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Profondo nero (Chiare Lettere, Milano, 2009)

STRAGI DI STATO E PISTE NERE

Una utile ricapitolazione dei tanti misteri della storia italiana recente
giovedì 16 aprile 2009 di Carlo Vallauri

Argomenti: Politica
Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza


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Profondo nero di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (Chiare Lettere, Milano, 2009) è una utile ricapitolazione dei tanti misteri della storia italiana recente, riportando per ognuna delle vicende narrate il punto a cui sono giunte le indagini fermate, sviate, sospese oppure mai svolte.

Si tratta di questioni differenti, tuttavia ricondotte ad una sorta di “pista nera”. Certamente non è dimostrato il nesso che unisce le diverse esperienze tragiche, vi sono tuttavia aspetti inquietanti sui quali luce non è stata sinora acquisita mancando certezze “giudiziarie”. Un punto sinora poco noto al grande pubblico ma qui posto quasi al centro delle ricostruzioni delittuose, pur in assenza di accertamenti provati, è il ruolo di Cefis, collaboratore di Mattei sin da quanto erano entrambi esponenti del movimento partigiano. I passaggi muovono dalla morte del più famoso creatore dell’ENI sino ai contatti (non accertati) con Gelli: tuttavia un elemento di raccordo è indicato in Umberto Ortolani.

Altrettanto ricche le pagine sulla fine tragica di Pasolini, tra l’altro con una intervista inedita a Giuseppe Pelosi, preceduta dal famoso articolo dello scrittore su “Il Corriere della Sera” (1974) – circa le responsabilità per le stragi di Milano, Bologna e Roma – che iniziava con l’asserzione “Io so”.

Anche per questo caso le devianze nelle ricerche giudiziarie sono indici di una tale superficialità da lasciare sbigottiti. E naturalmente per la scomparsa del palermitano De Mauro riemergono tutte le risultanze non approfondite sulle ricerche che il povero giornalista stava conducendo, e che riguardavano proprio la morte di Mattei. La lettura di questo libro appare pertanto utile per chi non vuol restare fermo a generiche frasi circa gli eventi turbinosi del nostro passato, non troppo remoto, giacché qui troverà punti di riferimento di grande interesse.

Come per il caso Moro (nel libro non affrontato) è sempre sorprendente constatare come indicazioni fornite – durante le fasi giudiziarie – da persone in grado di avere notizie precise sui singoli delitti non siano state neppure prese in considerazione. Ci chiediamo tuttavia se non nuoccia alla validità delle tesi esposte in questo libro, come in altri studi dello stesso genere, il criterio di ricondurre quasi ad una unica pista tante vicende diverse, mentre l’analisi separata delle singole operazioni potrebbe forse avvicinare alla acquisizione di maggiori certezze. Comunque, come lettori di Profondo nero, non possiamo per ora che prendere atto del faticoso lavoro di ricerca compiuto da Lo Bianco e Rizza, nell’auspicio che anche le risultanze di questo libro non restino senza riscontri da parte di chi ha la facoltà di intervenire.

 

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