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Immagini. Come la tecnologia ha cambiato la nostra percezione del mondo (Fazi editore, Roma, 2009)

TECNOLOGIA ED ARTE NELLA VISIONE DI FLUSSER


martedì 12 gennaio 2010 di Carlo Vallauri

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Media, TV e Internet
Argomenti: Vilém Flusser


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Le “nuove immagini” sono quelle che ci raggiungono continuamente, al di là della nostra stessa volontà, attraverso la telematica. Ma – contrariamente a quanto ritengono alcuni – non sono fredde, impersonali e superficiali comunicazioni, bensì testimonianza del nostro tempo, un “mondo nuovo”, al quale Vilém Flusser, studioso poliglotta, che dai media alle fotografie si è immerso in queste nuove realtà e ha cercato di dare ad esse quell’ “anima” che altrimenti mancherebbe. Egli è scomparso, dopo aver scritto numerosi libri sulle tecno comunicazioni, esplorate dal cuore dell’Europa (è nato a Praga) sino al Brasile, e poi di nuovo tra Italia e Provenza.

Adesso in Immagini. Come la tecnologia ha cambiato la nostra percezione del mondo (Fazi editore, Roma, 2009) la dimensione tecnologica coesiste con una filosofia razionale ed una visione futuristica che introduce in una sorta di favola visionaria.

La stessa esistenza dell’uomo ne rimane dialetticamente coinvolta giacché – questa la tesi flusseriana – le immagini tecniche si fondano sui testi, non rappresentano autentiche superfici, ma mosaici composti da elementi puntuali. Tutt’altro che strutture preistoriche al contrario post-storiche, senza dimensioni. Il libro consente così di seguire il ragionamento originale dell’autore, percorrendo 5 livelli: il vivere concreto, gli oggetti da afferrare e manipolare, la visione dell’immaginario, il livello storico dei testi lineari (Omero, Bibbia), sino all’invisibilità degli elementi frantumati nel livello del calcolare e del computare.

Così dall’automazione al testo, dalla forma al significato, le immagini transitano, si spargono, nella demitizzazione attraverso il gioco e contemporaneamente nella riproduzione attraverso lo sforzo creativo che prepara nel succedersi tra natura e cultura le proposizioni esperimenta volontà di decidere grazie alla massa di informazioni giunte nella piena e diffusa disponibilità. Non una “riduzione”, piuttosto un “soffrire” – come scrive lo studioso praghese – che apre tuttavia alla riacquisizione della capacità di “festeggiare”.

La rivoluzione dell’automazione conduce quindi alla rivendicazione di quelle esperienze del cervello che molti tratteggiano quali attività inutili, “senza scopo”. Invece siamo in presenza, come conclude Flesser, di una prova di espressione, che ritrova nella musica da camera il modello della struttura sociale telematica. Non è chiaro? Ma l’elettronizzazione di per sé richiede uno sforzo maggiore, di fronte al quale non possiamo più fermarci o, peggio, indietreggiare. Questo il messaggio, questa l’apertura alle nuove virtualità immaginifiche della tecnica progrediente.