“Storie, quelle che Sciotti racconta, in cui Eros e Thanatos danzavano abbracciati a passo di tango e sparivano inghiottiti dall’oscurità in fondo ad un elegante corridoio Liberty- scrive il regista Stefano Amatucci- Storie di amori malati, quelli che egoisticamente pretendiamo quando non si può averli e che si trasformano in Meduse con mille serpiente che l’abballano ’ncapa cantando sotto le luci di un palcoscenico o di una festa di piazza o di un Cafè Chantant. L’amore talvolta è come la droga che ti butti nelle vene e di cui è impossibile fare a meno perché senza di esso resterebbe solo il vuoto nelle nostre vite. E allora le nostre Dive hanno preferito un “malammore” invece che nessun amore. Così le loro esistenze si sono consumate tra un colpo di cipria profumata sul volto e barbiturici ingeriti con un vecchio Bourbon, tra pellicce e abiti luccicanti e missive mai spedite o mai recapitate, tra fasci di rose rosse profumate di sedicenti promesse e telefoni bianchi bagnati di lacrime, tra applausi scroscianti e colpi di rivoltelle. Alcune vite di Dive sono state spezzate da misteriose fatalità, da destini bari e crudeli come terremoti, guerre o malattie che le hanno sprofondate dall’alto delle luci della ribalta nel fondo di abissi fatti di miseria e disperazione in una continua lotta per la sopravvivenza”.
- Paolina Giorgi
Sfilano davanti agli occhi del lettore gli omicidi di Renata Carpi e Paolina Giorgi, i suicidi di Gabriella Bessard, Ester Bijou, Carolina Ropolo Favi, Emma Santini, il mortale incidente automobilistico di Emma Carelli, la morte di Gilda Mignonette sulla nave in un viaggio tra Napoli e New York, di Lina Resal deceduta proprio dopo aver raggiunto il successo, di Marianna Checcherini, uccisa da povertà e stenti dopo un’altalenante vita tra successi e insuccessi, di Liliana Castagnola deceduta a causa di sonniferi usati per alleviare emicranie dovute a una pallottola mai estratta dalla testa dopo un tentato omicidio, di Gigina De Crescenzo morta di parto a soli 19 anni, di Eva Galliani deceduta per un’operazione chirurgica sbagliata, di Amelia Rondini, sfregiata da un guappo e morta di febbre spagnola. Terremoto e guerra si porteranno via Tina Vergani, Maria Fougére, Mimì Branca, Ida Durant e Lia Flirt. E infine anche la follia fece le sue vittime, come le sorelle Corinna e Bianchina De Crescenzo.
- Bianchina De Crescenzo
E lo stesso autore offre ai lettori una dettagliata descrizione del libro di cui qui riportiamo i punti salienti: “Le canzonettiste di fine ‘800 e anni successivi, sono state le vere attrazioni dei maestosi spettacoli di café chantant: incatenavano alle poltrone il pubblico maschile e incantavano quello femminile con il talento, le toilette, i trucchi vistosi, le movenze delicate e scabrose, i potenti mezzi vocali, le danze, i gioielli e con tutto quello che poteva esaltare un perfetto corpo seminudo (…)La critica, per anni, non fu tenera con loro, e spesso riuscì a ghettizzarle con articoli discriminatori.(…) L’assenza di requisiti artistici e la provenienza da ambienti non propriamente affini al mondo dell’arte hanno rappresentato la cifra o forse lo stigma del mondo delle canzonettiste. I presupposti per emergere o risollevare le sorti di questo universo erano alquanto scarsi. La diffidenza della stampa viaggiava di pari passo con i luoghi comuni costruendo un muro insormontabile per coloro che, al contrario, possedevano talento e indubbie capacità artistiche. Le paillettes, le penne di struzzo, i trucchi abbondanti, i seni scoperti e i luccichii dei gioielli erano gli ingredienti salienti di un’uniforme identificativa di un varietà nel quale le aspettative di qualità erano pressoché compromesse. Fortunatamente le incisioni discografiche giunte fino a noi hanno smentito il comune sentire svelando una nutrita compagine talentuosa e dotata, sfatandone l’imperante pregiudizio che veniva da lontano (…) L’intenzione di questo libro è quella di riportare alla luce artiste dimenticate nelle pagine polverose dei giornali dell’epoca: partendo dalla loro triste e drammatica fine, riavvolgo il nastro della loro esistenza per strapparle all’oblio e destinarle alla memoria storica del varietà”.(Antonio Sciotti).
- Antonio Sciotti
Antonio Sciotti, napoletano, classe 1967, figlio e nipote d’arte, ha ereditato dal padre una mirabile collezione di cimeli legati al teatro e alla canzone napoletana. Saggista, scrittore e storico del teatro e della canzone partenopea, si occupa attivamente di tutto il movimento relativo al recupero della memoria storica del mondo di Cantanapoli. Cura gli archivi musicali della casa editrice La Canzonetta e collabora con diversi periodici di collezionismo musicale. Docente di Storia della Popular Music presso il Conservatorio Nicola Sala di Benevento; direttore artistico del teatro Cortese di Napoli. Ha scritto: Gilda Mignonette: Napoli New York solo andata (Ed. Magmata, 2008), Ada Bruges, l’ultima sciantosa di Cantanapoli (Ed. Rabò, 2010), Alcuni successi de La Canzonetta: Da Tu ca nun chiagne a Indifferentemente (Ed. La Canzonetta, 2011), Cantanapoli: L’Enciclopedia del Festival della Canzone Napoletana 1952-1981 (Ed. Luca Torre, 2012), Almanacco della Canzone Napoletana Vol. 1° 1880-1922 (Ed. Bascetta, 2020), Almanacco della Canzone Napoletana Vol. 2° 1923-1980 (Ed. Bascetta, 2020), Le Dive del Fonografo 1900-2000 (Ed. Bascetta, 2021), I Divi della Canzone Comica 1900-2000 (Ed. Bascetta, 2021), Isa Danieli e la dinastia teatrale dell’800 1800-2000 (Ed. Bascetta, 2021).
Giovanna D’Arbitrio