme e sapiente appetito’.
Il fatto è che in un Paese dove è lecito essere anticonformisti solo ’nel modo giusto, approvato’, Flaiano è riuscito a esserlo sino in fondo, caparbiamente, che recensisse la ’Salomè’ di Carmelo Bene, il ’Marat-Sade’ messo in scena da Peter Brook o ’Ciao Rudy’ di Garinei e Giovannini.