La società è cambiata, da alcuni anni, in maniera sconvolgente. Sono mutati gli usi, i consumi, i valori, i sentimenti, il modo di essere e di apparire. Di certo, moralmente, le cose non sono migliorate: oggi ciò che conta è il dio denaro, il potere, l’arrivismo, raggiungibili con qualsiasi mezzo e, soprattutto, da ottenere in fretta.
Tale corsa al materialismo, al benessere, all’immagine, all’avere, più che all’essere, come direbbe Herman Hesse, non può generare che ansia, nervosismo, mancanza di comunicazione, di dialogo e, nel peggiore dei casi, fobie e nevrosi.
In un mondo così agitato e confuso, è facile trovarsi continuamente “border line” e, quando le situazioni personali peggiorano o precipitano, si può giungere facilmente alla violenza, all’omicidio, all’infanticidio.
La cronaca recente e quotidiana ci sciorina ogni giorno, ahimè, una lunga serie di delitti, molto spesso consumati “in famiglia”, tra consanguinei, fidanzati o amici.
L’ultimo, in ordine di tempo, quello di Garlasco, ove una ragazza è rimasta barbaramente uccisa da “qualcuno che conosceva bene”. La piccola Maddie, secondo un famoso scienziato africano esperto di DNA si troverebbe sepolta in una spiaggia del Portogallo, con gravanti accuse ai genitori e così via. Ogni giorno porta con sè una triste storia, se non familiare, vissuta tragicamente in ambienti che dovrebbero essere rassicuranti e al di fuori di ogni sospetto.
Che dire? Purtroppo non si può nascondere l’evidenza di certe situazioni e il dramma del nostro tempo; si può solo sperare in momenti migliori e di generale ravvedimento.