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Circa la gruppalità temporale al passato e al futuro


mercoledì 1 maggio 2013 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Parapsicologia


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Gruppalità termine psicologico per: Tendenza all’aggregazione in gruppi (Hoepli ondine)

Comunemente, quando si parla di gruppalità, il pensiero corre soprattutto ad un fatto fisico, e conseguentemente ad un fatto psicologico. Cioè, gruppalità suscita l’immagine di più persone che sono riunite in un gruppo fisicamente. Questa ottica penalizza il subconscio, perché non fa cogliere altre polarità ed altre dinamiche di gruppo nelle quali ciascuno è immerso, e con le quali ciascun individuo fa i conti, che se ne accorga o no.

In realtà esiste una gruppalità temporale al passato, dove il soggetto si sente discendente in qualche modo. In pratica, l’individuo si colloca come discendente di se stesso. Quando un individuo dice “io sono una persona onesta” sta dicendo che discende da se stesso, che è partito onesto ed è rimasto onesto per tanti anni; ha una tradizione personale di onestà. Poi abbiamo la “tradizione familiare”, tipo “mio padre era una persona ineccepibile”, oppure “mia nonna era una donna raffinatissima”. Contenuti di questa tradizione sono i principi, le abitudini, le caratteristiche somatiche, i fatti storici.

In questo ambito troviamo:

a - la “tradizione clanica”, cioè quando una famiglia fa parte di un clan. Allora “la mia famiglia è un ramo speciale del clan”etc.
b - la “tradizione civile”, io sono romano di 7 generazioni, etrusco, lombardo, italiano, cioè, in una collocazione amplificata rispetto il clan riguardante uno stato civile, l’appartenenza ad un tipo di legislazione etc.
c - la “tradizione ad una situazione corporativa” per cui, se ad esempio sono un pittore impressionista, appartengo alla tradizione della pittura impressionista.
d - la “dimensione genetica”, cioè io sono latino, un negro, un ariano, un semita, cioè faccio parte della tal razza, questa grande razza.

E non dimentichiamo l’appartenenza a situazioni ancora più astratte come “l’appartenenza alla via mistica”. Il santo che si sente nella processione dei santi che attraverso i millenni hanno lottato per il bene dell’umanità, per ringraziare Dio dei beni ricevuti, e così via.

Quello che va sottolineato è che il senso di appartenenza ad una gruppalità ascendente è spesso più robusto delle appartenenze a gruppalità consuete, e viceversa. In questo senso, l’insegnate che si sente più vicino a Socrate piuttosto che ad un fratello pazzo, oppure l’individuo che ama più il suo lavoro che la famiglia, perché lo spirito della corporazione lo ha aiutato di più dello spirito della famiglia anagrafica.

Vediamo ora una seconda grande gruppalità, temporale, quella volta al futuro. In questo caso, ovviamente il soggetto si colloca come ascendente. In questo senso abbiamo una gruppalità personale, ad esempio l’individuo che pensa alla propria vecchiaia, pratica il risparmio, pensa al futuro dei figli, dei nipoti, e così via. Costui costruisce una tradizione nel futuro, una gruppalità temporale protesa al futuro talché figli, nipoti, pronipoti, costituiscano un gruppo che si ricorderà di lui, che parleranno di lui, che faranno i conti con la sua presenza anche dopo morto. In questo senso ritroviamo la “gruppalità familiare”: tutte le politiche che una famiglia può fare per diventare più ricca e potente, investimenti vari etc.; “gruppalità clanica”, civile: adoperarsi a rendere la città più bella, più civile etc;, “gruppalità genetica”: introdurre la ginnastica nelle scuole, la danza, il controllo nell’alimentazione pubblica etc; “gruppalità esoterica”: lavorare per gli esoteristi futuri, lasciare testimonianze, salvare libri sacri etc.

Posto che si sia colto sufficientemente la portata del discorso, allora possiamo fare una sintesi sulle sintesi. Guardando il tutto con distacco, ci accorgiamo ancora una volta quanto avesse ragione il buon Einstein, perché vediamo che non esiste lo spazio né il tempo, ma esiste la spaziotemporalità, cioè il fatto che sono categorie uniche, non si possono scindere. Quindi imprescindibilità delle categorie fra loro, spaziotemporalità delle dinamiche di gruppo. In quest’ottica ci si avvede allora che qualsiasi gruppalità va presa in considerazione per il luogo, i luoghi di raccolta del gruppo, il tempo, i tempi di raccolta del gruppo, in una valutazione globale. Se oggi i pitagorici fossero vivi, si renderebbero conto di quanto la loro associazione avesse una vita insospettata a loro stessi. Senz’altro i pitagorici avevano una cognizione di passare alla storia, ma quanto e come, questo sfuggiva alla loro cognizione. Non pensarono che avrebbero fatto dire a Pitagora cose che non ha detto, che ci sarebbero stati degli individui che dicevano che la sètta dei pitagorici era stata ricostituita, e via così.

Per concludere, la nostra collocazione o rifiuto nei confronti di una gruppalità sarà più esatta ed approfondita nella misura in cui applicheremo i criteri sopra citati.