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PER CELEBRARE LA VIA APPIA

70 OPERE ALL’ISTITUTO CENTRALE PER LA GRAFICA
giovedì 21 settembre 2023 di Roberto Benatti

Argomenti: Storia


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All’Istituto centrale per la grafica 70 opere per celebrare la Via Appia: un’antica arteria di scambi commerciali e culturali dall’eterna Roma a Brindisi

Roma, la Città Eterna, è celebrata per la sua grandezza e il suo potere, ma spesso dimentichiamo che la sua influenza si estendeva ben oltre i suoi maestosi confini. Uno dei simboli più tangibili di questa estensione era la Via Appia, una delle strade più importanti e antiche dell’Impero Romano, che collegava Roma a Brindisi.

La mostra ripercorre la produzione artistica tra Cinquecento e Novecento, dedicata alla celebre strada consolare in occasione della sua candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO proposta dal Ministero della Cultura lo scorso gennaio.

L’esposizione, curata da Gabriella Bocconi e ospitata nelle sale dell’Istituto centrale per la grafica fino al 7 gennaio 2024, intende celebrare il prototipo dell’intero sistema viario romano, e le numerose testimonianze infrastrutturali, archeologiche e architettoniche presenti lungo il suo percorso che rappresentano un patrimonio culturale di eccezionale importanza. Sono state selezionate 70 opere tra le oltre 300 presenti nelle collezioni dell’Istituto dedicate all’antica Regina Viarum, che raccontano attraverso disegni, incisioni, matrici, libri e fotografie la fortuna iconografica dell’Appia con opere di Giovan Battista Piranesi, Etienne Du Perac, Walter Crane, Umberto Prencipe, Luigi Rossini, Felice Giani, Nicolas Didier Boguet, Philipp Hackert.

Regina Viarum consente di ricostruire il percorso sia geografico che storico da Roma a Brindisi, valorizzando il patrimonio dell’Istituto, e raccontando attraverso le opere che coprono un arco temporale dal XVI al XX secolo, come i diversi linguaggi della grafica hanno raccontato l’Appia antica e i territori a essa collegati, dall’interesse prevalentemente archeologico del XVI secolo, al paesaggio romantico, fino allo sguardo dell’obiettivo fotografico delle immagini di Otto/Novecento di Alinari e Moscioni e delle foto di documentazione del Fondo Cambellotti.

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La Via Appia, o Appia Antica, fu costruita nel 312 a.C. dal console Appio Claudio Cieco. Inizialmente, la strada si estendeva per circa 132 miglia romane, da Roma a Capua. Successivamente, fu estesa fino a Brindisi, un totale di circa 360 miglia romane, diventando così una delle strade più lunghe e importanti del mondo antico. La sua costruzione fu un’impresa straordinaria, con tratti lastricati in pietra basaltica che sfidavano le condizioni meteorologiche e il trascorrere del tempo.

Uno dei ruoli chiave della Via Appia nell’antichità fu quello di fungere da via di scambi commerciali. La strada collegava Roma, il cuore dell’Impero Romano, con il Sud Italia e, attraverso il porto di Brindisi, con l’Oriente. Questa connessione favorì il flusso di merci come grano, olio d’oliva, vino, spezie e altri prodotti preziosi tra le diverse regioni dell’Impero. Questo commercio fu fondamentale per l’economia romana e contribuì alla sua prosperità. Un aneddoto affascinante riguarda il trasporto di aquile d’oro legionarie lungo la Via Appia. Durante la battaglia di Teutoburgo nell’anno 9 d.C., tre legioni romane furono annientate e le loro aquile sacre furono catturate dai germani. Per recuperarle, l’imperatore Augusto inviò il generale Germanico lungo la Via Appia fino al fiume Weser, segnando un importante capitolo nella storia dell’Impero.

La Via Appia non era solo una via per il commercio di merci, ma anche un’importante strada di scambi culturali. L’apertura di questa strada permise a idee, culture e persone di fluire liberamente da un’estremità all’altra dell’Impero Romano. Lungo la strada, furono costruiti templi, ville, e stazioni di posta, contribuendo a diffondere la cultura romana.

Un altro aneddoto affascinante riguarda l’incontro tra San Pietro e Gesù sulla Via Appia. Secondo la tradizione cristiana, San Pietro, mentre fuggiva dalla persecuzione a Roma, incontrò Cristo lungo questa strada. Chiese a Gesù: "Domine, quo vadis?" ("Signore, dove vai?"), e Gesù rispose che stava andando a Roma per essere crocifisso di nuovo, spingendo San Pietro a tornare indietro e affrontare il suo martirio.

