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NEFES - Piccolo trattato sull’esistenza infranta (Tangram Edizioni Scientifiche, 2018) ISBN-9788864581712

LA FRATTURA TRA ESSERE ED ENTE UMANO

Il valore del mondo non appartiene al mondo. L’invenzione della verità, per trascorrere la notte.
domenica 18 marzo 2018 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Andrea Comincini


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Con tale premessa si apre il libro di Andrea Comincini, prima dell’introduzione nella quale emergono inquietanti domande: “Cos’è dunque la Verità? Che sia solo verosimile il luogo in cui viviamo, ovvero il tempo delle cronache e dei data base? Dove riposa la verità intera? Viviamo sospesi tra ciò che è e l’eventualità”.

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Daniela Calabrò

La Prefazione, a cura di Daniela Calabrò, inizia con la citazione di una frase del libro (pag. 18): “Ciò che è, scompare”, punto di partenza che ha in sé anche la fine, o meglio il tragico fine: l’essere Nefes. E nel primo capitolo troviamo una frase tratta da “l’Epopea di Gilgamesh (Adelphi ’86)”: “La morte malefica recide l’Umanità”. La morte è il traguardo che attende ogni essere umano, come se non bastassero ingiustizie, calamità e malattie subite nel corso della vita che evidenziano la mancanza di un Progetto. Nessuna metafisica, nessuna trascendenza può sanare la frattura tra Essere ed Ente umano.

La metafisica secondo l’autore è paragonabile a “lumino tenuto acceso di notte nella stanza dei bambini, per mandar via gli spiriti malvagi e le ombre sul muro, oppure il racconto del pargolo per farlo addormentare”. (pag.23). Un excursus nella storia della filosofia, dai presocratici ad oggi, serve poi a Comincini per avvalorare la convinzione che la stessa Filosofia sia “la celebrazione di un inganno perpetrato per superare la Paura” e perfino la Scienza che sembra offrire un’alternativa all’ortodossia metafisica, non riesce a svelarci nulla sulla frattura tra Uomo ed Essere, a dare un Senso, solo l’Arte offre un Senso che avvalora la nostra esistenza, poiché “l’armonia dell’opera diventa la nostra armonia”, consegnando ”l’universalità del dolore, dell’esistenza infranta, nella soggettività singolare” (pag. 80).

Sulla copertina del testo nella presentazione del contenuto si legge quanto segue: “Il libro si articola in due sezioni: nella prima si approfondisce il rapporto Mythos-Logos fra i maggiori pensatori occidentali, sottolineando quanto la paura abbia determinato la speculazione filosofica. Comincini ne desume il concetto di frattura, grazie al quale si interroga sul rapporto tra scienza e fede, e sul significato di “male di vivere”. Le conseguenze vengono ribadite durante la disamina dell’opera d’Arte e a proposito della prova ontologica sull’esistenza di Dio. Tale “materialistico mistico”, la distinzione tra ValoreSenso e Conoscenza rinnova l’analisi su molti contrasti e temi irrisolti del pensiero davanti ai grandi quesiti del Novecento: dove Nietzsche o Wittgenstein arrivavano al paradosso, Comincini propone soluzioni alternative, approdando a un quadro teoretico solido ed efficace. Nella seconda parte la scrittura e il registro si fanno più colloquiali, pur mantenendo intatta la tensione speculativa. Si indaga in particolare il vincolo coercitivo nella quotidianità tra dominante e dominato, l’uso dei media, il plagio operato da tv e cinema. Applicando gli strumenti della filosofia all’esistenza ordinaria, memore della lezione di U. Eco, l’autore arriva a considerazioni niente affatto scontate sui meccanismi che condizionano e dirigono le nostre società democratiche”.

