In effetti le donne stanno vivendo sulla loro pelle una nuova Età dei Barbari anche nei cosiddetti paesi “civili”, dove spesso si sentono trattate come esseri umani di serie B, fino purtroppo ad arrivare alle ultime lettere dell’alfabeto in tante parti del mondo in cui predominano arretratezza, ignoranza, maschilismo, pregiudizi.
Molti sono i libri dedicati alla condizione femminile, tra questi uno dei più recenti è “il Canto dei Cuori Ribelli”, di una scrittrice di successo, Thrity Umrigar. Il romanzo viene così presentato dalla casa editrice Pienogiorno: “Aveva quattordici anni Smita quando con la sua famiglia ha dovuto lasciare l’India in circostanze drammatiche. Una volta al sicuro in America, ha scacciato dal cuore la nostalgia per i crepuscoli aranciati e il profumo inebriante dei cibi che il padre le comprava dai venditori ambulanti e giurato a se stessa che mai più sarebbe tornata in quei luoghi che l’avevano così profondamente ferita. Ma anni dopo si ritrova a dover accettare con riluttanza l’incarico di coprire una storia di cronaca a Mumbai, per il suo giornale. Seguendo il caso di Meena – una giovane donna sfigurata brutalmente dai suoi fratelli e dai membri del suo villaggio per aver sposato un uomo di un’altra religione – Smita si ritrova di nuovo faccia a faccia con una società che appena fuori dallo skyline luccicante delle metropoli le pare cristallizzata in un eterno Medioevo, in cui le tradizioni hanno più valore del cuore del singolo, e con una storia che minaccia di portare alla luce tutti i dolorosi segreti del suo passato. Eppure, a poco a poco le sue difese cominciano a vacillare, i ricordi a riaffiorare e la passione a fare nuovamente breccia in lei…Sullo sfondo di un meraviglioso Paese sospeso tra modernità e oscurantismo, in un crescendo di tensione, due donne coraggiose e diversamente ribelli si confrontano con le conseguenze di due opposti concetti di onore e di libertà, in una storia indimenticabile di tradimento, sacrificio, devozione, speranza e invincibile amore”.
- L’Autrice
Il racconto inizia mentre Smita si trova in vacanza alle Maldive e viene contattata da una collega, Shannon, corrispondente dall’India, che le chiede di raggiungerla a Mumbai, poiché è ricoverata in ospedale per una frattura a un’anca. Arrivata in India, Shannon le affida l’articolo di cronaca che sta scrivendo sul caso di Meena, una giovane donna sfregiata dai fratelli indù per aver sposato un musulmano senza il loro consenso.
Il libro in effetti ci racconta la storia di due donne, Smita e Meena, entrambe ribelli e coraggiose, anche se molto diverse l’una dall’altra. Piena di dubbi e timori, Smita accetta l’incarico anche se vorrebbe evitare il riaffiorare di tristi ricordi in India che con la sua famiglia aveva lasciato molti anni prima. In seguito, proprio seguendo il caso di Meena, riesce a superare le sue paure con l’aiuto e l’amore di Mohan, un amico di Shannon. Convinta inizialmente di voler tornare alla sicurezza trovata negli Stati Uniti da bambina, alla fine sente un forte ed inevitabile richiamo alle origini indiane in un Paese che ha ancora molto da offrire nonostante i suoi aspetti contrastanti.
Meena è una donna di una forza sovrumana, pronta ad affrontare una morte orrenda nella lotta contro una società arcaica, maschilista, divisa da conflitti religiosi, ignorante e crudele: inizia un’azione legale contro i suoi fratelli, perderà, verrà uccisa brutalmente, ma fino alla fine continuerà a sperare che il suo sacrificio possa servire a costruire un futuro migliore per sua figlia, la piccola Abru, un nome che dignifica “onore”.
Ci sembra giusto ricordare due personaggi maschili altrettanto positivi: il marito musulmano, Abdul, che crede possibile una società più giusta, moderna, inclusiva, priva di pregiudizi, conflitti religiosi e privilegi; Mohan, un giovane che, pur se costretto a rivedere molte idee sul proprio Paese, non solo continuerà ad amarlo, ma diventerà per Smita un supporto nelle scelte più significative della sua vita.
Un libro senz’altro coinvolgente, con un ritmo narrativo incalzante per la tensione crescente che suscita nel lettore, sollecitando riflessioni su tanti temi, non solo sulla condizione femminile più dura da sopportare in lontani paesi, ma anche sui valori universali di amicizia, buoni sentimenti, coraggio, dignità, onore, lealtà, amore. Il romanzo, inoltre, mostra le mille facce dell’India, un grande Paese “emergente”, in cui purtroppo basta uscire dalle metropoli per ritrovarsi in piccoli villaggi in cui i capi impongono i loro diktat.
Il libro ha ottenuto molti consensi e commenti positivi. Eccone alcuni: “Un romanzo di eccezionale grazia e di straordinaria profondità: culturale, personale, romantica, spirituale” (Rebecca Makkai, finalista Premio Pulitzer); “Un magistrale racconto umano” (Salaman Rushdie); “Che scrittura magnifica! Un libro emozionante, importante, indimenticabile” (Cheryl Strayed, New York Times); “Una storia potente, con personaggi che vi accompagneranno per molto tempo” (Reese Whiterspoon, Premio Oscar); “Ispirato a fatti realmente accaduti, un romanzo che svela mirabilmente i suoi segreti, uno dopo l’altro, come petali di una peonia” (The Boston Globe).
Thrity Umrigar, nata in India, ha collaborato a lungo con il Washington Post, il Plain Dealer e le pagine culturali del Boston Globe. Insegna scrittura creativa e letteratura alla Case Western Reserve University. Tra i suoi libri ricordiamo: Bombay Time, First darling of the morning: selected memories of an indian childhood, The Space Between Us, If today be sweet, The weight of heaven, The world we found, Everybody’s son,
When I carried you in my belly, The secrets between us, Binny’s Diwali, Sugar in milk, Honor, The Museum of failures.
Giovanna D’Arbitrio