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Con Flaiano e Fellini a via Veneto (Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006)

NELLA ROMA DI FLAIANO E MORAVIA

IN COMPAGNIA DI GIOVANNI RUSSO
martedì 12 settembre 2006 di Carlo Vallauri

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Giovanni Russo


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Se frequenti sono gli scritti che ricordano “come” si viveva a Roma nella seconda metà del Novecento, ed in particolare si menziona la presenza di intellettuali ed artisti, pochi libri come questo di Giovanni Russo, Con Flaiano e Fellini a via Veneto (Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006) riescono a dare una impressione così precisa, oggettiva di quei tempi, allietata da notazioni ricche di sapienza descrittiva e nello stesso tempo di sottile ironia.

Il valente giornalista infatti, nel riportare suoi articoli di un arco ultratrentennale, sa porgere situazioni, argomenti e personaggi rivissuti nella realtà in cui ebbero vita. Ed il pregio maggiore è la capacità di approfondire condizioni diverse, dai comunisti di Trionfale (con le loro illusioni ed il loro infantile anti-americanismo) ai fasti di via Veneto. Ed ogni persona rievocata riconduce, con singolare penetrazione psicologica, a comportamenti sia di momenti angosciosi che di altri lieti. Molto divertente la gita dei turisti nella Roma notturna mentre i “nuovi dei” del cinema e gli aspiranti scrittori e formatori di opinioni sono descritti nella semplicità e talvolta miseria, della loro essenza. Gustose in particolare le pagine sul “gruppo 63” - formazione letteraria assunta ad improvvisa notorietà e poi dileguatasi senza infamia né lode - e sulle voci relative a colpi di stato negli anni ’60. Satirica la rappresentazione di Sartre premiato a Tor Morgana.

E opportunamente Russo non lesina parole di condanna nei confronti dei “feudatari del centro storico” che si sono impadroniti di palazzi e locali togliendo alla Roma di oggi alcuni caratteri che la rendevano unica, tra valori classici ed umili artigiani. L’elemento più grave di tale “occupazione abusiva” è che l’operazione sia stata compiuta da parte di enti pubblici e grosse amministrazioni sottratte ad ogni controllo. Si è così portata avanti, con metodi legali, quella triste eliminazione dal centro iniziata, con altri intenti, nell’età fascista. Le poche famiglie che riescono a sopravvivere in quelle aree sono destinate a scomparire, attraverso forme più aggiornate di danneggiamento dei cittadini, con risultati evidenti di favore per ulteriori speculazioni.

Veniamo ad alcuni personaggi ricostruiti nei loro connotati di costume. Da Plinio de Martiis - il gallerista che fece conoscere a Roma la nuova pittura americana - ad Elsa de Giorgi (l’attrice che con I coetanei ottenne gli elogi di Salvemini e il premio Viareggio) con i suoi salotti frequentati dai politici potenti oltre che da gerarchi in cerca di attricette, da Antonello Trombadori - vivace giornalista, molto legato, anche per via paterna, al mondo dell’arte e soprattutto noto per le sue gradevoli satire - a poeti come Sandro Penna, Michele Parrella, oggi dimenticati. Chi ha vissuto quegli anni, incontrando tutte queste persone ora scoperte all’attualità, non può fare a meno di rendere il massimo merito a Giovannino: la sua formazione letteraria, il suo humour, le sue conoscenze contribuiscono a formare un caleidoscopio destinato a restare come immagine autentica di un’epoca in cui anche i poveri sapevano divertirsi, soprattutto confrontando la loro esistenza con i drammi sofferti prima. I più menzionati sono naturalmente pittori, scrittori e registi, ma l’A. non si è fermato alla superficie dei comportamenti, alle apparenze, penetrando in aspetti riposti che, a distanza di tempo, emergono con maggiore evidenza.

Stranamente non abbiamo trovato uno dei maggiori giornalisti del tempo rievocato: una dimenticanza volontaria? Infine sia consentito ringraziare Russo anche per aver ricordato personalità di grande rilievo culturale che sembrano ormai scomparse, persino nella memoria, come il grande poeta veneto Giacomo Noventa, l’indimenticabile Mino Maccari, il meditativo Alfredo Mezio, tutte persone di straordinari spessore umano. Un invito conclusivo all’autore: scrivere più spesso sui giornali per dare un senso a tante cose che accadono attorno a noi e che sembrano passare nel silenzio. Le sue “graffiate” piacevoli possono essere un lenimento a tante sciocchezze circolanti.