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Il chilometro d’oro (Guerini e Associati, Milano, 2006)

PASSAPORTO PER IL MEDIO ORIENTE

UN ROMANZO SUGLI ITALIANI D’EGITTO
giovedì 15 marzo 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Mondo
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Daniel Fishman


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I legami tra Italia ed Egitto si sono rinsaldati all’inizio del Novecento sul piano civile ed umano ancor più che sul terreno economico e politico. La conferma viene adesso da un bel libro di Daniel Fishman, Il chilometro d’oro (Guerini e Associati, Milano, 2006).

È un romanzo che descrive le vicende dei cosiddetti “taliamin” che a decine di migliaia (non scordiamo che Giuseppe Ungaretti

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Giuseppe Ungaretti
Nato ad Alessandria d’Egitto ne 1889

nacque ad Alessandria nel 1889) vivevano in quella terra colorata, punto di incontro di civiltà e abitudini. È una vicenda di personaggi riprodotti con molta naturalezza, nella loro vita privata, nelle passioni e nei sentimenti personali, molti simili ai loro coetanei degli altri paesi del Mediterraneo. Non scriveva forse Braudel che chi nasce e cresce in una qualsiasi città del grande mare è più simile agli altri nati e cresciuti in analoghe città di altre nazioni che non ai suoi connazionali dell’interno? Un Egitto plurale e cosmopolita, come osserva Magdi Allam nell’introduzione.

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Ibn Toulun al Cairo

Il racconto si dispiega con progrediente fascino, ma a chi non è strettamente critico letterario suscita maggior interesse la successione delle descrizioni di ambienti, mentalità, stati d’animo che non il filo narrativo.

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Nasser

Il lettore incontra una serie di persone, ricche di vitalità, in un groviglio di eventi e personaggi che, nel rivelare le qualità dello scrittore, introducono a tematiche psicologiche e morali di grande attualità. Il mondo islamico, con le complesse tendenze della realtà araba, si rispecchia con una sorprendente modernità di accenti. Era l’età di Nasser, il Rais che ha contribuito più di altri capi a mutare il destino del paese, e attorno ai protagonisti si incontrano e scontrano sensibilità forti, rese sul filo sottile di esperienze semplici quanto significative. Può essere un buon viatico per chi voglia avvicinarsi a quell’universo da noi spesso richiamato ma scarsamente conosciuto.

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Re Fuad

È una buona occasione per entrarvi, quasi di soppiatto, cogliendo tra il Café Splendor, la comunità ebraica e il deposto Re Fuad, una somma di episodi, folle, fiabe, speranze, traumi di quegli egiziani visti mentre si avviano alla modernità.