Chalmers Johnson in Nemesi. La fine dell’America (edizione italiana 2008 dall’originale del 2006 Sperling & Kupfer) offre un quadro allarmante sulle condizioni degli Stati Uniti così come l’A. le ha studiate qualche anno prima della più recente crisi. Da questo punto di vista può risultare ancora più chiaro il richiamo ad alcune realtà che sono state a lungo oscurate.
L’autore già aveva descritto l’avvicinarsi degli “ultimi giorni dell’impero” in un precedente libro. Adesso il nuovo testo rivela con maggior rigore le conseguenze nefaste delle scelte militariste che hanno messo in sordina la stessa funzione del governo costituzionale. Infatti, come emerge chiaramente in questo studio, le scelte belliche – una costante della politica americana dalla fine del secondo conflitto mondiale – hanno trasformato la prima potenza mondiale in una fonte ininterrotta di aggressioni, disastri, sconvolgimenti. Particolare attenzione l’A. dedica alla creazione di una rete globale di prigioni ufficiali e di sequestri che si aggiunge alle scie di bombardamenti e scempi in ogni parte del mondo. L’uso della tortura è divenuto sempre più esteso, mentre gli interventi “irregolari” fuori d’ogni norma internazionale si sono moltiplicati. Interessanti al riguardo i precedenti storici rintracciati nell’esperienza della “pax romana” e l’analisi viene allargata anche alle “imprese” americane di fine Ottocento. Viene richiamato lo studio di Thomas Friedman sulla “globalizzazione” imposta dagli americani, costringendo i vari paesi ad aprire i loro mercati al libero mercato, non quindi “un processo naturale”. Si guardi ai contadini messicani espulsi dal mercato delle colture protette negli Stati Uniti e sostenute dai sussidi e poi, divenuti poveri e disoccupati, respinti con le armi, quando cercano di vincere la loro povertà valicando i confini.
Quanto alla CIA, divenuto una specie di “ufficio privato” del presidente, le operazioni clandestine o “coperte” gettano una cupa ombra sulla grande nazione democratica. Vengono riferite le “incursioni” in Cambogia, oltre che nel Vietnam, oltre alla “deliberata interferenza” nei confronti di informazioni false fornite a Bush a proposito del Medio Oriente: le informazioni errate sulle armi di distruzione in possesso di Saddam furono all’origine di scelte sbagliate e disastrose. Al riguardo vengono fornite sconcertanti rivelazioni di interferenze nella vita di altri Stati, a cominciare dall’America Latina. Tra l’altro si accenna alle operazioni dell’intelligence americana in Afghanistan ancor prima dell’invasione russa, con aiuti al regime filo-sovietico spingendo così Mosca ad intervenire direttamente. Una serie di operazioni fuori dal controllo del Congresso provocano azioni dalle quali gli Usa non riusciranno più a venire fuori.
Tra le operazioni sbagliate l’A. riferisce circa il bombardamento aereo di Belgrado nel ’99 e sui falliti tentativi di catturare o uccidere Bin Laden. Altra pagina scottante è quella del sequestro illegittimo di persone considerate pericolose per la sicurezza USA e catturate in vari paesi. Altrettanto ricchi i dettagli sulle basi militari americani all’estero, con insediamenti ed installazioni, dall’Asia all’Europa: “Così come gli antichi romani tassavano senza pietà le loro colonie, gli americani manifestano il proprio imperialismo militare con questo moderno sistema della basi, convincendo le nazioni sovrane che le ospitano a contribuire alle spese per la deterrenza dei comuni nemici”.
Capitolo altrettanto nero l’intervento negli ex paesi legati all’Urss come l’intervento in sostegno del presidente uzbeko che “bolliva vive” le persone sequestrate dalla Cia, episodio qui raccontato insieme a tanti altri avvenimenti nel paesi asiatici.
Le menzogne sistematiche sulla durata dell’occupazione di territori stranieri, a cominciare dall’Iraq, e in ogni territorio ritenuto necessario per la sistemazione delle basi americani in Asia ed in Europa, sono altre pagine dolenti, unitamente a quelle riguardanti l’invadenza in America Latina, tanto che in numerosi paesi gli esperti del Pentagono e i militari americani ritengono di poter fare tutto quello che è utile per aiutare i più fedeli alleati, come per le forze ancora dislocate in Giappone. L’attenzione USA è ora concentrata sullo spazio, a questo proposito gli esperti militari ritengono indispensabile acquisire e mantenere il massimo controllo per la salvaguardia della propria sicurezza. Particolari sono riferiti sul sistema di intercettazione di missili eventualmente provenienti dai paesi definiti “canaglie”. Niente viene trascurato per utilizzare forme di corruzione anche in altri paesi per mantenere la superiorità nello spazio attraverso misure del tutto sottratto al Congresso. Secondo C. Johnson “Il triangolo di ferro costituito da aeronautica, Congresso e complesso militare-industriale, santificato dalla quantità di posti di lavoro creati nei settori dell’alta tecnologia, sta portando il paese alla bancarotta”.
E l’A. conclude denunciando il “deliberato smantellamento” della costituzione, utilizzando le lobby del complesso militare industriale. Un libro documentato e tutto da leggere e meditare.