....Così finalmente ci mettemmo a tavola, con valletti di Alessandria che versavano acqua ghiaccia sulle mani, e altri che li rimpiazzavano ai piedi e con estrema precisione toglievano le pipite.
E neppure questo servizio così ingrato li faceva star zitti, ma in quel mentre cantavano.
Io volli provare se tutta la servitù cantava e chiesi allora da bere.
Lì pronto mi secondò un valletto con un gorgheggio non meno stridulo, e così ogni altro a pregarlo di qualcosa.
Sembrava un coro di pantomima, non il triclinio di un padre di famiglia.
Fu servito comunque un antipasto di gran classe, che tutti ormai erano a tavola, all’infuori di lui, Trimalcione, al quale in nuova usanza era riservato il primo posto.
Quanto al vassoio, vi campeggiava un asinello in corinzio con bisaccia, che aveva olive bianche in una tasca, nere nell’altra.
Ricoprivano l’asinello due piatti, su cui in margine stava scritto il nome di Trimalcione e il peso dell’argento. E vi avevano saldato ancora dei ponticelli, che sostenevano ghiri cosparsi di miele e papavero.
E c’erano dei salsicciotti a sfrigolare su una graticola d’argento, e sotto la graticola susine di Siria con chicchi di melagrana.
(Dal SATYRICON di Petronio Arbitro capitolo 31)
Se rileggiamo le pagine di Petronio, salta alla vista l’ampia descrizione delle portate, oltre alle danze delle ancelle e il vino profuso in abbondanza, tanto che il celebre testo è diventato sinonimo di spreco, di eccessiva crapula cui partecipavano i più ricchi, i patrizi, mentre la plebe viveva in condizioni misere..
Non deve essere andata proprio così la cena del Consigliere Carlo De Romanis della Regione Lazio; probabilmente le vivande erano diverse, ma non mancavano cibo a volontà, bevande a fiumi, ancelle vestite di tuniche bianche e la presenza di centurioni, di antichi romani e di matrone oltre a maschere di maiale a sottolineare lo “stile” della festa….
Fin qui, non ci sarebbe niente o quasi da criticare, salvo l’uso abbondante di volgarità e di cattivo gusto, ma ciò che indigna è il contrasto tra lo spreco di denaro, a quanto si dice, “pubblico”,( anche se il consigliere parla di “tutto a sue spese”) e la disperata condizione della maggioranza degli Italiani, costretti a rovistare tra i rifiuti, a rubare una scatoletta di carne nei negozi, a vendere la casa e gli oggetti più cari, mentre fioccano i licenziamenti e con essi la disperazione più assoluta che porta a volte persino al suicidio….
A quella cena, c’erano proprio tutti, anche la Presidente Renata Polverini che dichiara oggi di non aver mai saputo nulla dell’enorme scandalo scoppiato nel Consiglio Regionale del Lazio, dimenticando il suo passato vigile ed attento di sindacalista, quando nella trasmissione “Ballarò” che contribuì al suo lancio in politica, si batteva contro gli abusi, lo strapotere e le ingiustizie di un sistema che, già allora, faceva acqua da tutte le parti….
Nell’ imperversare di disonestà dilagante che sembra invadere tutti gli organismi di potere, i cittadini non ne possono più. Il governo ha tartassato soltanto il ceto più debole non toccando minimamente la “casta” che conserva immutati gli infiniti ed incommensurabili privilegi, in barba a chi non riesce più a sopravvivere.
Di conseguenza, non è possibile, ascoltando e rivedendo lo spreco di denaro che prospera da anni nella Regione Lazio con consiglieri che guadagnano più del presidente degli Stati Uniti, non riflettere sullo squallore di una vicenda che fa da contrasto alla povertà e sofferenza (ed uso un eufemismo) della maggioranza degli Italiani.
Il denaro che è stato sottratto indebitamente allo Stato per uso personale è quello destinato agli ospedali, agli asili, al lavoro, alle abitazioni e mentre permane l’odiata addizionale regionale, aumentano i ticket dei farmaci, vengono soppressi posti letto, non si interviene sulla precaria edilizia scolastica e quant’altro e i soldi dei contribuenti vengono spesi in ostriche e champagne…..
Non ci sono commenti a tale oltraggio; resta purtroppo la triste certezza che, probabilmente, tali misfatti resteranno, come spesso accade, impuniti.