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Giardini e no - (Bompiani 2010)

Manuale di sopravvivenza botanica


giovedì 16 settembre 2010 di Pietro Rasulo

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Umberto Pasti


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L’autore del libro è un esperto di ceramica islamica ed appassionato di botanica, ha collaborato a “il Giornale” e “La voce” di Montanelli con articoli sull’arte e sulla letteratura. Ha scritto di viaggi, di costume e di attualità su periodici italiani e stranieri.

In tempi così difficili in cui il livello culturale del paese si sta abbassando notevolmente vi consiglio di leggere questo libro leggero ed ironico per tirarvi su il morale e non pensare, per un po’, a tutte le catastrofi che giornali e telegiornali ci propinano ogni giorno.

Non occorre essere un esperto di botanica ma solo degli amanti della natura, infatti il libro lungi dall’essere un trattato sul mondo vegetale è piuttosto un testo ironico in cui vengono analizzati i caratteri dei proprietari dei giardini attraverso ritratti pungenti e spietati.

Sono circa 150 pagine che scorrono piacevolmente; il libro è diviso in 13 brevi capitoli in cui vengono analizzati: il giardino del collezionista, il giardino porno, il giardino della signora,il giardino miliardario, il giardino di design, il giardino moresco, il giardino del benzinaio, il rondò, il giardino pubblico, infine ci sono dei consigli per fare un giardino e un breve elenco utile di libri quadri e oggetti.

Vi citerò soltanto qualche passaggio che ritengo interessante lasciando al lettore il piacere di gustare l’intero testo.

Per esempio ho trovato molto ironica la descrizione di due non giardini: il giardino della signora e il giardino del miliardario.

Il giardino della signora di solito è ideato e coltivato da una donna di età medio avanzata. Questa categoria di giardinieri è contraddistinta dall’immaginazione, non la fantasia sfrenata e imbrigliata dalla disciplina indispensabile per realizzare il più semplice dei giardini, bensì un’inventiva asfittica e meccanica che si sfoga in “trovatine” e “idee originali”.
Non i sette nani, che sono ordinari, lo sa chiunque. Ma come resistere a quel delizioso puttino in cemento che fa la pipì?Il giardino della signora, così leccato, così laccato è frutto di un lavoro sadico sul terreno che non conosce riposo o requie, ma è costantemente sottoposto a stressanti concimazioni e sarchiature per avere sempre il massimo.

Storicamente i giardini sono stati creati per il diletto dei ricchi. Con l’eccezione forse dei giardini di erbe medicinali annesse ai monasteri. Il giardino antico è sempre il risultato di un esubero di denaro. Che manifesti la potenza e il fasti di un casato es. i Medici in Toscana, i Farnese nel Lazio, o l’agiatezza di un mercante fiammingo del seicento, fin dalla notte dei tempi il giardino è anche uno status-symbol. Il giardino del miliardario contemporaneo è un esempio di non giardino perché molto spesso chi lo possiede no ha un briciolo di passione.

Erede diretto del giardino romano e bizantino, il giardino arabo è uno dei più belli che esistano. Per rendersene conto basta entrare nell’Alhambra di Granada. Nonostante i restauri degli anni venti e trenta, malgrado i tageti, i lampioni di ghisa e i pannelli che indicano i percorsi per i visitatori, avrai la sensazione di trovarti in un luogo simile alla tua idea di paradiso.

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L’Alhambra di Granada

Il Giardino Moresco: L’Alhambra di GranadaIn pochi giardini l’uomo è riuscito a sollecitare contemporaneamente e con tale intensità la vista, l’udito, l’olfatto e il tattoPochi luoghi creati dall’uomo riescono ad esprimere nello stesso tempo e così compiutamente un’idea di quiete di sfarzo, di sacro e di piacere, di formalismo e di naturalezza.Ho visitato questi giardini alcuni anni fa e consiglio a i lettori di programmarsi, appena possono, un viaggio a Granada.

Per sottolineare ancora meglio la sua idea di giardino l’autore così si esprime a proposito del giardino del “benzinaio”. Il giardino del benzinaio è il mio preferito. Non è un giardino nel vero senso del termine eppure è l’unico esempio di spazio verde in cui la cura dell’uomo riesce ad adeguarsi ad un contesto ostile come pochi altri e a trarne risultati impensabili.

Ciò che intenerisce in queste aiuolette è l’amore di chi le ha piantate, di chi ogni tanto le innaffia e smuove la terra si è concentrato proprio qui in questi luoghi di passaggio brutti e infelici accanto a bidoni di immondizie ed entrate nelle latrine. Ogni volta che mi capita di vedere una di queste aiuole mi commuovo. E’ l’amore che esprimono, la solitudine che rivelano, il loro anelito alla bellezza e al decoro in periferie orrende.

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Umberto Pasti

Nell’ultima parte del suo libro l’autore da qualche breve consiglio utile per realizzare un giardino. Ne riporto qualche pezzo più significativo.Diventare giardinieri significa tentare, sbagliare, provare grandi delusioni e piccole soddisfazioni che incoraggiano a sbagliare di nuovo. Il giardino non può nascere da una violenza esercitata sulla terra.

Fare un giardino vuol dire arrendersi fino al punto di dimenticare se stessi e obbedire alla qualità del suolo, alla sua esposizione al sole, alla quantità di acqua disponibile, ai drenaggi e agli eventuali ristagni al clima ed alle sue escursioni.I giardini sono sempre stati di moda fra coloro che non erano giardinieri, il giardino non può essere di moda, come alla moda non può essere il corpo umano, il sole, il mare, la luna, ciò che esiste c’è ed è sempre esistito.

L’unico consiglio che, dopo decenni di giardinaggio, mi sento di dare è il seguente: rifletti molto a lungo prima di eliminare qualsiasi forma di vita vegetale dal luogo in cui ti accingi a piantare il tuo giardino. Le cosiddette erbacce non esistono.Molto spesso se quelle piante si trovano lì non è un caso. Osservale, ascoltale, uccidendo una pianta non commetti solo un crimine bensì un eccidio, interrompi una catena vitale che coinvolge creature di moltissime specie. “Ascoltare il tuo giardino, abbandonarsi alla sua voce significa abbandonarsi alla voce più segreta e più folle che è in te. “

 

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