Candidato al Premio Pavoncella 2017 per la narrativa, anche se non ha conseguito alcun premio, il libro di Anna Maria Panzera “Camille Claudel” è comunque degno di nota come interessante biografia di una figura femminile complessa, specchio della condizione femminile in Francia tra ‘800 e’900.
Significativa la scheda di presentazione elaborata dalla casa editrice che scrive quanto segue: “In un contesto straordinario e contraddittorio come quello tra Ottocento e Novecento dove ‘normali’ difficoltà intralciavano la realizzazione dell’identità femminile, Camille Claudel riuscì ad affermarsi ritagliando uno spazio d’azione inedito e non piccolo all’arte e alle donne.
Questa biografia ripercorre la vicenda della scultrice soffermandosi con sguardo critico sugli anni della sua stagione creativa, alla luce di alcuni snodi esistenziali che la influenzarono fortemente: il problematico rapporto con la famiglia, in cui s’intrecciarono istanze culturali e complessità patologiche; la storia d’amore e odio con lo scultore Rodin, egocentrico e geniale; il legame con il fratello Paul, esponente di rilievo di un cattolicesimo intransigente allora assai attivo in Francia; la malattia mentale e l’internamento in manicomio, che forse ostacolarono la completa maturazione del suo percorso artistico.
- Anna Maria Panzera
L’autrice, con dovizia di particolari e argomentazioni, vuole dar conto dell’unicità di Camille Claudel, aprendo spiragli di ulteriore comprensione su una figura complessa il cui ruolo, nella Francia della Belle Époque, merita di essere meglio precisato”.
Il libro, in effetti, oltre ad essere un’accurata biografia, è un vero e proprio “spaccato d’epoca” sulla fine Ottocento in Francia, nella quale si svolse la vita drammatica di Camille Claudel. Oltre a descrivere la storia della donna artista, l’autrice si sofferma sul contesto familiare e culturale, sulla relazione sentimentale con il celebre Rodin, alla ricerca delle cause che condussero Camille alla presunta follia: il legame con il padre, la cui morte coincise con il suo internamento a vita in manicomio, voluto in particolare dalla madre; la relazione d’amore e odio con lo scultore Auguste Rodin, un maschilista dal quale ebbe in dono forse figli mai riconosciuti e sicuramente aborti; il rapporto con il fratello Paul, esponente di rilievo di un cattolicesimo chiuso e ortodosso che gli fa vedere la genialità della sorella come malattia psichica. Lo stile è scorrevole ed elevato, pur senza inutili e pretenziosi sfoggi culturali.
- Auguste Rodin
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- Camille Claudel
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- Paul Claudel
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Dai cenni biografici sull’autrice di apprende che Anna Maria Panzera è insegnante e storica dell’arte, collabora con varie istituzioni museali ad attività di ricerca, didattica dell’arte e formazione: dal1988 al 1992 a Lecce, nel Museo Provinciale Sigismondo Castromediano e nella Pinacoteca d’Arte francescana “Roberto Caracciolo”; a partire dal 2004, con i Servizi educativi di Palazzo delle Esposizioni e Scuderie del Quirinale di Roma. In questo contesto ha preso parte alla pubblicazione del secondo volume della collana Educare all’Arte, a cura di Cristina Francucci e Paola Vassalli (Electa,Milano 2009).
Oltre a numerosi articoli su periodici e riviste scientifiche, ha pubblicato Caravaggio e Giordano Bruno fra nuova arte e nuova scienza. La bellezza dell’artefice (Fratelli Palombi Editori, Roma 1994) e La basilica di S. Cecilia in Trastevere (Nuove Edizioni Romane, Roma 2000), Caravaggio e Giordano Bruno e l’invisibile natura delle cose (L’Asino d’oro edizioni).