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Come essere anziani... senza essere vecchi


mercoledì 1 febbraio 2012 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Sociologia


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Si constata che l’individuo vive sotto una spinta che non conosce, una spinta che al limite potrebbe essere anche semplicemente biochimica: a 20 anni si pensa in un modo, che muta a 40, che muta a 60. Detto questo, quello della vecchiaia potrebbe essere un argomento molto più strettamente connesso al problema della morte, quindi della pre-morte come soglia e morte. Non avere un minimo do conoscenza della vecchiaia vuol dire che tutto quello che vado a fare nelle fasi successive è svuotato, resta teorico. Se non ho un minimo di cognizione della vecchiaia, come faccio a capire il pre-morte ?

10000000000000AA000000713DD44DB2Aldilà delle apparenze, vediamo qualche motivo per cui le due situazioni possono essere più connesse. La scienza e le situazioni fanno più o meno intuire che si vive qualcosa, non tanto per come si sta il momento in cui si vive quella cosa, ma in base all’esperienza, alla strutturazione precedente, la cui globalità porta allo stato specifico in cui si esperisce la situazione in corso. In questo senso, se entriamo in una situazione di pre-morte, ci troviamo di fronte un pacchetto di esperienze che viviamo secondo il livello fin lì raggiunto. Non è vero che quando si è anziani non si ha da fare, perché può essere una preparazione alla morte. E chi muore giovane ? E’ un handicappato nei confronti del pre-morte. Non a caso è stata ritenuta una fortuna vivere in età avanzata perché ci si può addestrare al pre-morte. Attraverso i millenni abbiamo la testimonianza di molti individui che si sono costruiti un iter interiore di invecchiamento pre-morte e morte, quindi è lecito supporre che uno spazio di costruzione alla propria morte ci sia.

Abbiamo un primo elemento: la vecchiaia è pregiudiziale alla morte perché è un fatto pregiudiziale al discorso pre-morte. In questo senso dovremmo porci prima il problema di come essere anziani, vivere la propria anzianità, come addestrarci per la fase della morte, mettersi al sicuro nel caso si muoia giovani. Al contrario la lotta degli anziani è quella di eliminare gli anni, la lotta per restare giovani, mentre invece il discorso dovrebbe essere: voglio sapere che cosa è, voglio vivere tutte le fasi e voglio diventare anziano, non restare giovane.

10000000000000AA000000716D8F9472Esiste un secondo motivo per ritenere lo studio alla sensibilizzazione dell’anzianità pregiudiziale al pre-morte, ed è quello di ragionevolmente prevedere qual è la nicchia ecologica nell’ambito della quale presumibilmente si andrà a verificare la mia pre-morte. Dovremmo dire: nella fase di pre-morte, che serve ? Serve restare bloccato in un paesino sperduto dove c’è il parroco ch aspetta che gli lasci il patrimonio per la parrocchia ? La casetta in campagna isolata con l’orto e le galline? E se ti serve di essere lucido ? Quali sono le situazioni ambientali che favoriscono quella nicchia ?

Esiterebbe un terzo motivo, anche se più fumoso rispetto i primi due. Il terzo motivo è ipotizzare che esista una qualche forma di economia nella rete degli eventi, anche se questa economia non è sempre evidente. Di fronte una persona che ruba per 30 anni, resta la convinzione che il mondo è dei cattivi, che il mondo è dei delinquenti. Se prendiamo Gianni Agnelli, sappiamo che è stato un uomo spietato, ma ha sempre vinto. In questo caso la sua economia non è plateale; in realtà ha già pagato perché prima si è spenta la sua spiritualità, e poi la sua anima. Domanda: quante dosi di cocaina vale un atto d’amore ? Nell’ipotesi che esista questa economia, la situazione di pre-morte sarà anche fortemente condizionata dal periodo che l’ha preceduta, cioè l’anzianità. A questo punto l’anzianità sarebbe anche una grande epoca di riparazione dei guasti. Il problema è che c’è molta ignoranza nei confronti dell’anzianità, si ritiene che più si va avanti nell’età e meno guasti si possono riparare, perché se non c’è più tanta memoria, potere di concentrazione, che leggi a fare ? Vero ? Sì e no. Intanto, alcune componenti dell’anzianità possono comparire anche nell’età adulta e nell’età giovanile.

