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PIETRO PIRO: L’UOMO NELL’ INGRANAGGIO

La Zisa Edizioni 2019
domenica 24 novembre 2019 di Andrea Comincini

Argomenti: Recensioni Libri


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Esiste un futuro per l’uomo?

Nell’era del tardo capitalismo si può registrare un cambiamento antropologico epocale: se l’uomo ha sovente sottomesso il proprio simile per ridurlo a mezzo, strumento e schiavo, oggi la mercificazione dell’esistenza ha raggiunto un livello tale per cui è il vivente in generale, come categoria (animali, piante, persone), a diventare a tutti gli effetti e latitudini una merce.

Questo ingranaggio non risparmia nessuno, e si tende sempre più a considerare fatalisticamente la sua necessità, dovuta a poteri insormontabili, la cui efficacia rende solo utopistica qualsiasi soluzione. Per fortuna, davanti tanto disfattismo c’è chi sa ancora cogliere nel mondo quelle energie e speranze né defunte né avventate, bensì imprescindibile possibilità e scelta concreta. Con L’uomo nell’ingranaggio, Pietro Piro – sociologo, educatore esperto di politiche della marginalizzazione e dei fenomeni migratori – offre uno strumento prezioso per capire quali siano le strategie migliori per ricoltivare una gioia condivisa, una comunità di persone “di buona volontà”.

Piro parte da una domanda fondamentale: “quale parte della mia vita dedico al servizio di un’idea e di uno scopo che durerà oltre la mia vita e al tempo stesso la realizzerà pienamente?”

In questo interrogare, emerge l’intelligenza del testo in questione, e la sua importanza. Davanti alle atrocità del mondo, appare evidente quanto oggi un intellettuale vero non può essere tale se si trastulla con sterili concetti, pur emancipativi. Se un pensiero, una teoria non si tramutano in una azione – e possiamo dire una azione etica condivisa – il risultato è soltanto un altro oggetto del mercato capitalistico, dedito a sfornare finti anticorpi a uso e consumo di radical chic adagiati in comodi salotti o in aule accademiche semivuote.

Quanto sottolinea Piro è ben diverso: ogni pensare deve essere rivolto alla liberazione dell’individuo concreto e non astratto, alla sua inclusione, alla lotta contro fame e miseria dal punto di vista quotidiano, a una mancipazione vera dalla solitudine alienante. Bisogna tornare a scendere in strada, uscire dall’autoreferenzialità, camminare nelle piazze, e capire che l’Altro non è un concetto ma persona reale. Per tali ragioni questo libro è carico di umanità e di gioia. Gioia del partecipare, del confrontarsi, del cadere per rialzarsi insieme.

Dalle riflessioni su papa Francesco fino al “disobbediente Don Milani”, passando per La Pira, Jaspers o Ilich e l’essenziale tema del lavoro, l’autore considera vitale affrontare le questioni dirimenti del nostro tempo con quello spirito cristiano illuminato capace di respingere ogni legame con l’ottusa macchina dell’obbedienza passiva spesso sostenuta da qualsiasi vertice di potere, e con il desiderio di accompagnare questa rivoluzione con delle pratiche educative, volte a ricollocare l’uomo in un regno di pace, interiore ed esteriore.

Un mondo più ecologico, rispettoso della diversità, più lento e meno alienante, in ascolto, dove l’individuo non viene triturato dalla macchina della propaganda della crescita illimitata, dello shopping compulsivo o della volgarità catodica, per approdare a una “spiritualità del quotidiano” a cui attingere energie vive e pure.

In uno dei capitoli più intensi, “Fede e obbedienza in Don Milani”, si coglie quella scintilla che potrebbe far ardere di vera vita. Piro ricorda: “Sono convinto che Don Milani sia morto perché ha sofferto fino al midollo l’esclusione e l’isolamento, il non essere amato e riconosciuto. Soprattutto da una Chiesa dalla quale ha sempre cercato un riconoscimento che in vita non è mai arrivato. Don Milani era un figlio che “nessuno vuole”.

Oggi, quanti di questi figli che nessuno vuole dormono per strada, soffrono la fame, vengono cacciati dalle loro case, affondano nel Mediterraneo o sono respinti appena approdano?

Per sottrarsi a questa infamia, per comprendere senza farsi avvelenare dall’odio, occorre ragionare: Piro ci invita a camminare insieme su questa strada, ricordandoci tuttavia – come prima sottolineato – che il santo non si riconosce prioritariamente dalle forze dell’intelletto ma da quelle del cuore. Per spezzare la macchina mondiale dello sfruttamento e sfuggire dalle maglie dell’ingranaggio, serve prima di tutto umanità. Parafrasando Silone: “La sola realtà che mi ha sempre interessato è la condizione dell’uomo nell’ingranaggio del mondo attuale, in qualunque sua latitudine o meridiano.

E naturalmente mi sento, ovunque, dalla parte dell’uomo e non dell’ingranaggio”.

Ogni uomo è tenuto a scegliere.