Martedì ultimo scorso è andato in scena al teatro Quirino di Roma La Buona Novella, uno spettacolo prodotto dal Teatro stabile di Torino e Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Carcano Milano e Marche Teatro. In scena le canzoni dell’album La Buona Novella del grande cantautore genovese Fabrizio de Andrè con Gian Piero Reverberi, Corrado Castellari ed arrangiamenti e direzione musicale di Paolo Silvestri.
Neri Marcoré si era già cimentato in un recital di canzoni del grande cantautore, ora fa rivivere in un nuovo spettacolo di teatro-canzone “La Buona Novella” un album pubblicato nel 1970 e concepito come un’opera da camera con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Accanto a Neri, la bravissima Rosanna Naddeo ed altri musicisti e voci talentuose come Giua con voce e chitarra; Barbara Casini, voce, chitarra e percussioni; Anais Drago con violino e voce; Francesco Negri al pianoforte e Alessandra Abbondanza con voce e fisarmonica.
Da questo impianto teatrale prende il via un recital che non è solo canzone, piuttosto una narrazione della Sacra Rappresentazione in chiave contemporanea, pensata fondendo i testi dei brani con i brani della narrazione che li accompagnano, riportando le cronache dei Vangeli apocrifi, del protovangelo di Giacomo, del Vangelo dell’Infanzia Armeno, dei frammenti dello Pseudo Matteo, il tutto registicamente realizzato in una partitura coerente con l’album dal regista e drammaturgo Giorgio Gallione.
La bellezza dello spettacolo è nel far scoprire allo spettatore, estimatore o meno di De André, la potenza e la forza evocativa delle canzoni originali, rivelando la loro fonte mitica e letteraria.
Un affresco narrativo che mantiene il suo spirito rivoluzionario, soprattutto se si pensa che la riscrittura di De André sul tema è con occhio laico e oggettivo, un’operazione anomala già a quei tempi che ancora oggi mantiene la freschezza e l’autenticità di un autore che affermava: “Compito di un artista credo sia quello di commentare gli avvenimenti del suo tempo usando però gli strumenti dell’arte: l’allegoria, la metafora, il paragone.
Fabrizio De André