100000000000012C0000015C87E099E7La durata media della vita è ormai notoriamente andata sempre più aumentando in questi ultimi decenni, e in conseguenza di ciò si è sempre più sviluppato lo studio della gerontologia, cioè la scienza che studia l’invecchiamento dell’organismo. La gerontologia ha individuato che nella misura in cui si invecchia, diminuisce psicofisicamente la reattività, l’adattabilità, la resistenza e la concentrazione. In base a tali insiemi vitali, si suggerisce all’anziano di semplificare il rapporto con l’interno, oltre che a rendere sempre più capillarmente efficienti i supporti dei collegamenti con l’esterno. Inevitabilmente il mio rapporto con l’esterno si modifica, a mio svantaggio. Mi accorgo che ho dovuto per forza semplificare, cioè portare sempre meno pesi, o per compensazione pagare qualcuno che mi aiuti, senza demoralizzarmi o frustrarmi inutilmente. Andare in là con gli anni significa semplificare, trovare soluzioni sempre più dinamiche, supplire con l’intelligenza dove non si arriva più con la forza fisica.

Se l’obiettivo è la funzionalità, posso mantenere l’obiettivo nel tempo, cioè in vecchiaia posso modificare l’ambiente. Questo criterio può essere adottato anche in altre cose: negli affetti, nella lettura, nel tempo libero, e in tante altre cose. Se ad esempio l’obiettivo di un affetto è scambio di doni per continuare a crescere perciò che è insieme e per ciò che è in solitudine, allora il discorso è: semplifichiamo senza stravolgere alcuno per l’angoscia di salvare e salvarsi.

La dottrina esoterica dà della vecchiaia una valutazione strana, affascinante da una parte, un po’ apparentemente contraddittoria dall’altra: vecchio che non è vecchio. Dice che si è vecchi quando si vuole, oppure non diventare mai vecchi. Dovremmo gestire la nostra vita in modo da scavalcare il problema, vivere la nostra vita come se fossimo già defunti. Solo una sperimentazione della propria morte mentre si vive consente di gestire la propria morte, e soprattutto la situazione post-mortem, altrimenti si arriva alla morte praticamente inesperti. Ammassando esperienza di vita, non si ottiene altro che vedere la morte o come una fregatura, o come liberazione, o come un incubo finale; gli altri tre meccanismi impediscono di sperimentare in modo asettico la morte.

Alcuni muoiono lucidi imbestialiti, e altri muoiono lucidi sereni. Nell’ambito di questi ultimi, si è constatato che esiste una differenza fra un tipo di morte serena (che sa di rassegnato), e un tipo di morte che è vigile; è semplicemente cosciente

Nel bene e nel male citiamo alcuni aforismi su tema:

- Pochi sanno essere vecchi. (La Rochefoucauld)
- La vecchiaia ci segna più rughe nello spirito che nella faccia – (Michel de Montaigne)
- La vecchiaia non è così male se considerate l’alternativa – (Maurice Chevalier)
- Invecchiando si diventa più tolleranti; non vedo commettere alcuni errori che non abbia commesso anch’io. (Goethe)
- La vecchiaia è come un aereo che punta in una tempesta. Una volta che sei a bordo non puoi più fare niente. (Golda Meir)
- La vecchiaia è una malattia inguaribile. (Seneca)
- Quello che hai raccolto in gioventù, come potrai trovartelo nella vecchiaia ? (Bibbia- Ecclesiastico)
- Chi invecchia giovane può godersi una lunga vecchiaia. (Cristian Bruhn)
- Pochi sanno essere vecchi. (La Rochefoucauld)
- Saper invecchiare significa saper trovare un accordo decente tra il tuo volto di vecchio e i tuo cuore e cervello giovane. (Ojetti)

 

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