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Rubrica: CULTURA


EZRA POUND

Arte e dittature, utopie e distopie, incoerenze e contraddizioni.
lunedì 2 settembre 2013 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Personaggi famosi/storici


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Ci si chiede spesso come mai tanti illustri letterati furono affascinati da regimi dittatoriali illudendosi forse di cambiare il mondo, tra utopie e distopie, incomprensibili contraddizioni e incoerenze tra vita e arte. E uno di questi grandi illusi fu senz’altro Ezra Weston Loomis Pound.

Poeta, saggista e bravo traduttore, esponente del modernismo (in particolare dei movimenti dell’imagismo e vorticismo), personaggio eclettico e colto, apprezzò tanto la cultura occidentale che orientale (soprattutto Confucio) e si destreggiò tra quella americana ed europea .

Nato il 30 Ottobre 1885 a Hailey nell’Idaho da una famiglia di puritani del New England, visse poi nei pressi di Filadelfia fino al 1929. Nel 1901 si iscrisse all’Università di Pennsylvania in Arts and Letters. Nel 1908 s’imbarcò per l’Europa, trascorrendo periodi della sua vita a Londra e Parigi. Nel 1914 diventò segretario del poeta irlandese Yeats, con il quale intraprese lo studio della letteratura giapponese. Nello stesso anno sposò un’artista inglese, Dorothy Shakespear, dalla quale ebbe il figlio Omar. Cominciò a scrivere poesie (Personae, Canzoni, Lustra), conobbe e ammirò J. Joyce e T. S. Eliot. Nel 1920 si traferì a Parigi dove aiutò ed incoraggiò numerosi artisti e poeti creando un circolo per sostenere iniziative letterarie e musicali. Incontrò allora Olga Rudge, una violinista americana, dalla quale ebbe la figlia Mary, e numerosi personaggi del tempo tra i quali ricordiamo Picasso, Heminguay, Cocteau, Braque.

Nel 1925 si trasferì a Rapallo dove restò stabilmente fino al 1945 dedicando le sue energie alla stesura dei “Cantos” e alle traduzioni di Confucio. La prima guerra mondiale aveva scosso la sua fiducia nella cultura occidentale e così intensificò gli studi economici e la sua polemica contro le manovre economiche internazionali, concentrandosi sulla ricerca di una via alternativa a marxismo e capitalismo. Cominciò ad interessarsi al fascismo, apprezzando i provvedimenti a favore dei lavoratori e illudendosi di aver trovato la via che cercava: nel ’40 nei suoi discorsi alla radio insisté costantemente sulla natura economica delle guerre e sostenne apertamente il fascismo fino alla fine.

Il 3 maggio del ’45 due partigiani vennero a prelevarlo per trasferirlo a Pisa nelle mani della polizia militare che per tre settimane lo rinchiuse notte e giorno in una gabbia di ferro. Gli venne concesso di stare poi sotto una tenda dove compose i “Canti Pisani”. Considerato un traditore, condotto a Washington, processato e dichiarato infermo di mente, trascorse dodici anni nel manicomio criminale di Saint Elizabeth. Sempre circondato dall’ affetto di amici e familiari, in seguito a petizioni e proteste da parte di illustri scrittori ed artisti nel ’58 venne liberato. Si rifugiò allora presso la figlia a Merano e negli ultimi anni della sua vita si chiuse nel silenzio rifiutando di parlare. Nel 1959 la sua candidatura al Premio Nobel fu respinta poiché considerato responsabile di “propagazione di idee decisamente in contrasto con lo spirito del Premio”. Nel 1972 morì a Venezia dove è sepolto.

Il poeta-regista, Pier Paolo Pasolini, accettò di intervistarlo nel 1967 e così asserì : “Pound chiacchiera nel cosmo. Ciò che lo spinge lassù con le sue incantevoli ecolalie, è un trauma che lo ha reso perfettamente inadattabile a questo mondo. L’ulteriore scelta del fascismo è stata per Pound un modo sia per mascherare la sua inadattabilità, sia un alibi per farsi credere presente. In che cosa è consistito questo trauma? Nella scoperta di un mondo contadino all’interno di un mondo industrializzato; di molti decenni in anticipo sull’Europa. Pound ha capito, con abnorme precocità, che il mondo contadino e il mondo industriale sono due realtà inconciliabili: l’esistenza dell’una vuol dire la morte dell’altra” (“Tempo”, settimanale, 5 aprile 1974).

Economista, non solo poeta, previde con incredibile anticipo il governo bancario mondiale, la tirannia finanziaria, l’imperialismo economico americano, scagliandosi con veemenza contro l’usura come dimostrano i seguenti versi:

Con usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,
con usura
non v’è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l’Annunciazione dell’Angelo….
non si dipinge per tenersi arte
in casa ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura…..

La figlia, Mary de Rachewiltz, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nel 2010, ha affermato: -A partire dalla sua visione della storia, a lui interessava l’etica più che la politica e di Mussolini diceva che avrebbe voluto educarlo e che era stato distrutto per non aver seguito i dettami di Confucio….. La sua filosofia sociale, e adesso si ammette che non era lontana dalla dottrina di Keynes, era scaturita da una folgorazione mentre studiava le carte fondative del Monte dei Paschi e vagheggiava un’Italia antiborghese in grado di recuperare la tradizione e rinnovare il Rinascimento. Sognava un Paese che rifiutasse il capitalismo trionfante in America, dove per lui erano stati stravolti i valori dei Padri Pellegrini, basta scorrere il suo libro “Jefferson and/or Mussolini” per sincerarsene. Voleva una gestione morale dell’economia, attraverso l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del processo del denaro che produce denaro, ossia il divinizzato mostro dell’usura che è motore dei circuiti finanziari. Nei suoi ultimi dieci anni di vita non parlò più con nessuno, e con noi familiari appena il necessario… mio padre si era reso conto che non riusciva a farsi capire. ’Il silenzio è la voce di Dio’, mi disse il prete di San Giorgio dopo aver celebrato il suo funerale. Evidentemente, se continuano a fraintenderlo, quella sua lunga pausa non è bastata -.

Cosa dire? Ai posteri l’ardua sentenza. A noi non resta che concludere questa pagina con manzoniana e cristiana pietà per chi ha sofferto, sperando tuttavia che i valori della democrazia e della libertà possano sempre essere difesi.

Ci sembra giusto quindi concludere con questi bei versi:

Ciò che sai amare rimane, il resto è scoria
ciò che sai amare non ti sarà strappato
ciò che sai amare è il tuo vero retaggio….
(E. Pound - Canti Pisani)
 

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