Sono interventi che testimoniano il lungo percorso di una idea sui rapporti interindividuali ed internazionali, in particolare dal Seicento ai giorni nostri, rievocato da grandi personalità protagoniste delle azioni non violente contro la guerra e le varie forme di oppressione etnica, politica e di sfruttamento economico. Nelle parole di Albert Schweizer e Martin Luther King tornano le esortazioni di Erasmo da Rotterdam e di Kant e le aspre prove sostenute per la liberazione dalla povertà in Africa e dalla disparità razziale in America. Altri aspetti significativi risaltano in occasione della premiazione di enti ed organizzazioni, dal comitato della Croce Rossa all’Unicef, ai medici senza frontiere ad Amnesty International, che ogni anno offre un panorama completo delle ingiustizia cui sono sottoposti popoli interi (il rapporto del 2008 è stato pubblicato in questi giorni).
Ed ancora più pregnanti sono le occasioni dell’alto riconoscimento attribuito insieme a più persone, rappresentative di contrapposte posizioni, come Henry Kissinger e Le Duc Tho, responsabile quest’ultimo dei guerriglieri vietnamiti che si opponevano all’intervento degli Stati Uniti. Altrettanto simboliche le figure del grande combattente per la parificazione dei neri in Sud Africa, Nelson Mandela, imprigionato per lunghi anni, premiato congiuntamente a F. W. De Klerk, capo del governo che cercò di avviare alla riconciliazione.
È noto che nel ’94 la commissione scandinava scelse Yasser Arafat, Shimon Perez e Yitzhak Rabin, cioè un arabo e due israeliani, il primo ed il terzo a lungo propugnatori anche della lotta armata in difesa dei diritti dei rispettivi popoli.
Sul piano personale il premio Nobel è stato inoltre attribuito a Madre Teresa per la sua opera ininterrotta per i poveri e gli infermi di Calcutta e di altre parti del mondo, nonché al Dalai Lama, come a Michail Gorbaciov (nel ’90, a suggello della azione svolta per porre termine alla dittatura comunista con la liberazione dei popoli ad essa sottoposti), al promotore della campagna per la messa al bando delle mine antiuomo e alla meno nota Rigoberta Menche Tum, coraggiosa interprete della volontà di resistenza all’oppressione del potere capitalistico nell’America Latina. Richiamiamo infine l’attenzione su Javier Perez De Cuellar cui venne consegnato il riconoscimento per premiare le missioni di pace svolte dalla pur tanto criticata ONU, segno del ruolo svolto dalle istituzioni internazionali, quando sono ben guidate.
Da elogiare quindi la pubblicazione ed in specie i traduttori dei vari discorsi, tra cui lo stesso curatore Barillari.