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Copertina del libro

TRE VITE- Autobiografia movimentata di un lucano normale, Edizioni Nuova Prhomos, 2017

Perché leggere la biografia di uno sconosciuto?

Una esperienza di vita genuina e completa con i suoi lati negativi e positivi e gli strani scherzi del destino.
lunedì 1 gennaio 2018 di Luciano De Vita

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Pietro Rasulo


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In realtà per me non è uno sconosciuto, ma un amico con il quale ci siamo frequentati per una decina di anni assieme a sua moglie e condiviso molte passeggiate quando era andato in pensione e per quanto possibile il suo dolore per la perdita della sua amatissima Adriana.

Ora tornato nella sua terra nativa, i nostri contatti sono diventati più virtuali, anche per l’avanzare dell’età (la mia soprattutto). Quindi mi trovo in una situazione abbastanza strana

“TRE VITE” racchiuse in un volumetto di oltre 300 pagine, se ho capito bene fatto stampare in proprio.

Unico figlio di una coppia di contadini di una terra avara, il giovane Pietro ha assimilato fin da piccolissimo e sarà sempre conscio dei valori del lavoro e dell’impegno. Pertanto fin dalle elementari studia con profitto. Per la scuola deve vivere in paese accudito dalla nonna Donata, a Stigliano (MT), a oltre 10 chilometri dalla casa dove i genitori lavorano la terra nella loro campagna ottenuta dopo anni di lotta dall’Ente di Riforma Fondiaria, mentre il nonno fa il pastore ed il casaro.

Il suo ottimo profitto convince i genitori a fargli continuare gli studi, ma l’Istituto Tecnico scelto sta a Taranto. Questo significa dover stare a pensione, i cui costi pesano sul bilancio famigliare, ma per un figlio si fa questo ed altro. Le vacanze estive sono l’occasione di stare ad aiutare i genitori, che hanno cercato di ingrandire l’attività agricola con un po’ di allevamento.

Con il diploma a pieni voti il nostro Perito in Telecomunicazioni sarebbe stato un contadino sprecato. A Bari non c’era la facoltà di ingegneria elettronica, per cui Pietro decise per la facoltà di Economia e Commercio, famosa a Bari. Occorrono buoni voti e rispetto dei tempi degli esami per essere esentati dal pagamento delle tasse. Con lavoretti occasionali si guadagna qualche soldo extra, perché stare a pensione costa tutti i mesi.

Le fidanzatine naturalmente non mancarono, ma i tempi erano ben diversi dagli attuali ed i canoni comportamentali molto più rigidi e legati al passato

Comunque con il 1968 cominciarono i moti studenteschi e l’intesa tra operai e studenti che influirono sulla formazione politica di molti giovani, tra i quali il nostro protagonista che divenne allora un militante di sinistra che è rimasto legato a tali ideali.

Ormai prossimo alla laurea ha adempiuto ai suoi doveri di leva per 15 mesi come soldato semplice, sperando così vanamente, come racconta, di poter essere ravvicinato alla città di studio Bari.

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Università di Bari

Finalmente laureato il 2 gennaio 1975 iniziò la sua carriera professionale presso l’ANIC di San Donato Milanese. Uno dei bravi tecnici meridionali, preparato e in gamba che si è distinto rapidamente, ma migrante in una terra fredda e nebbiosa, quasi straniera.

Con la sua forte tempra di origine contadina ha quindi cercato di adattarsi al meglio, andando a vivere a portata di 1 ora di autobus dalla sede di lavoro, a Crema. Così è potuto convolare a nozze con la sua fidanzata Angela che conosceva da anni per le estati che lei passava nella casa avita dei genitori di Stigliano, che per lavoro vivevano a Taranto.

Nel 1978 è nato a Taranto il suo unico figlio Leonardo, dove Angela aveva voluto essere assistita dai suoi genitori, con grande dispiacere di Pietro, che avrebbe voluto vivere questa esperienza esistenziale assieme a lei. Dal contesto mi è sembrato di capire che da qui sono cominciate tensioni con i suoceri che turbavano la vita della giovane coppia con figlio.

Le amicizie locali erano poche, con alcuni colleghi con i quali si era trovato al momento dell’assunzione, che poi con il tempo si sono dispersi. La situazione di emigrato lo isolava dal contesto della città di provincia Crema decisamente poco inclusivo, anche per il suo intenso impegno sul lavoro e i lunghi spostamenti per raggiungerlo.

