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Il Segreto di Nadia B. La musa di Michelstaedter fra scandalo e tragedia (Marsilio 2010)

IL SEGRETO CHE NON C’è


mercoledì 19 gennaio 2011 di Andrea Comincini

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Sergio Campailla


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L’ultimo libro di Sergio Campailla, Professore di Letteratura italiana presso l’Università di Roma Tre, si appresta ad essere una delle opere più sorprendenti nella lunga serie di saggi critici a proposito del giovane filosofo Carlo Michelstaedter.

Il libro, offre un contributo veramente particolare a tutti gli studiosi che non vogliono conoscere il lavoro del ventitreenne morto suicida, ma hanno a cuore l’investigazione di particolare privati, spesso scabrosi, per sviluppare tuttavia una esegesi critica degna di nota a proposito dell’opera. Il metodo adottato da Campailla infatti è molto chiaro ed efficace: la conoscenza dettagliata di certi particolari della vita della bella Nadia, una russa anch’ella suicidatasi in giovane età, può senz’altro illuminare il lettore sul significato della Persuasione e la Rettorica, tesi di laurea del goriziano divenuta ben presto il suo testamento spirituale e intellettuale.

10000000000000CC000000F7EC90DABA Poiché Campailla non è uno sprovveduto e conosce bene il mestiere, stabilisce le fondamenta del proprio racconto su solide basi, ovvero due lettere che la donna avrebbe inviato al filosofo per confessargli di esser stata vittima di una violenza sessuale ad 11 anni, da parte dello zio. Tale segreto, al centro delle riflessioni del libro, aiuterebbe a comprendere il gesto della russa, ed anche la particolare drammaticità che i tentativi probabili di Michelstaedter per sedurla avessero su entrambi.Il Professore inoltre esplora da questo momento cruciale la vita della donna, raccontando altri particolari veramente interessanti ed unici. Il fatto che queste fantomatiche lettere siano state distrutte e che non vi sia alcuna controprova delle affermazioni fatte da Campailla non deve scoraggiare lo studioso alla ricerca di una documentazione scientificamente attendibile. Lo scrittore infatti non si ferma a ciò, ma rivela di aver assistito anche alla distruzione della Appendice VI dell’opera michelstaedteriana, con una ragione di fondo che accomuna entrambi i gesti: la privacy.

10000000000000BD0000010AED038158È chiaro quindi che se la distruzione di carte confidenziali possa esser giustificabile da parte di chi vuol difendere l’onore dei due defunti (così pensarono Campailla e Carlo Winteler, nipote di Carlo Michelstaedter ed il Direttore del Fondo, Manzini), la distruzione di una parte di un’opera, per motivi squisitamente personali, è garanzia della massima serietà ed onestà intellettuale. Che queste carte siano state gelosamente custodite dalla sorella di Michelstaedter per tutta la sua vita e non mandate al macero, ma conservate per un fondo librario, pare particolare secondario, così come parlare di “vita privata” e rispetto dei defunti quando da 40 anni non si fa altro se non rivelare particolari privati dei due giovani. Che Campailla poi sia l’ultimo testimone vivente dell’episodio della distruzione dei documenti, è persino trascurabile.

10000000000000C0000001070D2DBB7ESe le fondamenta dell’analisi appaiono quindi certamente robuste, ancora più affascinante è scoprire la delicatezza con cui affronta la morte della donna, ma soprattutto la inconfutabilità di una logica stringente nello spiegare fatti e situazioni. Basti citarne alcuni come esempi: Campailla parla di pillole prese da Nadia B. per frenare gli appetiti sessuali, ma poi descrive amori travolgenti; narra al lettore dei frequenti massaggi prostatici che Michelstaedter fu costretto a subire a causa delle scorribande nei bordelli, e alle conseguenti inevitabili malattie; ci racconta di occhi usciti dalle orbite per il colpo della rivoltella sparato in bocca ecc. Tutte queste preziose informazioni e gli eventi suddetti possono senz’altro aver influenzato la stesura della Persuasione, averne creato il terreno fertile (in particolare, secondo un giudizio personale, soprattutto i massaggi prostatici), ma senza prove serie si rischierebbe solo il pettegolezzo o la chiacchiera da bar. Campailla per fortuna non ci delude e, a conferma del legame tra opera e autore con la donna russa, cita il “Dialogo fra Carlo e Nadia”, dove Michelstaedter parla proprio della loro situazione sentimentale. Sebbene il titolo del dialogo sia di Campailla e non di Michelstaedter (egli ne propone uno in greco, Chi si attacca alla vita è già giudicato), non bisogna scoraggiarsi né dubitare della serietà del libro.

A riprova abbiamo altre interessanti ricostruzioni. La più sorprendente è quella riguardante Freud. In gioventù Freud stabilì che le violenze sui bambini da parte degli adulti potessero esser la base della sua dottrina, ma presto si accorse che molte di queste violenze sono solo fantasie, e non corrispondono a realtà. Col tempo quindi ritornò sulle proprie analisi e sviluppò la teoria del complesso di Edipo.

Ebbene, come non mettere in relazione il senso di colpa di Nadia, l’esser indifesa e probabilmente accusata di vivere solo fantasie, con i ripensamenti di Freud? L’intuizione di Campailla è geniale più del padre della psicoanalisi, a cui si deve conseguentemente attribuire una bella fetta di colpa nella vicenda.

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Sergio Campailla

Molti altri dettagli potrebbero essere elencati in questa affascinante escursione fra le pagine dell’ultimo libro di Campailla, ma raccontarli varrebbe fare un torto al lettore, il quale potrà godersi un testo veramente esemplare per quanto riguarda la critica michelstaedteriana. Grazie ad esso possiamo finalmente comprendere il peso della figura di Nadia B. nella formazione intellettuale di Michelstaedter. Se i personaggi apparissero a volte afflitti da un narcisismo maniacale, o se - poiché giovani- avvolti dai turbamenti normali della loro tenera età, ciò non deve distoglierci dal punto centrale della argomentazione, ovvero la valorizzazione della “Persuasione e la Rettorica”, lontano dalla chiacchiera e dalla critica da bar.

 

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