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LEGGENDA DEL LAPIDARIO REALE

di Andrea Forte & Vivi Lombroso
venerdì 22 maggio 2020 di Vivi Lombroso

Argomenti: Opinioni, riflessioni


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C’era una volta… anzi c’era quattro volte or sono una donna abbastanza saggia, che era riuscita ad allevare quattro figli abbastanza giudiziosi.

Costoro facevano gli artigiani: non erano eccelsi, ma bravi e parsimoniosi ed affiatatissimi fra loro, talché guadagnavano bene e continuativamente. Il sovrappiù dei loro guadagni lo investivano in gemme, secondo però uno strano sistema. Quando si accumulava del denaro compravano una gemma, e quando se ne accumulava dell’altro praticamente davano indietro al tagliatore di pietre la gemma che già avevano, con sopra l’ultimo denaro risparmiato, comprando così una nuova pietra preziosa più grande della precedente.

Col passare del tempo ed attraverso numerosi cambi di tal tipo, ciascuno di loro era pervenuto a possedere un bellissimo grande zaffiro, idem per uno smeraldo, idem per un rubino. I quattro fratelli erano molto felici delle rispettive pietre ed ogni volta che uno di loro cambiava quella che sin lì era riuscito ad avere con una più grande e più bella, riunivano le famiglie e facevano festa.

Bisogna aggiungere infatti che erano sposati e – uguali anche in questo – ciascuno con tre figli. La vita trascorreva pesante ma lieta. Le pietre crescevano in peso e bellezza, e i figli parimenti. Col tempo i ragazzi divennero adulti, mentre le 12 gemme – dopo una vita di lavoro e risparmio – erano divenute di grande valore. Ad un certo punto, come era nelle leggi di natura, i quattro fratelli morirono a breve distanza l’uno all’altro, anche in questo sintonici e solidali.

Ma qui iniziarono i guai. Gli eredi di ciascun defunto cominciarono a questionare sulla spartizione delle pietre. Quando due fratelli offrivano al terzo una delle tre gemme ereditate insieme, questi rifiutava sostenendo ch’era quella di minor valore; quando qualcuno dei tre accettava una delle pietre, non si poteva procedere all’ aggiudicazione perché gli altri due non riuscivano a mettersi d’accordo sulla spartizione delle pietre restanti.

Poi c’erano amici e parenti, esperti improvvisati, che entravano con mille valutazioni e consigli, portando così ciascun erede a mutare parere continuamente. Ed intanto le quattro botteghe artigianali cominciavano ad andare in malora.

Quando la situazione nelle famiglie divenne insostenibile, scattarono le soluzioni.

I primi decisero di tagliare in tre parti ciascuna delle tre gemme ereditate, cosicché ognuno avrebbe ricevuto un valore pari agli altri; il tagliatore di pietre lo sconsigliò, ma loro vollero procedere per forza e come previsto, le gemme si sbriciolarono, talché gli eredi rimasero completamente poveri.

I secondi – a furia di questionare – finirono coll’aggredirsi: a quel punto si spaventarono e – nel timore di arrivare ad uccidersi fra loro – decisero di gettare le gemme in mare, recuperando così almeno la possibilità di dormire, senza avere ciascuno il terrore di essere ucciso dagli altri nel sonno: resta il fatto che ovviamente anche questi rimasero del tutto poveri.

I terzi preferirono cambiare le tre gemme ereditate in greggi, balle di mercanzie varie, case sontuose, splendide vesti e similari in quanto cose numericamente ripartibili fra loro; ma non essendo capaci di amministrare tali tipi di attività, né adatti a tali tipi di vita, in brevissimo tempo furono derubati di tutto, e rimasero anch’essi irrimediabilmente poveri… anche perché - non va dimenticato - nel contempo - le botteghe erano andate in malora. I quarti, finalmente arriviamo ai quarti. Essi ebbero la fortuna o l’accortezza di questionare un po’ più educatamente fa loro e per ciò stesso compirono un’inezia più prolungata di tutti e nove i loro cugini. Il che consentì di vederne la fine. Allora gli eredi del quarto si quietarono e pensarono. Rifletti che ti rifletti, arrivarono ad una idea meravigliosa: andarono dal tagliatore di pietre, gli dettero i tre preziosi ereditati, e presero in cambio un’unica pietra stupenda, un brillante preziosissimo. A questo punto lo portarono in dono al Re, il quale in segno di apprezzamento li fece suoi ciambellani stipendiati a vita. Va da sé che da quel momento vissero felici e contenti con le loro famiglie.

Bisogna aggiungere però in gran segreto che tutta la storia può stare in piedi a due condizioni: una è che il tagliatore di gemme sia onesto nelle vendite, l’altra è che il Re sia un intenditore di pietre preziose…