Comunque si era fatta una buona fama di tecnico, propositivo per migliorare la produttività aziendale, esperto nell’uso dei calcolatori che andavano diffondendosi rapidamente nell’industria. Negli anni ‘80 ebbe anche occasione di diventare responsabile di maggior livello presso la capogruppo.

Ma i suoi interessi culturali a quel tempo non dovevano essere dei più ampi e probabilmente si trovava molto compresso tra impegni familiari e lavorativi, senza molti spazi per soddisfare la sua sete di conoscenza e le sue curiosità. Occuparsi nei weekend del figlio che cresceva era rimasto il suo unico momento di soddisfazione.

Inoltre sempre nel decennio dell’80 una serie di disgrazie e lutti familiari. Una frana aveva distrutto la casa dei genitori, la morte dell’amato nonno (1986) e poi del padre a 72 anni (1988).

Pietro aveva cominciato a somatizzare il suo disagio. I rapporti con la moglie dovevano essere ormai esauriti, non ne parla. Accenna solo che nel 1990 “accantonata la decisione di separarsi” accettò di andare con la sua famiglia negli USA su invito dello zio Rocco che vi si era trasferito da anni, il quale li accolse molto calorosamente e fece loro esplorare molti aspetti interessanti della costa est.

Un amico collega di lavoro alla fine del 1991, vedendolo sempre molto “abbacchiato”, gli propose di accompagnarlo in un viaggio di 13 giorni in India intorno a capodanno organizzato dall’agenzia Avventure nel Mondo. Questa organizza solo alcuni aspetti dei viaggi, lasciando molta libertà di organizzarsi ai partecipanti.

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India Jaipur

Ecco quindi Pietro assieme al suo amico Giovanni avventurarsi alla scoperta di questo affascinante subcontinente indiano.

Durante una lunga trasferta in pullman nel Rajastan si sedette accanto a lui una signora che si presentò come Adriana, “che non passava inosservata, la sua esuberanza, la sua voglia di scoprire e approfondire le cose, mi avevano colpito”.

Con Adriana il mondo di Pietro si allarga improvvisamente in una dimensione universale. Comincia a scoprire l’arte e la bellezza, entra in una dimensione culturale che, a mio avviso, non aveva mai immaginato, comincia a respirare una nuova aria.

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Adriana
2005 in Giordania (Foto LDV)

Rientrato a casa si sente diverso, cambiato e nel 1992 si separa dalla moglie Angela, pur continuando a vivere a Crema per stare vicino al figlio ormai quattordicenne. Nel 1998 otterrà il divorzio, abbastanza problematico per le pretese della moglie.

Si conclude così nel ’92 la sua prima vita. E comincia la sua seconda “da fidanzato a distanza”.

Adriana era senz’altro una donna interessante e sensibile, storica dell’arte, insegnante di sostegno, molto impegnata socialmente, di idee di sinistra. La abbiamo conosciuta assieme a Pietro nel 2005 durante un viaggio di una settimana in Giordania. Per la empatia che ci inspirava abbiamo continuato a frequentarci a Roma ed a approfondire la nostra amicizia con entrambi.

La seconda vita di Pietro è tutta centrata su Adriana, a cui è dedicato il libro.

Il fidanzato a distanza, nonostante le difficoltà logistiche per incontrarsi, ha descritto minuziosamente tutti i viaggi annuali alla scoperta del mondo fatti con Adriana.

Capisco che questo allargamento dei suoi orizzonti culturali, dandogli una maggiore coscienza di se fa bene anche alla sua carriera che nel 1997 gli ha permesso di occupare un ruolo importante presso una società internazionale di consulenza aziendale e quindi potersi finalmente trasferire a Roma.

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Adriana e Pietro
Wadi Rum 2005 (Foto LDV)

Nel 2004 Adriana e Pietro hanno formalizzato il loro matrimonio, e continuato i loro viaggi annuali fino al 2011.

Dal 2009 Pietro inizia a collaborare con Scena Illustrata, commentando fatti di attualità politica e raccontando i suoi interessi per la storia delle religioni, tema di cui si era appassionato

Nel 2012 Adriana si ammala e in pochi mesi assistita amorosamente da Pietro in luglio lo lascia solo.

