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La paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla (Mondadori 2008)

TREMONTI ATTACCA IL MERCATISMO ED INCITA AD OPPORVISI

Un libro da leggere e meditare "Abbiamo i cellulari ma non abbiamo più i bambini. In un mondo rovesciato, oggi il superfluo costa meno del necessario. Vai a Londra con 20 euro, ma per fare la spesa al supermercato te ne servono almeno 40"
domenica 4 maggio 2008 di Carlo Vallauri

Argomenti: Economia e Finanza
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Giulio Tremonti


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Nella fase finale della campagna elettorale per le elezioni del 2008 a chi chiedeva quale sarebbe stato il vincente della contesa, era possibile rispondere con il nome di Giulio Tremonti. Infatti mentre Berlusconi ripeteva le sue allettanti promesse e Veltroni si prodigava in tutte le direzioni non riuscendo ad ottenere appoggi dal centro – cardine e punto determinante del confronto – il libro dello studioso lombardo raggiungeva i punti alti nella classifica dei best-seller. E ve ne erano buoni motivi.

La paura e la speranza (Mondadori 2008) ha portato infatti alla sua chiara conclusione precedenti scritti e aperture di prospettive di Tremonti, dimostrando come la situazione grave (in parte, prevedibile) dei mercati mondiali e per conseguenza, dell’Italia (rivelatasi sempre più quale anello debole della crisi internazionale) richiedeva decisioni impegnative, per non restare irretiti negli effetti collaterali dell’economia globale.

E in questo nuovo agile volume, riallacciandosi a quanto già indicato in altre occasioni, il ministro-predestinato a reggere le sorti della nostra finanza ha spiegato con estrema lucidità che se vogliamo salvare il paese da guai peggiori non possiamo rinunciare a rilanciare una politica di interventi pubblici non nella gestione dell’economia bensì nella tutela della produzione, dal livello nazionale a quello europeo, assumendo impegnative determinazioni sulla scorta di eventi in corso affinché si possa reggere alle conseguenze negative del processo di globalizzazione.

L’A. non invoca quindi il demonio per chiarire gli sviluppi dei fenomeni nodali emergenti da parecchi anni, tutt’altro. Egli illustra i termini esatti del “mercatismo”, cioè la realtà sovrana nell’attuale congiuntura, dominante nella sua progressiva estensione, dopo lo shock dei prezzi, la crisi dei titoli finanziari e del meccanismo degli scambi con i rischi che ne derivano a livello globale, ambientale e locale. L’impressionante forza della crescita cinese, il dumping sociale che spiazza le imprese europee, la velocità delle nuove spinte tecnologiche, il fantasma della povertà (ed era proprio questo il titolo di uno studio al quale concorse lo stesso Tremonti più di quindici anni or solo), le cadute dei valori materiali – e lo stesso economista richiama altresì quelli immateriali – provano come gli squilibri bancari e commerciali esplosi recentemente, tendano a spostare – e aggravare – i conflitti sociali e l’indebitamento generalizzato senza la possibilità di farvi fronte. Sono tutti i fattori portanti di una condizione inarrestabile e di fronte alla quale si può rispondere solo con azioni adeguate, che siano in grado di rovesciare questo corso pericoloso. Si è determinato uno “state capitalism”, imperniato su istituzioni bancarie e governi incontrollabili.

Ecco allora la necessità impellente di una “politica nuova” che – dopo il fallimento delle ideologie – riesca a determinare, non attraverso il ricorso allo Stato–provvidenza, bensì mediante una linea alternativa al mercatismo, misure attente a valorizzare le differenti identità, riconducendo così al “primato della politica” e dando luogo a scelte di “responsabilità“. Tremonti sollecita la contrapposizione alle influenze in atto mediante una attiva risposta operativa che liberi le energie, utilizzi i mezzi disponibili, le risorse esistenti ed i nuovi ritrovati scientifici per sviluppare le “comunità” tutelandone i suoi valori e impedendone lo snaturamento. Non accettare, non subire quindi passivamente costi e rischi della globalizzazione, ma operare per limitare i danni del mercatismo.

Precisa nell’analisi – profonda, accurata, ineccepibile nei molteplici risvolti presentati – questa tesi rischia di essere meno convincente nelle soluzioni proposte. D’altronde proprio la complessità e interconnessione dei problemi non consente facili risposte. È preferibile allora recepire l’insegnamento (si guardi in particolare a quanto l’autore fa presente in merito al WTO e alla contestazione dei meccanismi europei) e, raccogliendone la sollecitazione, contribuire ad arricchirla di ulteriori elementi nella indicazione delle scelte che si rendono necessarie se non vogliamo affogare nel mare dei nuovi autoritarismi non più tanto visibili come nei totalitarismi del XX secolo, quanto penetranti nel profondo della società, come – ed è questa l’ultima annotazione

 

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