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Il velo della diversità (Feltrinelli, 2007)

COME PIZZORNO SMONTA LA LOGICA DELL’AZIONE COLLETTIVA

Teoria della politica sociale
martedì 22 aprile 2008 di Carlo Vallauri

Argomenti: Sociologia
Argomenti: Alessandro Pizzorno


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Sociologo e cultore degli studi politici, Alessandro Pizzorno ha acquisito una posizione chiara nel panorama degli intellettuali che cercano di accoppiare agli approfondimenti sociali s psicologici su temi di grande rilievo razionale una riflessione attenta allo scorrimento delle vicende collettive. Adesso in Il velo della diversità (Feltrinelli, 2007) egli raccoglie una serie di saggi nei quali muove proprio dal rapporto tra svolgimento di eventi e ripercussioni nell’ordine teorico. La funzione sociale della produzione di spiegazioni si è rivelata sempre più essenziale, in un’epoca nella quale le “insidie” dall’individualismo e del relativismo rendono arduo individuare identità precise attorno alle quali porre le basi per il superamento dell’ “io”.

La stessa “azione” rischia di perdere una propria collocazione culturale: è difficile infatti appellarsi alla “verità”, quando l’ “incertezza” caratterizza lo stesso mondo scientifico. Cita al riguardo il caso della lettura dei giornali pubblicati nei giorni successivi alla “presa della Pastiglia”: c’è in quei documenti la identità della “nazione francese”.

Pizzorno si misura quindi con il tema della “scelta razionale” e sottolinea la distinzione tra il soggetto d’azione studiato dagli economisti rispetto al soggetto studiato dai sociologi. Giocano forze impersonali, come si osserva quando si pone mente alla teoria economica della democrazia di Downs, secondo la quale “votare” non può considerarsi un comportamento razionale, data la scarsa probabilità che un singolo voto possa avere effetti apprezzabili sul risultato elettorale, oppure alla teoria dell’azione collettiva di Olson, secondo il quale la formazione dei gruppi, dei movimenti non può essere spiegata in termini di costi e benefici in quanto lo svantaggio della partecipazione allo sforzo collettivo è superiore ai benefici ottenuti.

Abbiamo citato queste due tesi perché da esse si potrebbe dedurre l’inutilità dell’impegno politico. Ma l’A. osserva altresì gli effetti della produzione di norme che possano interiorizzare i valori, secondo una logica che egli stesso aveva già esposto (socializzazione, incentivazione, disciplina) e si sofferma quindi sui limiti dell’uso della nozione di razionalità nelle scienze sociali. Come si vede, scorrendo da Weber ai sociologi più recenti, il problema dei riconoscimento sociale si pone come centrale per la comprensione razionale dei fenomeni.

Nelle altre parti del succoso libro, Pizzorno riequilibra il concetto di “capitale sociale”, nel cui ambito si diffonde sulle varie interpretazioni che ne sono derivate. A noi sembra che il contributo prezioso da lui apportato riguarda da un lato il rigore metodologico, fondamentale nella “teoria sociale” (disciplina che egli insegna all’Istituto europeo di Fiesole), dall’altro le osservazioni sul cambiamento sociale con i richiami di indubbia validità critica sulla partecipazione politica. In merito alla più attuale tematica del potenziale – pubblico e privato – nella società in via di globalizzazione, si sofferma particolarmente sulle modifiche nell’ordine produttivo. Naturalmente n questa sede di segnalazione non possiamo che elencare gli argomenti sui quali il libro fornisce chiarimenti, dal “perdurante bisogno di Stato” ad una “politica dell’eticità” che egli vede emergere dopo la fine della politica ideologica.

Più soggettivi i termini con i quali Pizzorno scrive in merito alla “maschera”, una metafora tagliente – a noi sembra dell’attuale stato della politica in qualunque senso si voglia intendere tale parola. Come sempre nelle sue opere, eccezionale l’apparato bibliografico a livello internazionale. La logica dell’azione collettiva – per citare il titolo del libro di Olson – risulta, dalla lettura di questi saggi, sempre più destinatari di una sua probabile attuabilità. Sappia leggervi ciascuno la critica alle proprie azioni autoreferenziate.

 

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