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Intrigo internazionale. Perché la guerra in Italia. (Chiare Lettere, Milano 2009)

LE POTENZE MEDITERRANEE E LA GUERRA PERDUTA DALL’ITALIA DEMOCRATICA


domenica 13 giugno 2010 di Carlo Vallauri

Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Rosario Priore
Argomenti: Giovanni Fasanella


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Tra i tanti libri pubblicati negli ultimi anni sulle stragi impunite, questo colloquio tra il magistrato Rosario Priore e il giornalista Giovanni Fasanella, Intrigo internazionale. Perché la guerra in Italia. Le verità che non si sono mai potute dire ha il pregio di affrontare i nodi veri del problema e di spiegare, per quanto possibile “perché” tanti eventi tragici che hanno insanguinato l’Italia non abbiano trovato le vie “giuste” per le indagini, gli accertamenti, le definizioni dei processi.

Il depistaggio appare – nelle franche dichiarazioni di uno dei protagonisti della recente storia giudiziaria italiana – il connotato principale giacché tentativi di saperne di più ve ne sono sempre stati, ma tutto si è dissolto nella melma delle menzogne, dei sottintesi, dei rifiuti. E gli autori di questo volume portano adesso non a conclusioni perché mancano gli elementi primari delle “verità” sui singoli casi ma almeno a chiarimenti che sottolineano le difficoltà incontrate, mettendo soprattutto in rilievo il carattere ultranazionale dei delitti nostrani e la serie di interessi coinvolti, a partire dall’aereo esploso nell’area di Ustica a tutto quello che c’era stato prima.

Particolarmente delicate le pagine sulle brigate rosse, fenomeno che Priore ha il merito di togliere da quel mito cui tanta intellettualità l’aveva posta per far toccare con mano, come siano ben noti nomi e cognomi degli “eroi” di Potere operaio e la cosiddetta Autonomia, Prima linea, come le interferenze della Germania Est e tutte quelle altre forze ed ombre gravanti sul destino dell’Italia. Anzi la più importante novità è proprio nell’aver individuato – attraverso precise e circostanziate spiegazioni di Priore – quell’insieme di fattori internazionali che premevano su e contro l’Italia dagli anni Settanta ai Novanta.

Così sono chiamate in causa particolarmente i servizi francesi (per il caso Ustica), gli interessi di Israele (in rapporto alla politica filoaraba di Mattei, Moro e Fanfani), le preoccupazioni britanniche a causa della perdita di un ruolo primario nel Mediterraneo e la duplice presenza della Germania (pur nelle sue contrastanti versioni) nel grande “gioco” internazionale.

Allora i nodi più astrusi e ingrovigliati vengono ricondotti verso i loro fili di partenza, comprese neghittosità della nostra classe dirigente, la sottovalutazione dei fenomeni più evidenti, il perverso coinvolgimento di gruppi, personalità e interessi molteplici nei confronti di situazioni specifiche, sulle quali non mancano certezze acquisite nei fatti benché non definite in termini giudiziari conchiusi. Ecco tutto il torbido di una Italia che, uscita clamorosamente sconfitta dal conflitto mondiale, era riuscita a riprendersi economicamente ma non con altrettanta positività nelle istituzioni, rimaste a metà strada tra il vecchio ed il nuovo. La manovalanza operativa – a tutti i livelli – rifletteva interessi compositi, variamente inseriti nelle sfere decisive della politica, dell’economia, dei servizi segreti. Su questi ultimi certamente il lettore troverà qui tante cose finora non dette o volutamente mal presentate. Deviazioni, fraintendimenti, strane convergenze di potenze “altre”: tutte verità irrefutabili sulle quali il libro induce a riflettere. Ne esce qualche certezza in più tra tanta nebbia? Risulta in maniera evidente che, malgrado l’impegno dispiegato e i sacrifici personali, le vie giudiziarie non hanno dato risposte univoche. Ed è per questo, a noi sembra, che Priore abbia tenuto a ricondurre alla grande politica, nel cui gorgo l’Italia intera – con le sue industrie, i suoi talenti, i suoi stratagemmi – è stata coinvolta. Gli spiragli che escono da queste pagine sono più indicativi ed istruttivi di tante false verità accettate supinamente: l’Italia democratica ha perduto la guerra intrapresa contro di essa negli anni ’60-’80, mettendo a nudo l’incapacità e leggerezza dei suoi governanti come dei suoi oppositori. Ma fattori principali sono state le forze attive contro il nostro paese che si sono mostrate più organizzate, più capaci al punto da contare sul concorso dei gruppi eversivi operanti all’interno, sorretti dalla compiacenza e dalla complicità di una parte influente delle componenti intellettuali (come confermato nel recente libro di Angelo Ventura Per una storia del terrorismo italiano). E questi fenomeni non potevano non indebolire la possibilità di una resistenza collettiva. Ecco il punto cui giunge l’analisi seria condotta in questo “intrigo internazionale”.

 

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