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Circa l’innata antropofagia

Antropofagia e cannibalismo
venerdì 2 dicembre 2011 di Andrea Forte, Vivi Lombroso



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L’antropofagia è un elemento che permea la storia del’umanità. Per antropofagia si intende mangiamento di maschi e femmine.

Direttamente e indirettamente, l’antropofagia è un elemento che permea la storia del’umanità, per non parlare degli animali e dei vegetali.

Partiamo col fare una distinzione tra antropofagia e cannibalismo. Di solito vengono usati come sinonimi, ma è una inesattezza. Antropofagia è fagocitazione di andros, cioè di maschio. Esiste poi una ginepofagia, che è fagocitazione di femmina.

Diciamo che per antropofagia si intende “mangiamento” di maschi/femmine.

Cannibalismo invece è detto in generale per cui, quando uno o più appartenenti ad una specie, anche animali o vegetali, mangiano quelli della loro specie, è cannibalismo.

Una seconda distinzione è che il cannibalismo in generale, e l’antropofagia in particolare, sono tra le cose più antiche della cultura umana. L’antropofagia precede nel tempo e nello spazio la scoperta della stampa, della scrittura, della parola, prima ancora del linguaggio articolato, ma addirittura prima che gli umani passassero da quadrupedi a bipedi. Quindi l’antropofagia è nata e cresciuta con l’umanità, è radicata, geneticamente connessa con la specie umana. Ai primordi si polarizza con stati di necessità, come del resto si polarizza nelle specie animali cannibali che.

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Fig. 1 - Cannibalismo e antropofagia

Ai primordi il cannibalismo tende ad affermarsi come esigenza, e aveva un duplice beneficio, perché praticando un atto cannibalico, si aveva un beneficio evidente e meccanico per coloro che mangiavano qualcuno: per sopravvivere. Ma c’era una seconda utilità che non era plateale, ma che giocava una funzione importante. Se in un gruppo di 10 individui ad un certo punto, per necessità, 2 venivano mangiati, la funzione era che non solo ne sopravvivevano 8 invece di morire tutti, ma sopravvivevano comunque gli 8 migliori, o perché più furbi o perché più veloci; comunque sopravvivevano gli individui più qualificati. Quindi noi avevamo una selezione non solo di specie diverse, ma anche all’interno della specie. In questo senso, la specie umana aveva una duplice selezione, una proveniente dai predatori esterni, e una proveniente dai predatori interni.

In questa prima panoramica distinguiamo ancora l’eterocannibalismo dall’autocannibalismo, caratteristica non unicamente della specie umana brutta e cattiva, ma di centinaia di specie animali e di piante. A questo riguardo, attraverso apparecchiature scientifiche sufficientemente perfezionate si è potuto registrare che le piante si possono combattere e si mangiano tra loro con estrema ferocia, tendono a divorarsi l’un l’altra con i loro campi energetici, anche se molto lentamente.

Un esempio di cannibalismo tra animali lo abbiamo in un opuscolo intitolato Cannibalismo e pica del 1954. In tale opuscolo vengono indicate le probabili cause del cannibalismo: affollamento, noia e ozio, eccesso di calore nella pulcinaia, la deleteria influenza della vista del sangue etc.

L’autore dice: Quando è pica, basta isolare il gruppo, perché il sangue coinvolge gli altri, quando è cannibalismo invece non c’è niente da fare. Non si capisce perché ad un certo punto i pulcini diventano matti e diventano cannibali. Questo fenomeno è noto dall’antichità, sono state fatte ricerche sulla mancanza di sostanze, ma anche se queste vengono immesse, il fenomeno si sviluppa ugualmente.

Cannibalismo è quando la pulcinaia si mangia tra loro, pica invece quando il cannibalismo è ristretto ad un gruppo.

Quello che è importante è rendersi conto che il cannibalismo non è un fenomeno umano, ma un fenomeno biologico; ci sono cellule che divorano altre cellule, virus che divorano altri virus. Questo meccanismo lo si ritrova in Oriente e in Occidente dalla notte dei tempi.

Vediamo ora alcune forme di etero ed autocannibalismo. Se prendiamo un morso, negli umani è evidente che abbiamo un impulso cannibalico poi fermato dalla censura. È chiaro che l’impulso è d’amore, però la spinta è quella lì. In questo senso, abbiamo una forma ingentilita del morso che è il bacio, che spesso si tramuta in morso e viceversa; è un gioco che le mamme fanno coi bambini e i bambini con le mamme.

D’altra parte, se andiamo a vedere la meccanica del bacio ci rendiamo conto che è basato sulla introiezione, una pulsione fagocitativa, affettuosa, basata su una meccanica cannibalica. Un altro esempio lo troviamo nella fellazio, la sollecitazione orale praticata dalla femmina al maschio.

Una situazione di autocannibalismo erotico sublimato è l’onanismo. Questo fenomeno è molto praticato negli animali, è usuale soprattutto nei primati dove il maschio si masturba e poi cerca di ingoiare un po’ del proprio sperma.

Un’altra situazione dove abbiamo un evidente impulso cannibalico abreato è il rapporto col seno materno. Ora, il latte materno è carne, per cui il bebè sopravvive nutrendosi di carne, o della madre, o della balia, o di animali, o artificialmente. Per non parlare del feto che è un piccolo cannibale che tutti i giorni mangia un po’ della madre.

Concludiamo dicendo che possiamo riconoscere come l’antropofagia sia un elemento chiaro, stratificato, del patrimonio innato, come dalla notte dei tempi il pesce grosso mangia il pesce piccolo, il gigante mangia il nano, l’animale più grosso mangia quello più piccolo, l’individuo più grosso mangia il più piccolo, il più debole, il meno veloce, e questo non solo nei suoi aspetti concreti, ma anche nei suoi aspetti psicologici e psichici.

 

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