Ispirato da un fotogramma di un filmino in cui Speer appare come sciatore, Tuymans dipinge un quadro in cui l’architetto è a terra con gli sci addosso e il volto del tutto cancellato: il titolo ci dice che il personaggio ritratto è Speer, ma se non ci fosse, nessuno potrebbe sapere che si tratta di lui. Da questa assurda scelta del pittore, parte l’indagine di Latronico che si chiede se il dipinto celi un segreto su Speer, su chi sia stato in realtà. Forse Tuymans ha cancellato il volto di Speer nel dipinto per evidenziare “l’interstizio fra la spiegazione di un’immagine e l’immagine stessa”, una crepa, un gap che nasconde forse un segreto che ci induce ad indagare?
E pertanto si ripercorre la storia di Speer, architetto di Hitler, poi ministro degli armamenti durante la II guerra mondiale, in seguito condannato a 20 anni di carcere a Spandau, dove scrive le sue memorie e come passatempo escogita un’immaginaria quotidiana “camminata intorno al mondo”, infine gira l’Europa concedendo interviste in cui minimizza il suo coinvolgimento nel genocidio degli ebrei, dichiarando di non esserne stato mai a conoscenza.
- Albert Speer
Forse è questo il segreto a cui allude l’opera di Tuymans che invece lo crede coinvolto e colpevole? A quanto pare no: in un dipinto precedente intitolato “Secrets” egli è rappresentato con gli occhi chiusi e in un altro, The Walk, passeggia con Hitler. Allora forse il pittore si riferisce al suo lavoro di architetto? E l’indagine continua.
- Dipinto di Luc Tuymans
Latronico con determinazione cerca e trova spunti di riflessioni nel romanzo della scrittrice, filosofa e sceneggiatrice Ayn Rand, The Fountainhead (1943- in italiano tradotto con il titolo La fonte meravigliosa, da cui fu tratto anche il film omonimo di King Vidor nel ’49, con Gary Cooper), libro di culto con oltre sei milioni di copie vendute, inno all’individualismo e all’anticonformismo, suscitò critiche contrastanti sia da parte di conservatori che progressisti. Secondo il mio modesto parere, le opere della Rand esaltano in parte un tipo di liberismo “illuminato” alla Stuart Mill, radicato nella teoria utilitaristica di “the greatest good of the greatest number”.
Tornando al romanzo, esso racconta le vite parallele di Howard Roark e Peter Keating, due architetti molto diversi: il primo persegue un ideale di rinnovamento estetico, senza scendere a compromessi, il secondo invece è un mediocre opportunista, disposto a tutto per denaro. Il forte “individualismo” e la “volontà” consentono alla mente di Roark di “vincere sulla materia” e secondo Latronico ciò accomuna Roark e Speer. Usa poi la definizione di “tecnico-artista” per Speer che per realizzare costruzioni nuove si arroga il diritto di operare in una dimensione avulsa da qualsiasi giudizio morale: come artista Speer, quindi, aderisce al nazismo per cogliere l’opportunità di costruire ciò che sogna, come tecnocrate svolge le sue mansioni senza porsi problemi etici.
In verità avendo letto sia il libro che visto il film, non ho trovato troppe similitudini tra i due personaggi, anzi per certi versi mi sembra più vicino a Peter Keating, considerando che di mezzo c’è l’orrendo dramma della Shoah! E anche Latronico scrive (pag.60) che forse Speer era “un uomo preoccupato, tormentato dalla propria immagine, un esemplare qualunque, un uomo normale disposto a fare qualunque cosa, persino falsificare una citazione nelle proprie memorie, per essere visto come un uomo speciale”.
- Vincenzo Latronico
Un piccolo libro quello di Latronico che, in uno stile colto e coinvolgente, si muove tra letteratura, arte, storia e disquisizioni filosofiche, una sorta di thriller centrato su un’indagine senz’altro condotta con maestria intorno ad un segreto che è preferibile non rivelare fino alla fine, poiché i segreti vanno svelati gradualmente anche ai lettori.
Vincenzo Latronico, nato a Roma nel 1984, laureato in filosofia all’Università di Milano, ha scritto i romanzi Ginnastica e rivoluzione e La cospirazione delle colombe (Ed. Bompiani). Nel 2012 con La cospirazione delle colombe ha vinto il premio Bergamo e il premio Napoli. Nel 2022 ha pubblicato Le perfezioni (Ed.Bompiani), candidato al Premio Strega 2023. Collabora con diversi giornali e ha tradotto molti libri.
Giovanna D’Arbitrio