L’uccisione a Mosca della giornalista Anna Politkovskaja nel 2006 non ha provocato a livello di quella che una volta si chiamava “opinione pubblica mondiale” una indignazione corrispondente alla gravità del fatto quale indice di una organizzata operazione diretta a far tacere una voce autorevole che negli anni precedenti aveva implacabilmente denunciato i crimini commessi dall’attuale regime politico russo contro la libertà. Viene allora a proposito la raccolta degli articoli della coraggiosa donna che sfidò un potere dispotico. Per questo (Editore Adelphi, Milano) viene infatti a colmare una lacuna per la conoscenza che noi tutti abbiamo delle motivazioni profonde che hanno spinto ad una protesta così precisa e documentata.
Pagina per pagina passano davanti al lettore, come in un film, le tristi e terribili vicende vissute dalla Cecenia, costretta a subire un dominio totale imposto con la forza. La tragedia di Grozni e delle terre caucasiche rivive in tutta la violenza usata contro la popolazione. La stessa esperienza terrificante di Beslan (dove – si ricorderà – furono massacrati tanti bambini innocenti con le loro maestre ad opera di una banda di terroristi) viene così inquadrata in un più vasto contesto storico e politico, con il racconto minuzioso e preciso di tante nefandezze compiute per impedire che la verità venisse alla luce. L’eliminazione degli avversari politici divenuta prassi costante, la scomparsa violenta dei testimoni, le minacce, il silenzio a livello internazionale sono tutte prove inquietanti con una situazione che riconduce alla brutalità del “gran terrore” nell’Unione Sovietica degli anni ’30.
- Anna Politkovskaja
La scrittrice, nei suoi resoconti ed articoli, mette in chiara luce le prepotenze e il cinismo di un gruppo dirigente corrotto, incurante dei richiami alla giustizia. L’intero libro è conferma della sussistenza di una significativa capacità di reagire che ha trovato in Anna un campione capace di rendere esplicita una realtà troppo a lungo taciuta.
L’esperienza della Politkovskaja – che ha pagato con la vita la sua tenace volontà di far conoscere al mondo le condizioni reali dei paesi caucasici e dell’intera Russia può insegnare molte cose ai colti e intellettuali dell’Occidente.
Riportiamo infine una osservazione contenuta negli atti pubblicati dal 1999 al 2006 sul giornale moscovita “Navaja Gazeta”.
“La società si sta spaccando a seconda di come reagisce alla nostra stalinizzazione di fatto, dove con stalinizzazione intendo l’uccidere per far sì che non si parli, a sola discrezione dei boia in divisa”.