Calabrese di nascita ma romano d’adozione, l’esposizione è ospitata dal Museo di Roma in Trastevere, quartiere che amò e frequentò fin dai tempi del Folkstudio. D’altronde calcò molti palcoscenici off e teatrini off nella Capitale con l’ETI Ente Teatrale Italiano, imparando le tecniche per veicolare il suo messaggio attraverso tutti gli strumenti del teatro.
La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Alessandro Nicosia e Alessandro Gaetano è organizzata e realizzata da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura, sotto il patrocinio del Ministero della Cultura e di SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori con la media partner di Rai e la collaborazione di Rai Teche – che conserva la maggior parte dei filmati che riguardano l’artista – e Universal Music Publishing Group.
Molti i materiali inediti, esposti per la prima volta, che documentano l’intero cammino artistico di Rino Gaetano, con ‘tante rarità’, concesse per l’occasione dalla sorella Anna: documenti, foto, cimeli artistici, la raccolta dei dischi, video, strumenti musicali, oggetti, abiti di scena come l’accappatoio indossato durante il Festivalbar all’Arena di Verona e la giacca in pelle utilizzata a Sanremo, i manifesti, la collezione di cappelli.
Dopo la prematura scomparsa il 2 giugno del 1981, molte sue canzoni, innovative e d’impegno civile, sono state riscoperte diventando veri e propri inni traghettati tra generazioni, utilizzate in teatro, in colonne sonore di film, trasformate in fiction, compilation, street art e festival.
La sua ironia beffarda utilizzava filastrocche e versi semplici sia per una denuncia sociale dal valore ancora attuale, sia come lotta contro i tabù, le mistificazioni, le ipocrisie e i conformismi. Era un auto-didatta musicale e teatrale Rino Gaetano, il testo dei suoi brani rappresentano immagini sorprendenti, sogni, idee, suggestioni, poesie che fondevano e alimentavano la sua ispirazione tra l’anima anarchica e chiassosa e quella poetica, malinconica, di struggente abbandono. Le sue musiche hanno un impianto ritmico di ferro e arrangiamenti di insolita ricchezza e invenzioni, il tutto accompagnato da una vocalità moderna e aggressiva.
Gli sberleffi e le battute caustiche diventate iconiche, additavano l’eterna crisi dell’Italia, quella delle auto blu e degli evasori legalizzati di Nuntereggae più che cantavano: "vedo tanta gente che nun c’ha l’acqua corrente, e non c’ha niente, ma chi me sente". Oppure la forza femminile esaltante di Gianna che "difendeva il suo salario dall’inflazione", sino alla sua celebre Ma il cielo è sempre più blu, che ci parla delle contraddizioni tra ingenuità e “vizi” della gente comune “Chi vive in baracca, chi suda il salario/Chi ama l’amore e i sogni di gloria/Chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria” come dei benestanti “Chi cambia la barca, felice e contento/Chi come ha trovato, chi tutto sommato/Chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo/Chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo” ai quali si contrappone la speranza di chi sa ancora guardare in alto riuscendo a vedere “un cielo sempre più blu”.
Lunga è la lista delle canzoni che hanno lasciato il segno come Berta filava, Sfiorivano le viole, che con linguaggio desueto trattava i temi dell’emarginazione o come Ok papà che affrontava il tema della mascolinità tossica o come Metà Africa metà Europa, ultimo singolo dell’artista pubblicato dopo la sua morte dove si parla di sfruttamento, di violenza, di guerra, degli abusi di potere, del colonialismo e del fatto che l’Europa abbia un ruolo chiave sia nei conflitti interni del Paese che nella migrazione che ne consegue, tema attualissimo.
Tra il 1973 e il 1980 pubblica sei album attraverso i quali dipinse con schiettezza un’Italia che ci assomiglia ancora, affrontando temi di attualità con sferzante lucidità. Questo coraggio di denunciare, di fare i nomi e i cognomi, gli creò non poche difficoltà di carriera, soprattutto l’ostracismo di parte della critica e del pubblico, ma pure dell’establishment che non vedeva di buon occhio quello strano personaggio che si divertiva a schernire tutti, potenti, politici, uomini di potere. Portò al Festival di Sanremo Gianna, per la prima volta una canzone pronunciava la parola "sesso" uno scandalo per l’epoca, la sua performance sembrava ispirata piuttosto a quelle teatrali di Carmelo Bene che non ai codici della musica pop. Rino Gaetano ha rappresentato un unicum come cantautore nella storia della musica italiana ed è, tutt’oggi, molto popolare e iconico anche per le nuove generazioni.
La mostra sarà corredata dal catalogo edito da Gangemi Editore che contiene storia, immagini e un lungo elenco di straordinarie testimonianze che aiutano a comprendere tutte le sfaccettature di un uomo considerato uno dei cantastorie di culto della nostra storia. Un viaggio straordinario di memoria collettiva al ritmo delle note delle sue stralunate canzoni e dove la sua arte sarà più viva che mai.
Nel corso dell’evento sarà possibile assistere alle performance live di Alessandro Gaetano, in trio con la Rino Gaetano Band e con Diana Tejera, che eseguiranno alcuni mini concerti acustici, consentendo ai visitatori di scoprire e vivere la forza della sua musica; le date saranno comunicate sulle pagine web del Museo www.museodiromaintrastevere.it. La rassegna offrirà allo spettatore l’opportunità di un incontro unico e speciale con l’artista che farà scoprire come la sua voce ci parli oggi più forte che mai.
Info tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.museodiromaintrastevere.it; www.museiincomuneroma.it
@MuseiInComuneRoma