LE VOCI DELLE BETULLE, di EloiSA Donadelli, (Ed.Sperling&Kupfer), tra i cinque finalisti del Premio Pavoncella 2019, colpisce per l’atmosfera magica che riesce a creare e per il forte legame con la natura, pur senza staccarsi mai dai problemi reali: è un romanzo profondo e struggente che racconta le storie di donne di diverse generazioni e le loro difficoltà nell’affrontare la vita. Attraverso le emozioni della protagonista, Bernadette, riusciamo a percepire quel vuoto emotivo che toglie l’aria nei momenti difficili, quando ci si trova in precario equilibrio, prima di decidere che direzione prendere.
Il romanzo segna l’esordio di Eloisa Donadelli nella narrativa con una delicata saga familiare ambientata nei luoghi a lei cari: Milano e la Valtellina. .
Nel risvolto e quarta di copertina il libro viene così presentato: “Le betulle ci insegnano ad avere radici per restare e foglie per sognare. Bernadette Laudis vive da sempre con un peso inspiegabile sul cuore, un senso di vuoto che le fa mancare l’aria all’improvviso, nonostante l’abbraccio caldo della famiglia, e che cerca di colmare con il suono del suo violoncello.
Finché un giorno un oggetto stonato, rinvenuto sul pavimento di casa, rivela una verità affilata che squarcia il velo di purezza di cui credeva ammantata la sua vita. E il dolore la getta in un crepaccio senza appigli, di quelli che si insidiano nei ghiacciai delle Alpi che fanno da contorno al paesino di Cimacase, dove lei da Milano si è trasferita per amore.
Una notte, in cerca di ossigeno fresco, Bernadette si addentra nei boschi, trovando una casa circondata di betulle.
Lì vive Giosuè, un pastore solitario, un uomo anziano che si è fatto eremita per proteggere i ricordi. In paese lo chiamano «il re delle betulle»: dicono che i suoi consigli siano un balsamo per le ferite dell’anima; dicono che sappia leggerti dentro, ma che non tutti riescano a trovarlo.
Saranno quel luogo e quell’incontro a dare voce al passato di Bernadette, alla storia della sua famiglia e al mistero delle sue origini, liberandola da quell’antico peso sull’anima. Perché ci sono destini che solo gli alberi sono in grado di preservare.”
Saranno dunque gli eventi a indicare alla protagonista la via giusta. Il richiamo delle origini sarà per Bernadette forte e irresistibile: il bosco l’attira con le sue benefiche energie e calma i suoi attacchi di panico, tra il vento che mormora tra le foglie e le misteriose betulle, quasi creature viventi.
Un romanzo che si legge tutto d’un fiato per lo stile fluido e coinvolgente. Ci ricorda l’importanza di famiglia, affetti, ricordi, mettendo in risalto la forza interiore delle donne che resistono anche se scosse dai venti impetuosi della vita, restando ben ancorate alle loro radici.
In un’intervista l’autrice ha affermato che il romanzo trae in parte ispirazione da esperienze personali, come il divorzio dei suoi genitori, l’amore per la natura, la baita della sua famiglia. Le betulle le ricordano quelle che suo nonno “aveva piantato davanti alla sua finestra, nella casa in montagna, perché i loro tronchi chiari davano davvero luce rispetto al bosco oscuro che avevano alle spalle”, oscurità che da bambina le faceva paura. Sono piante pioniere, che colonizzano terreni poco fertili, come quelli bruciati dagli incendi. Nelle mitologie nordiche rappresentavano un legame con il cielo e le fate”.
Eloisa Donadelli è nata a Morbegno, in provincia di Sondrio. È laureata in Lingue e letterature straniere e insegna inglese in un liceo linguistico. Con il Ciliegio ha pubblicato il libro per ragazzi Agostino Pizzoccheri e la biomagia
Giovanna D’Arbitrio