Giornalista professionista e scrittore, ma anche regista e autore di più di 100 documentari dedicati alle arti visive, Vittorio Di Giacomo ci conduce alla scoperta degli aspetti più segreti di Roma nel volume “Roma dei Misteri”, (a cura di Mara Pacella). Già dalla copertina, raffigurante un busto di dea della Galleria Borghese, raffigurante probabilmente Iside, si intuisce che il mistero “attiene strutturalmente alla sfera religiosa”, come effettivamente dichiara l’autore, quando nel primo capitolo si domanda: “Roma dei misteri, in che senso? E quali misteri? E quando?”.
In effetti i misteri di Roma sembrano infiniti come le vie che portano ad essa. Né potrebbe essere altrimenti, visto che si tratta di una città dal destino eccezionale: capitale di un immenso impero prima e del papato poi. Gran parte del suo fascino è dovuto proprio al fatto che il cristianesimo si è inserito in un substrato di misteri pagani magico-religiosi dando luogo a un singolare sincretismo.
Altare di Mitra nel mitreo di S. Clemente |
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Non è un caso che nelle chiese e basiliche romane, come pure nelle feste religiose, si trovino le testimonianze di culti più antichi, che la Chiesa ha cercato di esorcizzare, trasformandoli con un diverso significato spirituale. Pensiamo per esempio a quei luoghi sotterranei come i mitrei, venuti alla luce scavando sotto alcune chiese (per esempio a San Clemente). E pensiamo al riutilizzo delle gigantesche colonne Traiana e Antonina, dalle quali ci guardano San Pietro e San Paolo, o agli obelischi egizi, che da emblemi solari sono divenuti piedistalli per la Croce.
Questo non è che uno degli aspetti dell’ambiguità di Roma, espressa del resto fin dalle sue origini da un misterioso nume tutelare, evocato come dio e come dea. In effetti, prima che si diffondessero a Roma i culti misterici di Cibele e Attis, di Bacco, di Iside e Osiride, di Mithra, della dea Syria, ampiamente trattati dall’autore, il mistero era di casa già a partire dalle origini, quando i segni divini erano interpretati dagli Auguri, e nulla si faceva senza l’assenso divino.
I Romani credevano ciecamente nei prodigi, trattati nel capitolo Monstra, Miracula, Portenta, e le storie raccontate da Tito Livio ce lo dimostrano. In situazioni particolari si consultavano i Libri Sibillini, testi magici per eccellenza, per trarre giustificazione e autenticazione di precise scelte politiche. Alcune di quelle decisioni riguardano proprio la storia religiosa di Roma, come l’omologazione nel 496 a.C. della triade divina Cerere, Libero e Libera con le divinità greche Demetra, Dioniso e Core, i cui culti erano di tipo iniziatico. Sempre all’interpretazione dei Libri Sibillini si deve l’arrivo a Roma (a seguito di una delegazione mandata a Epidauro) nel 291 a.C. del serpente di Asclepio (Esculapio per i Romani) presso l’Isola Tiberina, dove venne edificato un tempio al dio guaritore con annesso ospedale. E anche qui il mistero era di casa perché i malati venivano curati interpretando i loro sogni (incubatio).
Porta alchemica |
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Basandosi sulle fonti latine, Di Giacomo ci racconta del rex nemorensis, il re-sacerdote del bosco sacro alla dea Diana sulle sponde del lago di Nemi, il cui sacerdozio finiva nel momento in cui veniva ucciso da un altro che prendeva il suo posto, come pure della Bona Dea, il cui culto segreto, strettamente riservato alle donne, fu violato dal tribuno Clodio (sotto abiti femminili) in età cesariana.
Un capitolo intitolato Revenants (creature tornate dall’aldilà) ci introduce ai misteri della morte, un altro ci parla di delitti magici e maledizioni, un altro ancora delle Striges, quelle donne metamorfizzate che sotto forma di immondi rapaci vanno di notte a succhiare il sangue dei neonati. Simon Mago con il suo volo, Apollonio di Tiana con i suoi prodigi e perfino il sommo poeta Virgilio con le sue magie, i cui echi affiorano ancora nei monumenti romani, sono protagonisti di affascinanti storie leggendarie.
Ma i misteri non terminano certo in epoca romana. Il Medioevo vive il papato di Silvestro II (Gerberto di Aurillac) come un romanzo nero e gli attribuisce un patto con Satana. In pieno Rinascimento Benvenuto Cellini è protagonista di un incontro ravvicinato con i demoni infernali nel Colosseo e nel Seicento il marchese Massimiliano Palombara fa costruire la Porta alchemica di Piazza Vittorio dopo l’incontro con un misterioso “pellegrino” (Giuseppe Francesco Borri) in grado di trasmutare i metalli vili in oro. Nel Settecento si arriva allo “Spettro della Massoneria” e nascono le logge egiziane dopo la scoperta dell’Iseo di Pompei.
È indubbio che una città multiforme come Roma è sempre stata, nei suoi ventotto secoli di storia, il punto di incontro di innumerevoli fantasie, miti, pratiche ed esperienze occulte, tanto che il mistero avvolge i suoi monumenti in un’invisibile nebbia. Addentrandosi in essa si può penetrare in un mondo insospettato ricco di malie e suggestioni, che Di Giacomo tratta con il massimo rigore filologico e una scrittura scorrevole e avvincente.