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FARE SCUOLA A SCAMPIA di NICOLA COTUGNO

Tecnologie digitali usate in modo umanistico
sabato 18 marzo 2023 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Recensioni Libri


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Presentato con successo in varie location culturali di Napoli, il libro “Fare scuola a Scampia - Buone pratiche digitali per la coesione educativa”( Ed. Erickson live), di Nicola Cotugno, architetto e docente, raccoglie testimonianze di studenti da lui coinvolti in progetti innovativi, basati sull’uso di strumenti digitali, dal 1996 al 2021 all’ITI Galileo Ferraris di Scampia.

“Dare senso alla scuola, produrre nei ragazzi interesse e coinvolgimento - afferma Nicola Cotugno - attrarli verso percorsi che producono forza interiore e consapevolezza, capaci di farli crescere più forti delle tante fragilità di un territorio come Scampia, bello e complesso ma con tantissima vitalità. Si può e si fa ma occorre una scuola innovativa e formativa, grazie ad un uso umanistico del digitale, che genera coesione educativa”.

E in effetti anche la prefazione di Eraldo Affinati e nella postfazione di Marco Rossi-Doria, mettono in evidenza l’importanza della Scuola come potente strumento di crescita che soprattutto nei quartieri a rischio può diventare per i giovani e anche un’opportunità di riscatto civico e sociale. Ed è essenziale comprendere che la tradizionale lezione frontale in certi contesti non è produttiva, poiché bisogna rendere le lezioni coinvolgenti e interattive, avvalendosi in modo nuovo, costruttivo, “umanistico” anche delle tecnologie digitali, spesso demonizzate, come ad esempio videogiochi didattici, creazione di siti web e quant’altro, strategie didattiche che tenendo sempre desto l’interesse degli alunni, combattono almeno in parte un’endemica dispersione scolastica.

“Questo universo – il libro lo mostra a ogni passo – contiene tutte le componenti della crisi educativa che attanaglia i quartieri poveri del mondo, anche in Occidente e anche in Italia- Rossi Doria evidenzia- Non basta guardare a quei ragazzi o trovare nuove vie per la didattica. Non vi può essere un diaframma tra vita e scuola. La scuola sì è luogo protetto e deputato all’apprendimento ma il flusso con tutto il resto è potente e ha un carattere “multi-strato”, appunto, che va affrontato nel lavoro di insegnamento. Si tratta di un’ urgenza ulteriore che va indagata, compresa, attraversata da un esame economico, sociologico, antropologico, psicologico, ecc. Il docente deve avere o reperire più sguardi. Deve riprendere a studiare per acquisirli. Deve continuamente cercare confronti con altri mestieri e altri saperi per comporre la sua azione in classe con la comprensione del contesto che sta contribuendo a voler trasformare”.

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Prof. Nicola Catugno

Avendo insegnato per molti anni nella scuola media statale, questo libro ha risvegliato in me tanti ricordi. In effetti come dimenticare la mia “gavetta” nelle scuole di Frattamaggiore, Secondigliano, Rione Traiano, considerati quartieri “a rischio” anche a quei tempi, quando poco più che ventenne ho dovuto affrontare ragazzi quasi pronti per il servizio militare e “parcheggiati” ancora in una scuola media perché più volte “bocciati”?! Mandata là allo sbaraglio ad insegnare inglese…qualche santo mi avrà dato una mano! Subito compresi che i metodi didattici tradizionali in quell’ambiente non potevano essere efficaci. Riuscii a farmi ascoltare traducendo per loro le canzoni inglesi e americane che cantavano senza conoscerne il significato e gradualmente, comprendendo i loro seri problemi, potei aiutarli in qualche modo, conquistai la loro fiducia e ottenni insperati risultati. Insegnai così non solo inglese, ma anche italiano e tante altre cose che vanno sotto il nome di “cultura”, ma imparai anch’io da quegli umili ragazzi, talvolta con genitori o parenti in prigione, cresciuti in ambienti deprivati, eppure esseri umani capaci di buoni sentimenti e di sorridere con riconoscenza a chi tendeva loro una mano.

“Svantaggiati”, così vengono definiti tali alunni per il divario socio-culturale rispetto ad alunni provenienti da altre classi sociali, presenti in percentuale dell’11% circa anche nei quartieri eleganti. Ho combattuto per loro tutta la vita, credendo fermamente nel diritto all`istruzione, a cure sollecite e attente per uno sviluppo armonioso della personalità di ciascun alunno, al di là di privilegi e classi sociali, per il rispetto dovuto ad ogni essere umano in quanto “unico e irripetibile”. Quando lessi “Lettera a una professoressa”, scritta dai ragazzi di Barbiana sotto la guida di don Milani, mi commossi e trovai giuste le loro critiche ad una scuola che colpiva soprattutto poveri e disadattati con le bocciature. Cosa è cambiato da quei tempi? In effetti anche se ora si ricorre di meno alle bocciature, dispersione scolastica e analfabetismo non sono stati ancora debellati ed è ormai inconfutabile l’incapacità della Scuola Statale nel colmare il “divario culturale” tra le classi sociali, salvo eccezioni dovute all’impegno di insegnanti che si prodigano per tali alunni con tutte le loro forze. Lo dimostrano i continui e costanti tagli sull’Istruzione fino ad arrivare ai caotici Istituti Comprensivi, tagli sempre più massicci tra una crisi economica e l’altra, tra pandemia e guerra in Ucraina.

Ben vengano quindi docenti come il Prof. Nicola Cotugno, docenti che si dedicano all’insegnamento con professionalità e amore per i ragazzi, malgrado le difficoltà che attanagliano la Scuola statale. “Viviamo in anni in cui manca il respiro delle idee, di solidarietà e passione. E proprio per combattere questa asfissia bisogna ricominciare a sperare e a immaginare, ricordando che alcuni valori e alcuni diritti non possono e non devono essere trattabili: tuttavia vale la pena di continuare la battaglia”, come afferma Vauro Senesi in “Storia di una professoressa”.

Giovanna D’Arbitrio

Ecco un’intervista all’autore realizzata mercoledì 5 ottobre 2022 da Loredana Lipperini di Fahrenheit-Radio Tre :

 

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