Come tutti gli anni il 25 novembre è stata celebrata la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne anche in Italia, dove purtroppo la recente uccisione di Giulia Cecchettin da parte del suo ragazzo, definito “ un ragazzo normale”, ha profondamente sconvolto tutti.
A quanto pare a nulla serve la Convenzione Istanbul che contrasta ogni forma di violenza sulle donne: più di 100 donne uccise in Italia nel 2023, diverse migliaia in tutto il mondo secondo un recente rapporto ONU
E fu proprio l’Onu che nel 1999 scelse tale data in ricordo delle tre sorelle Mirabal che Il 25 novembre 1960 furono uccise a Santo Domingo dagli agenti del dittatore R. L. Trujillo: Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, attiviste del gruppo clandestino “Movimento 14 giugno”, passate alla storia con il nome di Las Mariposas (le farfalle), combatterono per libertà e diritti delle donne.
Il simbolo delle scarpe rosse fu ideato poi dall’artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojos, installata per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas il 27 luglio del 2012 per ricordare le centinaia di donne stuprate e uccise a Ciudad Juarez.
In effetti mentre studiava architettura a Ciudad Juárez in Messico, Elina notò che sparivano giovani donne (tra i 15 e i 25 anni) i cui corpi poi venivano ritrovati nel deserto: tutte stuprate, mutilate e strangolate. Molte di loro erano studentesse o lavoratrici delle Maquiladoras, fabbriche che impiegano manodopera a basso costo. Così l’artista decise di rompere l’omertà su tale situazione e raccolse tra conoscenti 33 paia di scarpe rosse ponendole nello spazio urbano di Juárez. Dopo il primo Zapatos Rojos, ne organizzò un altro a Mazatlan, nello stato di Sinaloa dove ne sono state raccolte 300. E da quel giorno le scarpette rosse, lo stesso colore del sangue versato da milioni di donne in tutto il mondo, sono diventate il simbolo della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
- Elina Chauvet
Spesso ci chiediamo perché la violenza contro le donne sia una “costante” in tutte le epoche storiche, perfino oggi in paesi democratici e civili. Purtroppo le cause sono molteplici e richiedono un’analisi approfondita, poiché la violenza sulle donne è un fenomeno ancestrale e trasversale che si verifica, e si è verificato, in tutte le epoche e in tutte le classi sociali, perfino nei paesi considerati più civili, come quelli del Nord Europa.
Molti pensano che la crisi di famiglia e scuola abbia contribuito a peggiorare la situazione, ma oggi purtroppo non sono solo genitori e insegnanti ad educare, perché è molto più forte e condizionante l’influsso diseducativo ’esterno’, esercitato dalla società: film in tv e serie in streaming a tutte le ore (con stupri e violenze), influsso dei social, giochi discutibili, siti su internet e quant’altro. D’altra parte basta ascoltare un tg per apprendere notizie orribili e vedere immagini di guerre in cui non si contano efferatezze di ogni genere.
Così quando ci volgiamo indietro verso il passato e consideriamo le faticose conquiste delle donne attraverso i secoli, malgrado i risultati raggiunti ci rendiamo conto che la strada verso un completo rispetto per i nostri diritti umani è ancora lunga ed irta di difficoltà. In effetti stiamo vivendo sulla nostra pelle una nuova Età dei Barbari.
Senz’altro il maschilismo è difficile da sradicare e ovviamente una sana educazione ai sentimenti sarebbe auspicabile, ma se si è completamente immersi in un periodo storico così violento in cui prevale il progresso tecnologico su quello spirituale, in verità mi sembra molto difficile raggiungere risultati in tal senso, a meno che non si volti pagina e non si scelgano nuove strade
Giovanna D’Arbitrio