Così il caduceo di Hermes, simbolo di pace e prosperità, venne raffigurato sulle insegne di tutte le farmacie italiane.
Nel nostro Paese esso è tutt’ora l’emblema del farmacista e può essere interpretato con i due serpenti che rappresentano uno la dose terapeutica e l’altro la dose tossica, il veleno. Il farmacista è raffigurato con il bastone alato che si eleva sopra le parti in quanto conoscitore dell’una e dell’altra. In breve, è l’unico in grado di frapporsi tra il farmaco e il veleno dal momento che conosce il giusto dosaggio.
Siamo in piena pandemia globale, provocata dal virus Covid 19 che sta colpendo tutto il pianeta , in particolar modo l’Italia. E se è vero che lo Stato è nelle mani della scienza , è altrettanto vero che il microcosmo di ogni cittadino è molto aiutato anche dal lavoro di tutti i farmacisti che rivestono un ruolo centrale per la tutela della salute, sia per le conoscenze e competenze sia per il rapporto di fiducia che li lega alle persone.
E un esempio virtuoso arriva da una farmacista di Pievebovigliana in provincia di Macerata che, in piena emergenza sanitaria sul territorio, non ha esitato un secondo a spedire di persona un farmaco in esaurimento, ad un paziente di Roma. E ancora un farmacista di Udine che nonostante la situazione ben nota al Nord si è adoperato allo stesso modo con estrema solidarietà e disponibilità.
La battaglia è ancora lunga e sarà vinta proprio come ci ricorda Siracide: “Dio ha dato agli uomini la scienza perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie. Con esse il medico cura ed elimina il dolore e il farmacista prepara le miscele. Non verranno meno le sue opere! Da lui proviene il benessere sulla terra (Antico Testamento).
Maria Elena Canzoni