MI. Come radici di un noce soffocate dal cemento le donne si sono opposte a vincoli e catene, hanno provato a frantumare quell’innaturale ostruzione che le ha obbligate per secoli (non giorni, mesi o anni!) a nascondendersi, ammutolirsi, ignorarsi e a sterilizzare la propria indole. Le donne si sono ribellate – semplicemente - (si fa per dire!) – a dei confini innaturali stabiliti dall’uomo il quale è ricorso perfino a Dio per farsi prendere sul serio, alla monarchia teocratica: “Trono e Altare”! Ma, tornando seri, penso a ciò che della donna si scriveva nelle Sacre Scritture, alle bolle papali di Innocenzo VIII (bolla Summis desiderantes affectibus) o al Malleus Maleficarum (Il Martello delle Streghe) che hanno follemente amputato tutti i loro diritti. Più che consapevolezza mi sembra un dovere storico, cronachistico e, direi, anche umano: una doverosa unghiata di giustizia.
IL. So che è una domanda rischiosa, ma la facciamo. È un fatto di natura o di cultura? Quello della “maschia” è un sapere che può essere condiviso con gli uomini? E quali uomini definisce questa possibilità di condivisione? Siamo tutti errori in speranza di perfezione, o la selvatichezza immodesta appartiene alla femminilità per natura e per storia?
Correggo, miglioro, modifico e restauro.
Un nome: solo un errore perfezionato.
Appartengo a una selvatichezza immodesta
MI. Condivisione è una parola scintillante. E finché c’è consapevolezza di imperfezione, umiltà di condivisione per una crescita critica e costruttiva, c’è speranza. Uomini, donne, non faccio distinzione, per me esistono persone, non conosco altri parametri se non quelli educativi. La selvatichezza è un istinto innato, appartiene al genere umano che a qualsiasi età abbisogna di educazione, quindi di confini, leggi, regole, limiti, sempre nel rispetto della libertà altrui. Educare il proprio istinto è un dovere sociale, suppongo che debba esserlo, che, cioè, debba essere naturale farlo.
IL. Le disturbanti raccontano che ogni percorso di liberazione e consapevolezza contiene in egual misura potenza e incertezza, una crescente indeterminazione. È un cammino che avrà un compimento finale, e se si quale? Il prezzo è un nuovo patto con il mondo o una maggiore solitudine?
Declinata e cangiante, restavo comunque
un misto di tutto e di niente.
Ero un essere inquieto,
singolare maschile o neutrale.
Ero la maschia
e mi sconoscevo.
La melagrana incandescente di desiderio è il cuscino di culla
di qualsiasi dio a venire.
MI. Abbiamo Conosciuto il Padre (celeste) mi sembra doveroso conoscere la Madre, nel corpo e nello spirito. Senza corpo (e con buona pace di Cartesio!) non si discuterebbe dell’anima. E noi abbiamo bisogno di fare di carne lo spirito, l’anima, Dio. Tuttavia credo molto nell’anima, negli spiriti intrappolati sulla terra, dopo la morte. Non so se siano angeli, spettri, anime o fantasmi, ma Credo che esista qualcosa oltre a noi, oltre i nostri miseri cinque sensi. Femminile o maschile… non so. Esseri.
IL. Le disturbanti sembrano gravide di una nuova articolazione dei saperi, una geometria della conoscenza, o persino della non conoscenza, ricavata da prospettive irriducibili a quelle del potere e dell’accademia. C’è una dimensione politica nella malagrazia?
Mi manca l’abbiccì delle buone maniere.
Porto nel ventre un animale superbo
Sono stata intagliata
con fine scalpello
nella corteccia dell’albero scemo,
e nel ventre nutro clemenza
MI. Abbiamo Conosciuto il Padre (celeste) mi sembra doveroso conoscere la Madre, nel corpo e nello spirito. Senza corpo (e con buona pace di Cartesio!) non si discuterebbe dell’anima. E noi abbiamo bisogno di fare di carne lo spirito, l’anima, Dio. Tuttavia credo molto nell’anima, negli spiriti intrappolati sulla terra, dopo la morte. Non so se siano angeli, spettri, anime o fantasmi, ma Credo che esista qualcosa oltre a noi, oltre i nostri miseri cinque sensi. Femminile o maschile… non so. Esseri.
in spine di rosa.