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Persuasione e rettorica

In “Nefes” diversi sono i riferimenti al pensiero di Carlo Michelstaedter al quale l’autore ha dedicato un libro da lui curato “La Persuasione e la Rettorica di C. Michelstaedter, edizione critica” (Joker edizioni). Secondo tale filosofo la “persuasione” è la visione propria di chi ha compreso la tragicità della finitezza e non ricorre a impiastri che possano lenire il dolore. L’essere è finitezza, ma gli uomini rigettano questa tragica consapevolezza. “Persuaso” è chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi nelle cose o nei luoghi comuni della società, ma riesce a consistere nel presente abbandonando quelle illusioni di sicurezza e di conforto create da potere, cultura, dottrine filosofiche, politiche, sociali e religiose, illusioni dalle quali a tutti fa comodo non discostarsi troppo: è questo restare perennemente attaccati alla vita, a far sì che la ’rettorica’ trionfi sempre. La vita, soffocata dalla ricerca di piaceri, potenza, presunzione filosofica di possedere la via e quindi la vita stessa, non vive, e quindi nella vita stessa si fa esperienza della morte, quella cantata in una dance macabre nel Canto delle crisalidi di C .Michelstaedter: noi col filo / col filo della vita / nostra sorte / filammo a questa morte“.

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Carlo Michelstaedter

Ecco il canto recitato in un video: https://www.youtube.com/watch?v=_H0-PbBDA5Q

Avvalendosi di uno stile prettamente filosofico nella prima parte che cede il posto a quello più colloquiale nella seconda, Nefes risulta senz’altro un libro molto interessante benché intriso di pessimismo nel costatare il prevalere di, Paura, orrore, omologazione, ottundimento delle menti, imposti da un freddo Potere a livello mondiale, inducendo l’autore alla negazione di una Divinità crudele e distante nella sua indifferenza verso le tragedie della Terra. Forse solo attraverso Arte e Amore possiamo ritrovare quell’Armonia che risana la frattura tra Essere ed Ente umano.

Alla fine del libro c’è ancora sprazzo di luce; quando egli si chiede: “Saremo noi a riprenderci in mano i nostri destini o ci penseranno quei popoli che oggi vengono sfruttati e si affacciano davanti alle nostre spiagge? Chiunque sarà, sarebbe bello esserci”.

P.S.

Nelle note biografiche sull’autore si legge che Andrea Comincini, laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi “Roma Tre”, ha conseguito un Ph.D. in Italianistica presso lo University College Dublin, dove ha lavorato in qualità di Senior Tutor. È stato Helm‑Everett Fellow presso la Indiana University nel 2011. Giornalista pubblicista e ricercatore indipendente, collabora con “Il manifesto”, “Alfafabeta2” e “Scena Illustrata”. Ha pubblicato “Itinerari filosofico‑letterari” (Aracne 2010); “Altri dovrebbero aver paura” (traduzione e curatela di lettere inedite di Sacco e Vanzetti, con prefazione di Valerio Evangelisti e con un contributo di Andrea Camilleri, Nova Delphi 2012); “Voci dalla Resistenza” (Aracne 2012), una collezione di testimonianze sulla vita dei partigiani;”L’anima e il mattatoio” (Progetto Cultura, poesie, 2013). Nel 2014 ha curato “Le ragioni di una congiura” (Nova Delphi), ancora su Sacco e Vanzetti, e Carlo Levi filosofo (Aracne). Nel 2015,” La persuasione e la rettorica di C. Michelstaedte”r, edizione critica (Joker edizioni).


 



  • LA FRATTURA TRA ESSERE ED ENTE UMANO
    21 marzo 2018, di Savino De Rosa

    La Verità è la nostra esistenza stessa, il nostro percorso di vita presente, quello passato dei nostri antenati, quello futuro dei posteri. L’esistenza si svolge sulla Terra, comunque, indipendentemente dalle sovrastrutture che l’essere umano ha creato nel tempo. La Verità è dove si poggia ora il nostro piede o si poggiava o dove si poggerà, qui o su un altro Pianeta o su una Stella, prima o poi raggiungibile in un’altra galassia. Forse incontreremo altre esistenze, ma per farlo
    dovremo far progressi prima come umani qui sulla Terra e… se non dovessimo riuscirci, forse rimarremo ancora qui, senza evolverci. Credo che Chi ci ha creato ha in Sé un Progetto di elevazione e armonia che noi dobbiamo realizzare attraverso gli opposti: sentimenti buoni e cattivi, gioia e dolore, brutto e bello, odio e amore ecc.. A noi la scelta. Questo per me significa “esistenza”: l’eventualità che l’evoluzione sia possibile, per cui la nostra missione è procedere senza incertezza verso tale fine.

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