Come napoletana mi sono molto risentita per i fischi contro Géolier (nato nel quartiere di Secondigliano), e sono contenta che abbia vinto un premio, ma di nuovo quante dolorose polemiche quando la madre di Gio’ Gio’, il giovane musicista ucciso a piazza Municipio, si è "indignata" per un ulteriore premio assegnato a Géolier dal sindaco di Napoli, poiché non ha concesso uguale trattamento al figlio. Insomma un’immagine di Napoli sempre drammatica, tra quartieri a rischio e criminalità, sempre piena di innegabili problemi (almeno li risolvessero!), una bellissima antica città in possesso di un patrimonio storico-culturale e paesaggistico invidiabile che a quanto pare difficilmente prenderà premi per altri validi motivi.
Confesso che non conoscevo alcuni giovani cantanti, come Géolier (termine francese= secondino), ma conosco bene Secondigliano, poiché sono nata in Via Bellaria nell’antica casa dei nonni, situata tra Capodimonte, Miano e Secondigliano dove ho fatto anche la mia gavetta di insegnante e dove ho compreso tanti problemi dei quartieri a rischio, ma ho avuto in dono anche l’affetto e la stima di tanti alunni. Da loro ho imparato molto e anche quando ho insegnato nei "quartieri alti", ho seguito con maggiore cura gli alunni svantaggiati e difeso il loro diritto allo studio.
E in una scena della serie “Nuova Scena” su Netflix in cui Fabri Fibra, Geolier e Rose Villain vanno alla ricerca di talenti rap, Géolier giustamente mette in rilievo “il potere salvifico della musica” e spera che il suo esempio possa servire ad altri ragazzi per “sognare” una vita diversa sottraendosi all’ambiente. Ma quanti sono in grado di comporre musica e cantare canzoni, come lui? Ci chiediamo pertanto: - Non sarebbe forse preferibile fare affidamento su mezzi più sicuri come “Istruzione, Formazione e Lavoro”, che potrebbero stroncare la criminalità presente non solo a Napoli, ma in tutte le periferie delle grandi città?”. E nello stesso tempo molti napoletani di una certa età hanno provato nostalgia per le antiche intramontabili canzoni dell’800 e primo ‘900 e per il Festival della Canzone Napoletana, iniziato nel 1952 e cessato nel 1971. Quante belle canzoni amate non solo in Italia, ma anche all’estero!
E ripercorrendo gli ultimi 40 anni del Festival, senz’altro è Nino D’Angelo a vincere il record delle presenze con le seguenti canzoni: nel1986 con Vai, nel 1999 con “Senza Giacca e Cravatta”, nel 2002 con Marì, nel 2003 con “A storia ‘e nisciuno” e nel 2010 con “Jammo jà”. Una menzione speciale va senz’altro a Peppino di Capri che nel 1985 interpretò “E Mò e Mò” (ovvero Nina ninetta) e nel 1987 con “Nun Chiagnere”. Come dimenticare Carosone e Roberto Murolo? Il primo partecipò con “Na Canzuncella Doce” nel 1989, il secondo con “l’Italia è Bella” nel 1992. L’edizione del ’89 fu molto “partenopea”, con Marisa Laurito che cantò “Il Babà è una Cosa Seria”, Tullio De Piscopo “E Allora”, Antonio Murro con “A paura”. Nel ‘92 Lina Sastri presentò “Femmene e mare” e la Nuova Compagnia di Canto Popolare “Pe’ Dispietto”. E nel 2006 poi arrivarono “Musica e Speranza” lanciata da Gigi Finizio con il gruppo Ragazzi di Scampia, poi “È colpa mia” nel 2013 con Maria Nazionale. E davvero tanti sono i cantanti partenopei più noti che hanno calcato il palco del Festival, ottenendo premi e riconoscimenti, come Peppino di Capri a Massimo Ranieri, Nino D’Angelo e Gigi D’Alessio, Pino Daniele, Toni Esposito, Eduardo Bennato ed altri, mentre tra le giovani leve ricordiamo Maldestro, Clementino Rocco Hunt e infine Geolier e Big Mama. Per approfondimenti si consiglia il seguente sito: https://sociologicamente.it/la-canz...
- Premi
Sanremo 2024 ha ottenuto senz’altro un grande successo e ci ha regalato un po’ di serenità in questi tempi così tragici sui quali ci sono state opportune riflessioni e anche momenti davvero toccanti, ma... in verità troppe canzoni, troppi giorni e troppe polemiche, come al solito! E senza dubbio il Festival è un evento "di costume" che evidenzia i cambiamenti socioculturali di ogni epoca e, a quanto pare, quest’anno i più anziani non conoscevano alcuni nuovi cantanti già noti ai giovani e agli addetti ai lavori. Anche la sottoscritta che ha sempre amato i giovani si è sentita un po’ esclusa dal loro mondo. Quando eravamo giovani noi, eravamo tutti `immersi’ nella musica, non solo canzoni ma musica di tutti i generi estesa a tutte le età disponibile in tv, radio, jukebox, dischi, cassette e quant’altro. La musica era un interesse trasversale che coinvolgeva tutte le età e generazioni. In molte famiglia c’era un pianoforte, una chitarra e quant’altro. E i testi delle canzoni si capivano, si memorizzavano e si ricordano ancora oggi. Ora invece non si comprende perché diversi cantanti bisbiglino le parole dei testi che risultano spesso incomprensibili. Se si continua così, ci vorranno i sottotitoli!
Malgrado tutto ciò, il Festival rimane sempre uno “specchio” dei tempi (dagli anni ’50 ad oggi) e dei cambiamenti della società e dovrebbe essere solo una manifestazione nata per regalare un po’ di serenità, unire e non generare separazioni. (Ecco un significativo excursus storico: https://it.wikipedia.org/wiki/Festi... )
Giovanna D’Arbitrio