Circa il concetto di Complessità
di
Andrea Forte & Vivi Lombroso
Tali elementi sono distinti fra loro, ma comunque organizzati ed interattivi, a causa di relazioni definite. Conseguentemente, la situazione per cui numerosi elementi interagiscono, viene indicato col termine Complessità. Nel linguaggio comune invece, l’idea di complessità ha un significato critico e prudente, quando non addirittura denigratorio.
In quest’ottica, la Complessità affascina alcuni, vedi l’enigmistica, il pettegolismo, e similari, mentre respinge altri, vedi i misticoidi, i naturomani, i pigri mentali e similari.
Nel secolo scorso numerosi complessologi iniziarono un’operazione critica nei confronti delle scienze specialistiche. Da una parte questa operazione critica ha rafforzato altre operazioni critiche al concetto di storia, alle giustificazioni delle religioni, alla possibilità di costruire una scienza psicologica, alle ideologie. D’altro canto, l’ondata critica specialistica fu favorita da numerose scoperte scientifiche settoriali, tra le quali primeggia la Relatività.
La Relatività Generale ha tolto il tappeto sotto i piedi alla scienza classica; è stata minata la geometria euclidea, l’illusione che esista uno spazio misurabile in assoluto, che esista uno scorrimento temporale uniforme etc. Rimane il fatto che nell’ambito della complessologia si è mandato in crisi il concetto stesso di scienza, cioè la chiave di tutte le certezze. Questo però la gente non lo sa, o non le viene fatto capire in modo giusto.
In che consiste questa critica basilare che è estensibile a tutte le situazioni ?
Consiste nel notare che da una parte, sino al 1850, c’è stata per molti millenni la fede che la scienza fosse uno strumento per chiarire le cose, per capirle, per metterle in ordine. Il sogno di Cartesio: poche idee chiare e semplici. Non sfuggirà che questa fede è parallela a tutte le altre fedi, tipo un dio equilibrato e provvidenziale, la fede in una morale unica e naturale, e così via. Insomma fede nella semplicità.
D’altra parte però cominciò a delinearsi la sistematica contraddizione a questa fede, vedi Heisemberg, Fuzzy logic, Teoria del Caos, Cantor, i Frattali, Gödel. Man mano che le scienze matematiche e logiche andavano avanti, ci si accorgeva che nessun fenomeno andava definito, nessuna situazione la si può capire se è isolata, ma nella misura in cui la si colloca in un contesto, si fanno i collegamenti, ricercando quelli non evidenziati.
Grazie alla Scienza della Complessità emerge dunque la seguente valutazione pregiudiziale: la semplicità allontana dalla conoscenza, in quanto resta semplicismo, e porta al riduttismo. La Complessità invece, avvicina alla conoscenza, in quanto amplifica e consapevolizza.
Il momento in cui si arriva a tale conclusione, ci si accorge che questa valutazione è valida nella vita pratica, intima, nella scienza e in tutte le altre situazioni. Conosciamo troppo bene l’umanità per sapere che la conoscenza non interessa. In realtà interessa far bella figura, mostrare che si vuole incrementare la conoscenza. Sono quelle abbuffate che il sistema nervoso produce quando l’individuo entra in uno stato gratificante, che produce senso di beatitudine e di dolcezza. Il problema è quando una cosa viene eletta a sistema.