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Silvana Carletti (Dir.Resp.)
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Gli accordi di pacificazione nel diritto internazionale (Giappichelli, 2009)
GLI ACCORDI DI PACIFICAZIONE INTERSTATALI ED INTRASTATALI IN UN ACCURATO STUDIO
giovedì 29 ottobre 2009
di Carlo Vallauri
Argomenti: Mondo
Argomenti: Politica
Argomenti: Cristiana Carletti
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Un’analisi delle operazioni per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale nell’esperienza dell’ONU ha compiuto Cristiana Carletti ne Gli accordi di pacificazione nel diritto internazionale (Giappichelli, 2009). L’A. rileva che l’evoluzione delle varie tipologie messe in atto ha reso “inadeguato” i peace keeping ed esamina le considerazioni e proposte di D. Cox (Exploring an Agenda for Peace, pubblicato nel ’93 ad Ottawa) al fine di gestire in modo ottimale tali operazioni. Il raggiungimento degli scopi insiti in esse infatti implica l’esigenza di rispondere sia alla tutela della popolazione civile nei conflitti sia ad una più ampia garanzia della sicurezza umana, di portata non nazionale bensì globale, tanto che si pensa a cosmopolitan peace keeping in grado di svolgere interventi più incisivi. Oltre infatti all’analisi dello spazio nel quale va svolto l’intervento vanno gestite le fasi di transizione nei contatti con le parti in conflitto al fine di realizzare nell’azione per il mantenimento della pace una adeguata assistenza umanitaria mediante operazioni di supporto da affrontare con imparzialità, con uso “limitato” della forza, utilizzando invece componenti sia militari che civili per facilitare il consenso delle parti in contrasto e avviare il processo di democratizzazione post-conflittuale. Osservazioni da tener presenti – osserviamo – sia per conflitti tra soggetti di diritto internazionale che nel caso di azioni pacificatrici in conflitti nazionali. In quest’ultima fattispecie gli strumenti operativi dovranno puntare ad una composizione mediante istituti od organi per la definizione e regolazione di apposite Commissioni “per la verità e riconciliazione” sull’esempio del Sud Africa.
Carletti cita al riguardo i casi del Cile, della Nigeria, del Congo o anche di Timor Est (quest’ultimo su mandato della stessa ONU). Altri casi sono quelli di El Salvador (1991) e della Sierra Leone (2000). Si tratta in effetti di funzioni sintetizzabili nella duplice espressione “truth-seeking and truth-telling”. Al di là delle esperienze indicate, è evidente il rilievo assunto da tali procedure ai fini della tutela dei diritti umani perché in effetti sono gli obiettivi principali da curare, e a tale risultato si può pervenire garantendo la partecipazione pacificatoria e ricostruttiva ad ambo le parti in contesa (offensori e vittime). Oggetto di valutazione sono le violazioni delle libertà fondamentali, secondo la convenzionale disciplina internazionale, sia al diritto internazionale umanitario, dalla Convenzioni dell’Aja alle quattro Convenzioni di Ginevra dirette a tutelare combattenti feriti, prigionieri di guerra, e popolazioni civili coinvolte in conflitti interstatali o intrastatali. E tutta una materia complessa, per la quale le ricerche della studiosa forniscono approfondito materiale.
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