Ciò dipende dal fatto che di quelle molto si è parlato e si continua a parlare, cioè sproloquiare; di questi (ed in particolare del Vesuviano) si parlò, ma poi si cercò di cancellarne ogni traccia. E ci sono quasi riusciti. Perché si cercò di cancellarne ogni traccia ? Semplice: perché erano maschili… e si voleva a tutti i costi dimostrare che la chiaroveggenza era roba solo di donne. Ed affinché non si spenga memoria di un fondamento della verità umana, riveleremo il segreto del Sibillo Vesuviano, il primo di tutti i chiaroveggenti, maschi o femmine che siano, quello che scoprì perfezionò codificò l’Arte di vederci chiaro.
Il Vesuviano dunque ad un certo punto ricevette comunque un ordine (ma da cosa o da chi sono fatti suoi): ricevette l’ordine di dire agli umanoidi come stanno le cose, e possibilmente pure con un po’ di anticipo, in modo che si regolassero ancor meglio.
Per la cronaca diremo che –salvo l’ordine suddetto alla lettera – il Vesuviano non ricevette altro… mezzi niente, men che meno istruzioni o raccomandazioni presso potenti. Non gli era stato neppure spiegato cosa egli a propria volta dovesse spiegare agli altri, e bisogna dire che questa situazione non lo sconcertò, ci era abituato.
E piano piano mise su una attività. Consisteva praticamente in una sorta di sancta sanctorum dove stava lui e da dove rilasciava i responsi. L’intera faccenda funzionava per appuntamento. Resta il fatto che da niente a questa attività era già qualcosa, anche se si considera che talora i responsi risultavano importanti.
Ma il Vesuviano si portava un cruccio. Qual’era ? Il Vesuviano agli inizi non aveva alcuna pratica di quello che dovesse cercare, fare, diffondere, e quindi i suoi responsi erano incompleti ed oscurissimi. Tuttavia entusiasmavano i richiedenti. Credendo fosse doveroso, egli s’impegnò molto per qualificarsi e quindi fornire responsi migliori, ma i richiedenti cominciarono ad andare via delusi, qualcuno fingeva di scordarsene e non versava l’obolo, molti non tornavano più e preferivano andare nelle palestre, bettole e simili. E più i responsi diventavano chiari, e più quelli si defilavano veloci.
Il Sibillo si disperava e cercava di individuare quali potessero essere i motivi e fece tutte le ipotesi possibili. Alla fine capì, e la spiegazione era molto semplice. I postulanti andavano sì a chiedere i responsi, ma questi in pratica non interessavano: in altre parole ai postulanti non interessava il responso in sé e per sé. Costoro si divertivano a giocare il gioco chiamato “a domanda risponde” ma non erano interessati alla posta in gioco. Andava di moda a quei tempi il detto: l’importante è partecipare, non vincere. E per questo il Vesuviano li chiamava ironicamente i “partecipativi”.
E fu allora che decise di dare risposte il più possibile oscure…perché queste erano sempre migliori di quelle che si potevano ricevere sbronzandosi alle osterie, picchiandosi al circo e così via. Era altresì l’unico modo per diminuire il numero di quelli che subito si perdevano nei labirinti del Mondo ingannevole. E un po’ gli rodevano le corna, un po’ gli pizzicava la coda, un po’ gli prudevano le mani. Ma la situazione era questa e non restava che farsene una ragione.
Fu così che quando un giorno cominciarono a consultarlo alcuni che volevano apprendere l’Arte della Responseria, lui li addestrò in base alla situazione suddetta, e da allora tutti i Sibilli del mondo danno risposte oscure se vogliono tirare avanti… tanto è vero che il problema non è più quello di dare responsi, ma quello di dire cose oscure, perché più esse sono incomprensibili e contorte, e più aumenta la probabilità di avere successo.
Ciò dimostra che i richiedenti sono rimasti quelli di sempre, che il programma del Vesuviano praticamente è fallito, che il Vesuviano stesso è stato il primo Sibillo, eppure anche l’ultimo.