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La giustizia negata. Dietro le quinte del processo Matteotti (Editrice Ianieri, Altino)

LETTURE SU FASCISMO E DINTORNI

uno studio di Luciano Di Tizio
giovedì 31 agosto 2006 di Carlo Vallauri

Argomenti: Politica
Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Luciano Di Tizio


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MATTEOTTI

La casa editrice Ianieri, di Altino, ha pubblicato uno studio di Luciano Di Tizio, La giustizia negata. Dietro le quinte del processo Matteotti, con presentazione del presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco. Il volume contiene un’ampia ed esauriente documentazione del processo celebrato a Chieti nel 1926. L’interesse del libro è soprattutto nelle rivelazioni circa i modi attraverso i quali si pervenne allo svolgimento del dibattito giudiziario sull’omicidio dal capo dell’opposizione parlamentare, le trame che hanno circondato l’intera vicenda. Tra l’altro l’A. spiega come vi fu la rinuncia alla costituzione di parte civile da parte della madre del deputato socialista, ucciso dai sicari del capo del governo fascista. Dopo aver ripercorso la tragica esperienza del delitto, Di Tizio ricostruisce una serie di interventi e di manovre messe in atto per controllare e rendere praticamente la giuria succube del potere politico che tutto voleva fuorché la verità sull’omicidio e sottolinea la grave complicità di cui si avvalsero i responsabili. Sono testimonianze ed atti che meritano di essere letti con attenzione anche perché, a distanza di 80 anni, molti credono di saperne molto, mentre episodi di correità e altre ambiguità sono rimasti sempre in ombra, e questo testo invece porta luce su quelle non tanto oscure operazioni messe in scena per coprire le vere responsabilità.

BARZELLETTE

È notorio che durante il regime fascista era di moda raccontare barzellette sul dittatore e sui maggiori e minori eventi e protagonisti del fascismo. L’autore teatrale Carlo Veneziani - che ebbe una qualche celebrità tra gli anni ’10 e ’40 - riuscì nel ’44 a farne una raccolta che adesso la MUP (Monte Università Parma editore, 2006) ha raccolto in Vent’anni di beffe con prefazione di Edmondo Berselli. Certo la vis icastica di quelle storielle sembra disperdersi a distanza di tanto tempo, e forse chi non ha vissuto quegli anni non può intenderne a pieno il significato demistificatorio che esse avevano, e che paradossalmente contribuirono a mantenere il regime in un perenne stato di “bagnomaria” almeno sino all’esplosione finale, quando l’alleanza con Hitler e la guerra misero a nudo la realtà effettiva del paese, del tutto diversa da quella propagandata e ritenuta valida persino da illustri campioni delle democrazie occidentali a cominciare da Churchill oltre che dai grandi intellettuali nazionali, da D’Annunzio a Pirandello, per non parlare dei minori sui quali ha riferito recentemente Mirella Serri nel libro I redenti. Oggi tuttavia questo “ripasso” costituisce un boccone ghiotto, anche perché sa mostrare nelle metafore implicite e nelle denuncie esplicite, uno spaccato rappresentativo che da fenomeno di costume diviene interpretazione di atteggiamenti che in definitiva non riuscivano a celare quel che c’era dietro canti cartoni. Una lettura estiva corroborante.

CANZONI DELLA RESISTENZA

Gioacchino Lanotte presenta con Cantalo forte (Stampa alternativa, Viterbo, 2006) le più significative canzoni dei partigiani, mettendo in rilievo il ruolo che i canti popolari hanno avuto nella lotta per la liberazione, e sintomaticamente è riportata nelle prime pagine la “canta” sull’assassinio di Matteotti. Una tradizione che poi si è sviluppata in contrapposizione ai canti inneggianti a Mussolini e poi a quelli della repubblica sociale. Nel ricco volume vi è anche una composizione di sondati di Cefalonia scampati alla strage. E oltre ai testi - che costituiscono una raccolta vasta quanto rara - vi è l’intera impostazione della ricerca che va elogiata per aver individuato i nessi che legano tante situazioni diverse, come dimostra anche la storia delle canzoni successive del ’45 (e un particolare quelle del ’68). Infine sono ripescati canti popolari risorgimentali ed operai nonché canzoni rivoluzionarie di altri paesi, invero coronamento di una fatica meritoria e non si possono pertanto non condividere le conclusioni circa il valore di tutte le canzoni riportate quali testimonianze di combattività della società civile, una spontanea espressione del sentire dei singoli o dei gruppi politici e combattenti di fronte alle grandi tragedie contemporanee.

 

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