Si conclude così la sua seconda vita, che nonostante le soddisfazioni professionali, lo lascia distrutto, senza il suo faro che ha illuminato la sua vita.

Comincia la sua terza vita di cui scrive molto poco.

Ormai in pensione Pietro è tornato spesso a Stigliano a visitare la madre che dal 2010 è nella casa di riposo e la assiste fino al 2015 quando la madre novantenne muore.

È accompagnato da una signora rumena Georgeta, che ha conosciuto alle Terme di Tivoli. Le uniche cose che cita nel libro sono che ha una origine contadina simile alla sua, figlia di una madre presto vedova, che vive a Nima in una zona sperduta di campagna lontana da tutto. Alternando lavoro e studio si è diplomata infermiera ed era impiegata in un ospedale rumeno fino alla sua chiusura. È stata quindi costretta a emigrare in Italia come badante.

Lasciare il caos dell’Urbe, per andare a vivere di fronte al mare a Policoro, non lontano dal paese natio, vicino alle cugine, è forse un modo per volersi isolare da tutti i ricordi della sua cara Adriana che tanto ha segnato la sua vita?

Io ho trovato su Scena Illustrata l’ultimo articolo che Pietro mi ha inviato del 1 giugno 2014, su una visita alla cittadina di Cluj Napoca nel cuore della Transilvania.

Questa è in breve la storia raccontata nel libro Tre Vite, il quale ci mostra come un incontro casuale può cambiare il destino di un individuo. Ma in realtà sono le donne che cambiano la nostra vita di uomini!

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Luciano, Pietro e Adiana (da sinistra)
2005 Giordania (FotoLDV)

Qualche critica sul libro.

Debbo ammettere che non ho capito l’obiettivo di questo libro se è indirizzato a lettori interessati a conoscere le genuine esperienze di vita dell’autore, oppure per mettere ordine nei ricordi dell’autore stesso. Per me sono obiettivi incompatibili tra loro.

Infatti il libro ha tanti spunti molto buoni, ma quanto sopra appesantisce la lettura. Soprattutto la minuziosa descrizione di tutti i viaggi, nonché la riproduzione dei tanti articoli scritti.

Sono bei ricordi per l’autore, ma così si rischia di far perdere il filo al lettore interessato a seguire la parabola di vita dello scrittore.

Molto ben descritta la prima vita, anche con qualche sbavatura. Nella seconda è essenziale il viaggio in India e l’incontro con Adriana, ma si poteva sorvolare sui dettagli di tutti gli altri viaggi la cui funzione narrativa è quella di documentare la scoperta di un mondo più ampio. La descrizione della terza vita è molto breve, ma oltre che della dipartita della madre, tratta molto poco del suo attuale modo di vivere.

Ci sono molti spunti interessanti che riguardano la citazione, accanto alle vicende proprie dell’autore, degli avvenimenti importanti nazionali e mondiali, dando così un ritmo ed una dimensione non solo privata. Ben descritte le atmosfere del tempo che fu, visto che si muove in un arco temporale di oltre sessanta anni.

Debbo infine segnalare la mancanza di un indice, a mio avviso molto importante.

P.S.

Tutti gli articoli di Pietro Rasulo pubblicati su Scena Illustrata li trovate qui

ELENCO DEI VIAGGI CON ADRIANA

A parte il viaggio in India del 1991 essenziale.
1993 Viaggio in CINA
1994 Viaggio in TANZANIA
1995 Viaggio in MAROCCO
1996 Viaggio a PRAGA
1997 Viaggio a VIENNA
1998 Viaggio a ZERMATT
1999 Viaggio a CRETA
2000 Viaggio a CIPRO
2001 Viaggio in ANDALUSIA
2002 Maratona di NEW YORK
2003 Viaggio in UZBEKISTAN
2004 Viaggio a BARCELLONA
2005 Viaggio in GIORDANIA (dove ci siamo conosciuti)
2006 Viaggio a MADRID
2007 Viaggio ad AMSTERDAM
2008 Viaggio a LONDRA
2009 Viaggio a BERLINO
2009 Viaggio a MONACO
2010 Viaggio a PARIGI
2011 Viaggio in IRLANDA


 

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