Pochi conoscono il nome di Giuseppe Tucci (1894-1984). Questo illustre ricercatore è stato il maggiore tibetologo italiano dagli anni ’30 fino alla morte, la cui attività si è svolta in gran parte sotto il fascismo prima e con la “protezione” di Andreotti poi, fatalità che gli costò parecchio in termini di visibilità in un paese dove troppe carriere vengono consacrate a seconda della parte politica “autorizzata” a rappresentare “la cultura”.
- ISMEO
Orientalista di fama mondiale, fu amato e rispettato più oltralpe che in patria; ciò nonostante, a lui è dedicato l’ISMEO, l’Istituto di studi per il medio ed estremo oriente da lui stesso fondato.
Già a 12 anni parlava sanscrito ed ebraico: una carriera incredibile, fatta di scoperte importantissime e di pubblicazioni eccezionali. Molti testi sono ormai parte degli archivi storici, ma per fortuna alcune case editrici riconoscono ancora l’attualità del lavoro svolto e la profonda importanza esegetica. È merito della Luni editrice se oggi possiamo leggere un libretto essenziale e folgorante, Apologia del taoismo. Pubblicato nel 1924, l’opuscolo getta luce su una diatriba mai sopita, tanto da confondere completamente il messaggio taoista.
- Giuseppe Tucci, giovane esploratore, in oriente
Apologia, perché di ciò si tratta.
Tucci parte dal fattore storico che ha incrinato la comprensione del taoismo, sostanzialmente l’ostinata contrapposizione con il confucianesimo. Quest’ultimo, quale dottrina legata soprattutto alla gestione pratica della politica, avulso da ogni misticismo o poco incline alla introspezione, ha bollato “la rivale” dei soliti luoghi comuni che colpiscono tutti i pensieri meno scientifici. Anche la storia del taoismo non ha giovato alla causa: se il nucleo originario è fonte di profonda saggezza, è pur vero che lo sviluppo della filosofia, insieme all’abuso di alcuni pseudofilosofi, l’ha portata veramente a rituali magici ed esoterici privi di senso.
Nondimeno, e lo studioso lo sottolinea sempre, non bisogna confondere il vero Tao con quanto l’ha succeduto. Il taoismo è soprattutto amore della ricerca interiore e della spiritualità. Mistico, sì, ma senza quella patina di peccato che avvolge la tradizione occidentale, troppo incentrata su una redenzione da un mondo marcio e cupo.
Nel Tao, nella Via, tutto avviene nel mondo (Se si vogliono individuare filosofi “taoisti”, i paragoni più calzanti sono Parmenide, Eraclito e Giordano Bruno) – e nel mondo la verità si manifesta grazie a una intuizione che ricongiunge l’essere umano con il cosmo. Si tratta di una religione o filosofia lontana dal metodo dialettico, ma non per questo incapace di rivelazioni sorprendenti. Il taoismo tuttavia non è contrario alla scienza: quanto sostiene è una visione olistica del creato, e soprattutto il predominio dell’interiorità sull’esteriorità.
- Lao Tzu
Nelle pagine si avverte, grazie anche alla grande vena narrativa dell’autore, abilissimo scrittore, tutta la potenza e la saggezza di chi guarda al mondo senza essere legato a esso, ma “attraversandolo” come acqua in un torrente.
- Tao te Ching
Tucci ci invita alla lettura del Tao te ching con l’intento di non cercare assiduamente di occidentalizzare una cultura per molti aspetti diversa dalla nostra. L’obiettivo non è, ovviamente, respingerla, ma permetterle un vicinanza più limpida e sincera, da cui può fiorire una saggezz
- Giuseppe Tucci
a lontana dalle mode new age che tutto oggi contaminano e sviliscono.
Come dice Lao Tzu: “Ho solo tre cose da insegnare: semplicità, pazienza, compassione. Questi sono i tre tuoi più grandi tesori. Semplicemente nelle azioni e nei pensieri, tu ritorni alla fonte dell’essere. Paziente sia con gli amici sia con i nemici, tu ti concili con il senso delle cose. Compassionevole verso te stesso, riconcili tutti gli esseri del mondo.” Per intendere Lao Tsu, sottolinea Tucci, è necessaria soprattutto
una affinità spirituale, e soprattutto seguire la massima: “Non ragionare! Non riflettere! Solo allora comincerai a conoscere il Tao […] Lo raggiungerai senza percorrere nessuna strada determinata”.