Ortensio da Spinetoli è stato un uomo, prima di essere un sacerdote, che ha preso seriamente il messaggio evangelico, e di conseguenza, si è trovato solo e isolato proprio dentro la Chiesa.
Tutta la ricerca del biblista è volta separare il grano dal loglio – distinguere ciò che fu veramente detto e praticato da Gesù di Nazareth da quanti, succedutigli, hanno trasformato la sua predicazione in qualcosa di profondamente diverso e distante dalla stessa.
In questo breve volume sono racchiusi alcuni scritti che vanno dal 1993 al 2011, legati da un filo rosso: liberarsi dagli orpelli teologici e dalle costruzioni asettiche di pensieri distanti dall’agape cristiana. Come indica il teologo Alberto Maggi nella introduzione, “tutta la ricerca scientifica di Ortensio è orientata a saper discernere nel testo sacro la parola di Dio e quella che è la sua interpretazione da parte degli uomini”.
Ma è veramente possibile? Per lo studioso non solo lo è, grazie all’applicazione del metodo morfocritico alla Bibbia, ma risulta già comprensibile e concepibile affrontando le Scritture partendo proprio da Cristo. Risulta chiaro infatti che il nazareno, analizzandone la breve parabola terrena, non si è cimentato in dispute teologiche per correggere la dottrina, né ha cercato di creare una nuova gerarchia di potere: la prima è chiaramente la risultante dell’incontro con la mentalità razionalistica greca, la seconda con la tradizione giudaico veterotestamentaria.
Il vero messaggio di Gesù è democratico e orizzontale (il lavaggio dei piedi è simbolo perfetto di tale atteggiamento) come il discorso per parabole lo è per la struttura essenzialmente esperienziale e non astratta dell’esser cristiano.
Ortensio da Spinetoli, è chiaro, si pone agli estremi delle formulazioni ufficiali, con posizioni decisamente “eretiche”. D’altra parte afferma che già nei Vangeli appare poco del vero messaggio, poiché “contaminati” dalle categorie storiche dell’epoca e da un travisamento dovuto anche alla mancata comprensione della forza di quella novella, persino dai suoi discepoli.
“Il messaggio di Gesù ‘Vi ho dato l’esempio, come ho fatto io fate anche voi’ (Gv 13,15) è stato sostituito da surrogati della teologia giudaica e più tardi del sacramento cristiano”. In quest’ottica la forza del Cristo, primo fra i fratelli, viene smarrita in un rivolo di correnti e credi, obnubilando il messaggio della Croce. Si tratta chiaramente, anche stavolta, di prendere atto dell’attacco frontale di un membro della Chiesa alla Chiesa stessa.
La storia è colma di questi personaggi, ma se leggiamo gli scritti dell’autore si arriva veramente a percepire una rilettura rivoluzionaria – persino eccessiva? – della tradizione cristiano cattolica in particolare.
Con il Concilio Vaticano II e successivamente con l’elezione di Papa Bergoglio al soglio pontificio, una speranza di riordinare le idee e i cuori sembra per l’autore più probabile. Nelle encicliche succedutesi nel corso degli ultimi anni appare forte la volontà di ricondurre la Chiesa a Cristo, di tentare cioè una spiritualizzazione autentica di una gerarchia ecclesiale troppe volte associata a scandali finanziari e non solo.
“La prepotenza delle religioni” trova come antagonista la dolce fermezza della vera spiritualità, la quale traspare anche nelle parole e nelle pagine di questo libretto – polemico sì, ma mai astioso – e nella intervista che chiude la raccolta. La via da percorrere per ritrovare la vera buona novella è semplice: “Egli [Cristo] ha scoperto Dio come amore, ma non si è preoccupato di darne una definizione, tanto meno inappellabile.”
L’opera di Ortensio da Spinetoli ha suscitato e susciterà inevitabilmente forti dibattiti, e va sicuramente approfondita, ma è incontrovertibile che queste sono dispute da teologi e lui non ne sarebbe affatto entusiasta e dovunque sia ora, forse ci ride sopra.
Nel logo: Ortenzio da Spinetoli