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Le uova del drago (Mondadori 2005)

UNA SICILIA RESISTENZIALE ALL’INCONTRARIO

UNA SICILIA RESISTENZIALE ALL’INCONTRARIO - La visione immaginaria di Buttafuoco
mercoledì 7 dicembre 2005 di Carlo Vallauri

Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Pietrangelo Buttafuoco


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L’occupazione anglo-americana della Sicilia nel ’43 ha destato scarsa attenzione sia nella storiografia ufficiale o divulgativa sia nel campo della narrativa. Così la vicenda della Occhipinti - ardita donna ribelle di Ragusa - solo recentemente è venuta alla luce grazie ad una pubblicazione della figlia. Pietrangelo Buttafuoco, brillante giornalista di destra, ha ora rotto quel silenzio con un romanzo curioso e accattivante. Le uova del drago (Mondadori 2005) nel quale racconta un misterioso episodio di spionaggio ad opera di una attivissima tedesca, collegata con i comandi nazisti e con un gruppo di mussulmani filo-nazisti. L’intreccio fa la fila per rappresentare gli italiani che risposero agli invasori non cercando di ingraziarsi i liberatori, bensì preparando l’ora della riscossa d’intesa con i seguaci di Salò. L’interesse di quest’opera riguarda due aspetti. Da un lato la singolarità del contesto evocato e che si spinge sino a personaggi dell’oggi, dall’altro una narrazione molto immaginosa, ricca di richiami suggestivi e di un linguaggio non privo di una sua impronta inventiva. E l’impressione di seguire una storia di “pupi” siciliani - citati in una specie di sottotitolo - si avverte man mano che si procede nella lettura.

E le uova indicate nel titolo sono quelle cosparse nell’isola mediterranea in attesa del risveglio militante, che rieccheggiano quelle del serpente velenoso del drago hitleriano già noto nella letteratura e nel cinema. Il “corto circuito” funziona meglio quando è tutto rivolto al passato quando ha luogo su eventi già conchiusi e di cui invece si danno esiti imprevedibili ed impossibili, meno quando guarda al presente, ancora per larghi tratti indecifrabile.

E che il valente giornalista abbia doti di elettrizzante costruttore di modi immaginari appare indubbio, anche se sarebbe riduttivo non cogliere gli aspetti - questi veritieri - di tutte le debolezze, i facili entusiasmi, le illusioni in cui cadde una parte degli italiani. Il romanzo tende, in fondo, ad esaltare quelli che non cedettero, rimanendo isolati all’interno del grande inganno di cui essi per primi erano rimasti prigionieri, e quindi votati a restare fuori dalla realtà, quella realtà nella quale adesso un fertile autore cerca di reintrodurli lavorando d’inventiva baroccheggiante, ma viva ed autentica.

 

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