La Via Appia è famosa per le numerose tombe monumentali e i siti commemorativi che la fiancheggiano. Tra i più noti ci sono la Tomba di Cecilia Metella una delle tombe più famose e meglio conservate lungo la Via Appia. Si tratta di una struttura circolare in pietra costruita nel I secolo a.C. in onore di Cecilia Metella, moglie di un importante politico romano. La sua forma e il suo stile ne fanno uno dei monumenti più iconici della strada. Il Circo di Massenzio che fu costruito dall’imperatore Massenzio nel IV secolo d.C. dove si svolgevano gare di carri. La Villa dei Quintili costruita nel II secolo d.C. dai fratelli Quintili. Comprendeva terme, una piscina e una serie di edifici residenziali. La Tomba di Priscilla nota per i suoi affreschi ben conservati e la sua architettura elegante. Si ritiene che sia stata costruita per una donna di nome Priscilla nel I secolo d.C. numa_pompilio_e_la_ninfa_egeria La Tomba di Annia Regilla costruita nel II secolo d.C. per onorare la memoria di Annia Regilla, una donna di rango aristocratico. La tomba è decorata con affreschi e sculture e riflette l’arte funeraria dell’epoca. Per finire con la Tomba di Romolo una delle tombe più antiche lungo la Via Appia e risale al IV secolo a.C. La tomba è una semplice struttura in pietra, ma rappresenta uno dei primi esempi di architettura funeraria romana.

La candidatura della Via Appia alla lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO significa che questa antica strada romana è stata proposta per essere riconosciuta come un sito di importanza eccezionale a livello mondiale dal punto di vista storico, culturale o naturale. L’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, gestisce un programma per identificare, preservare e promuovere luoghi e monumenti di grande significato per l’umanità, noto come la Lista del Patrimonio Mondiale.

La candidatura di un sito per la Lista del Patrimonio Mondiale implica una rigorosa valutazione da parte dell’UNESCO, in cui esperti esaminano dettagliatamente la storia, l’importanza culturale o naturale, la conservazione e l’accessibilità del sito in questione. Se il sito soddisfa i criteri stabiliti dall’UNESCO, viene iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale. Essere inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale può portare a diversi vantaggi, tra cui una maggiore protezione e conservazione del sito, una maggiore visibilità a livello internazionale e un potenziale aumento del turismo. Questo riconoscimento è un importante segno di prestigio per la conservazione del patrimonio culturale e naturale di un paese.

Nel caso della Via Appia, la sua candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO potrebbe essere una testimonianza dell’importanza storica e culturale di questa antica strada romana e contribuire a preservarla per le generazioni future, assicurando che il suo significato storico continui a essere apprezzato a livello globale.

Quando osservi queste antiche strade romane ti domandi, come hanno fatto a resistere tutto questo tempo? Vediamo di capire anche come venivano costruite e quale tecnica veniva utilizzata.

La costruzione della Via Appia, come molte altre strade romane, fu un notevole trionfo ingegneristico dell’antichità. La tecnica di costruzione della Via Appia seguiva un processo ben definito e coinvolgeva diverse fasi. Ecco come veniva costruita:

Una volta preparato il terreno, veniva creato un robusto letto di pietra, noto come "statumen." Questo strato di pietre o ciottoli serviva da base solida su cui costruire il resto della strada e forniva anche un sistema di drenaggio per evitare l’accumulo di acqua.Sopra il letto di pietra veniva collocato uno strato di ghiaia o sabbia fine chiamato "rudus." Questo strato funzionava come base per il successivo strato di pietra. Poi era la volta del "summa crusta" lo strato superiore della strada che era costituito da pietre più grandi o lastre di basalto. Questo strato di pietra era accuratamente posizionato e livellato per creare una superficie liscia e resistente all’usura. Lungo i lati della strada venivano costruiti bordi o paracarri per impedire ai veicoli di uscire dalla carreggiata. Inoltre, venivano scavati fossati ai lati della strada per convogliare l’acqua lontano dalla superficie stradale, contribuendo così a mantenere la strada in buone condizioni. Venivano poi installate pietre miliari ("milia passuum") a intervalli regolari per segnare la distanza in miglia romane tra le città. Queste pietre miliari fungevano anche da indicatori di direzione per i viaggiatori.

In occasione della mostra l’Istituto centrale per la grafica realizzerà sul proprio catalogo online www.calcografica.it un’apposita sezione dedicata alle opere relative alla via Appia che conserva, e che sarà costantemente aggiornata con capillari ricognizioni ed eventuali nuove acquisizioni. Siamo fiduciosi che la Via Appia possa rappresentare un futuro cammino di pellegrini per la pace e la cultura, una rinascita per le future generazioni. La mostra segna un piccolo passo in questa direzione.

orario di apertura martedì – domenica 10.00 – 19.00 www.grafica.beniculturali.it

 

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