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Rubrica: EDITORIALI


CAMBIANO I SUONATORI, MA LA MUSICA E’ SEMPRE QUELLA


giovedì 16 agosto 2012 di Silvana Carletti

Argomenti: Politica


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Sfogliando dei vecchi numeri di “Scena Illustrata” che conservo gelosamente nella mia casa di montagna, ho riletto un editoriale pubblicato nel mese di gennaio 1974 del direttore Italo Carlo Sesti. E’ davvero impressionante constatare l’attualità di tale articolo che può essere, ahimè, riferito esattamente ai giorni nostri…

Lo riporto qui sotto integralmente, notando con tristezza che, purtroppo, le speranze di cambiare il nostro Paese sono quasi impossibili.

SCENA ILLUSTRATA: ANNO 89 ROMA GENNAIO 1974

L’ITALIA E’ A PEZZI

Dopo aver vissuto per venti anni e più al di sopra delle proprie effettive risorse, dilatando spaventosamente la spesa pubblica e i consumi individuali e soffocando quelli sociali, il Paese si avvia inesorabilmente, ma fatalmente, verso uno sbilancio di otto e perfino dieci miliardi di dollari.

E come se non bastasse questo deficit dissennato, tutto è incerto nella nostra vita politica, sociale ed economica.

Mancano scelte politiche precise e durature, imperversano gli scandali sempre più grossi, rincarano vertiginosamente i prezzi del petrolio, delle derrate alimentari, delle materie prime e nessuna magistratura riesce a portare sul banco degli imputati almeno mezza classe politica responsabile della crisi (perché coperta dalla deprecata immunità), gli speculatori che divorano la nazione, i sindacati che premono per lo sciopero generale e non si sa perché e che cosa propongono.

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Italo Carlo Sesti
nel suo studio ai tempi dell’articolo

Ma non è ancora finita, perché dopo tutti i fatti enumerati i quali hanno eccezionali dimensioni di immoralità, di disonestà, d’incapacità e sono causativi di innumerevoli ed irreversibili danni per lo Stato e la collettività, per il decoro e l’ordine dell’Italia, i politici invece di trovare una via d’uscita alla tremenda bisogna, continuano incoscienti, a vociare o ragionare o filosofare, ognuno per suo conto, sui temi del referendum, delle votazioni, di una chimerica perfezione “sociale” e ad ordinare ai piccoli commercianti o industriali di vendere a venti quello che costa dieci.

Così il tempo passa e il marcio continua.

ITALO CARLO SESTI

 

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