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Uccidi gli italiani. Gela 1943. La battaglia dimenticata - (Mursia, Milano, 2009)

UN LIBRO DI VERITA’ SULLA BATTAGLIA DI SICILIA NELL’ESTATE 1943


martedì 16 giugno 2009 di Carlo Vallauri

Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Storia
Argomenti: Andrea Augello


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Le pagine amare dell’Italia sconfitta nel 1943 sono state sopraffatte nell’immaginario collettivo dalla caduta di Mussolini e dall’arrivo degli americani, il resto è stato dimenticato, anche se riguarda le sofferenze e i traumi di tutti gli italiani. Ben ha fatto Andrea Augello a compiere una accuratissima ricerca su uno degli eventi cruciali di quell’anno, trascurato invece dalla nostra storiografia (Uccidi gli italiani. Gela 1943. La battaglia dimenticata, Mursia, Milano, 2009).

È stata infatti la battaglia di Sicilia a svelare compiutamente il disastro a cui era stato condotto il nostro paese. Già le vicende belliche avevano rivelato la nostra impreparazione militare: quando gli anglo-americani ai primi di luglio mettono in atto l’occupazione dell’isola con il più poderoso convoglio navale militare sino allora apparso nella storia (l’anno successivo superato dall’operazione Normandia) la resistenza italiana, sostenuta da forze tedesche, si trova in condizioni di assoluta inferiorità per quanto riguarda armamenti, disponibilità di mezzi aerei e navali e stato d’animo dei combattenti. Eppure, al di là dell’andamento delle operazioni e delle sue conclusioni, i reparti del regio esercito si battono con coraggio e valore, in particolare dal Simeto agli iniziali scontri a Gela. E proprio questi ultimi costituiscono l’oggetto dello studio di Augello.

Divisione per divisione, ogni fase distinta dalle azioni d’attacco (sbarco, lancio di paracadutisti) e di difesa (assoluta inefficienza delle unità costiere, contrattacco di reparti sino al respingimento verso la linea del mare), sino ai sacrifici di tanti eroici soldati ed ufficiali (quasi tutti dei gradi inferiori) che si battono coscienti di andare incontro alla morte sicura: ecco pagine degne non solo di riconoscimento, ma di conoscenza diffusa perché da quei fatti d’armi traspare ormai il senso di una inevitabile (come era nella realtà) disfatta ma di una decisa volontà di compiere il proprio dovere sino all’ultimo. Questo è l’elemento più significativo, chiaramente spiegato ed illustrato dall’autore, senza infatuazioni ed esaltazioni, al contrario nella piena consapevolezza di quanto quei sacrifici corrispondevano ad un intimo sentimento patrio, fuori d’ogni retorica.

La sorpresa dei difensori di trovarsi di fronte ad una armata di straordinaria potenza, senza armi altrettanto valide degli strumenti offensivi del nemico, la rapida disintegrazione del tessuto invisibile della solidarietà, sono fattori già noti. La novità del libro è nella rievocazione di episodi sinora sottratti alla conoscenza degli stessi storici, con una serie di puntualizzazioni riguardanti il ruolo della mafia (tra l’altro già riequilibrata da Francesco Renda rispetto alle valutazioni precedenti), la disponibilità ed efficacia nel combattimento dei reparti italiani nei confronti di quelli (sin troppo decantati sinora) delle unità tedesche, la portata del contrattacco per riconquistare Gela e soprattutto le violenze e le brutalità delle truppe del generale Patton. Ed il titolo del libro si riferisce proprio alla direttiva del comandante dell’armata americana che, alla vigilia dello sbarco, aveva indicato il criterio da seguire per i propri soldati: uccidete gli italiani anche dopo che si sono arresi.

L’opera di Augello rende i meritati riconoscimenti agli italiani che allora compirono il loro dovere e ristabilisce la verità su quegli eventi. Questo approfondito studio consente così di avere un quadro completo della intera operazione, dalla quale parzialmente chi scrive questa nota ha avuto occasione di occuparsi (in Soldati, Utet, 2004, per quanto concerne le uccisioni di soldati italiani dopo la cattura, e nella relazione sull’invasione della Sicilia nel Convegno internazionale all’Università di Napoli, 2006, sulla guerra nel Mediterraneo). E proprio per la conoscenza dell’argomento, il mio elogio a questo libro è totale ed incondizionato, tanto da proporre come lettura istruttiva sia a coloro che allora erano vivi e ricordano quei tempi e quelle atmosfere, sia a coloro che (beati giovani!) hanno sinora ignorato momenti della nostra storia, qui finalmente ristabiliti nella loro nuda verità, anche in ordine alle sofferenze imposte alla popolazione siciliana.

 

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